Uno sguardo ad alcune delle migliori copertine della storia dei videgiochi
Se è vero che un prodotto culturale (non importa se con connotazioni più artistiche, o più legato a un intrattenimento senza pretese) non dovrebbe essere giudicato dalla copertina, in senso metaforico o meno. È altrettanto vero che le stesse, spesso e volentieri, presentano un concentrato di maestranze e qualità visive così elevato da non poter che suscitare interesse e fascinazione. Senza dimenticarci di tutti quei casi in cui, al di là del valore estetico intrinseco, esse rappresentano un portale che veicola simboli e segni le cui interpretazioni arricchiscono di senso e di significato l’intero vissuto con l’oggetto e il soggetto videoludico. Costituito in quanto tale di elementi ludici ed extra-ludici. Insomma, molte sono bellissime ed è giusto donare loro lo spazio che meritano. Ecco perché, qui di seguito, abbiamo raccolte alcune che secondo noi sono fra le migliori copertine della storia dei videogiochi.
Ico
Dimenticandoci per un secondo dell’orribile versione destinata all’edizione americana, la copertina europea e giapponese di Ico è storia. Riconoscibile e memorabile quanto il gioco che rappresenta, ne anticipa i motivi e le suggestioni e non poteva non essere inclusa in una raccolta delle migliori copertine dei videogiochi.
Ispirata alla produzione artistica di Giorgio de Chirico, fondatore del movimento dell’arte metafisica, e alla sua opera intitolata “La nostalgia dell’infinito” (1911-1914), ne condivide i temi quali la presenza di atmosfere oniriche e surreali, giochi di luce soffusi e la presenza di solitarie figure umane abbozzate, sfumate, raccolte in un senso generale di finitudine e di malinconia. A fungere da contrasto, la presenza stordente di costruzioni architettoniche gigantesche che campeggiano e opprimono con la loro statura lo spazio circostante. Da questa semplice e riassuntiva descrizione, appare chiaro che la poetica di de Chirico ha giocato un ruolo fondamentale non solo nell’ideazione della copertina, ma anche nella concezione e nello sviluppo del gioco stesso, assieme a un altro grande classico come Another World di Éric Chahi.
Migliori copertine dei videgiochi
Secret of Mana
Se è vero che non si dovrebbe giudicare un gioco dalla copertina, nel caso di Secret of Mana le eccezioni sono consentite. Realizzata dall’artista Hirō Isono scomparso nel 2013, ha il dono di aprire la mente all’immaginazione creativa. Ovvero a quello stadio della creatività che inventa partendo da un qualcosa che si limita a suggerire, a sedurre, o ad accennare soltanto. Ed ecco che una fitta foresta diventa uno scrigno che racchiude tesori e avventure incredibili. Tecnicamente eccezionale, con uno stile impeccabile e quasi etereo, ricco nei dettagli ma equilibrato nella composizione, tradisce infine un certo straniamento, come se quel che guardiamo fosse contemporaneamente familiare e alieno, naturale ma estraneo. In poche parole, diverso rispetto al consueto. Un perfetto invito per il fantastico.
No Man’s Sky
Realizzata dall’artista svedese Simon Stålenhag, la copertina di No Man’s Sky ha il raro dono di racchiudere al suo interno le sensazioni e le emozioni che Hello Games spera che chiunque si approcci al gioco ritroverà al suo interno. Con le sue linee morbide e quei colori brillanti addomesticati da una calda delicatezza, quest’estetica fantascientifica costruisce uno spazio immaginario vivo e pulsante, in cui galassie e sistemi solari ospitano infiniti pianeti aventi ognuno un proprio bioma abitato da creature bizzarre e civiltà non umane. La presenza di artefatti misteriosi e di una astronave con il portello aperto, aggiunge un alone di mistero che sembra porsi effettivamente come un invito al viaggio. A una partenza all’esplorazione e alla scoperta dell’universo e dei suoi misteri, a patto che sia possibile scioglierli per intero.
Migliori copertine dei videgiochi
Doom (1993)
I motivi della presenza del primo Doom uscito nel 1993 nel novero delle migliori copertine della storia dei videogiochi, risiedono nello status di riconoscibilità e iconicità che ha raggiunto nel corso degli anni. Infatti, se da una parte riesce a esprimere con chiarezza gli archetipi compositivi del “Gun Guy”, rappresentando con fierezza quasi drammatica il Doomguy armato di fucile contro un’orda infinita di creature demoniache, dall’altra riesce abilmente a smarcarsi dalla semplice struttura del “Character Facing the Front” (come la copertine di Doom 2016, invece, non riesce a fare), donando aria ed epicità all’intera scena d’azione cristallizzata in quel tragico esatto istante. Lasciandosi anche lo spazio necessario per piccoli accenni meta-testuali, come il volto del demone in basso a sinistra che si rivolge con lo sguardo direttamente a noi, come a suggerire in maniera beffarda il “destino” che ci attende.
Castlevania (1986)
Forse un po’ naif se confrontate con le copertine a cui siamo abituati al giorno d’oggi, l’illustrazione che campeggia nella scatola del primo Castlevania per NES, ha tuttavia il pregio di allontanarsi da quell’estetica “carina e coccolosa” che fungeva da standard per il periodo, per ritrarre un qualcosa di più drammatico e inquietante. Evidentemente ispirata a un’opera di Frank Frazetta e al suo taglio muscolare tipico dell’estetica ipertrofica derivata da Conan il Barbaro, riesce a sintetizzare alcuni degli elementi tipici che ritroveremo anche nei capitoli successivi, come la frusta come arma caratteristica della famiglia Belmont e il terrore suscita dal Conte Dracula e dal suo temibile e oscuro castello. C’è chi potrebbe preferire la copertina di Castlevania: Symphony of the Night, anche a ragione, ma i motivi espressi poco sopra giustificano per noi la sua presenza in questo insieme delle migliori copertine dei videogiochi.
Migliori copertine dei videgiochi
Katamari Damacy
Nell’incipit di Katamari Damacy scopriamo che il Re del Cosmo ha accidentalmente cancellato tutte le stelle nel cielo. Sarà nostro compito, assumendo il controllo di suo figlio, il principe del Cosmo, ricrearla una a una raccogliendo oggetti nel mondo grazie a una sfera appiccicosa.
Ed è proprio quella sfera, un gigantesco katamari (塊, che significa ciuffo, zolla, blocco o pezzo) che vediamo quasi sul punto di rotolare su una città, a giganteggiare nell’illustrazione (nella sua semplicità senza dubbio una delle migliori copertine dei videogiochi) a opera di Keita Takahashi. Un modo emblematico per individuare alla radice il gameplay e rappresentare contemporaneamente la scala planetaria che andremo ad esperire all’interno del gioco. Per il resto, la commistione stilizzata di montagne, intere città, verdissimi prati, montagne innevate e un cielo la cui limpidezza è interrotta soltanto dalla presenza di un brillante arcobaleno, evidenziano il carattere giocoso e sognante di un’esperienza ai limiti del non-sense. In cui l’esplorazione del mondo, ovviamente da un punto di vista giapponese, vuole essere vissuta a cuor leggero e si sostanzia nella reiterazione delle sue meccaniche di base senza volersi arrovellare intorno a storie complesse e personaggi dal background approfondito.
Prince Of Persia (Super Nintendo)
Convertito per quasi tutti i sistemi di gioco esistenti, Prince of Persia del 1989 ha nella sua versione giapponese per Super Nintendo una della copertine migliori della storia dei videogiochi. Opera dell’illustratore Willy Pogany, riesce a catturare gli stilemi orientali che il lavoro di caratterizzazione e di rappresentazione grafica voluti da Jordan Mechner (come dimenticare le splendide animazioni frutto di un lavoro certosino con la tecnica del rotoscope) e permeare l’immaginario collettivo con richiami espliciti alle espressive ed esotiche atmosfere de Le mille e una notte. Il lavoro sui contrasti cromatici, sui panneggi, e sulla disposizione delle figure presenti, si finalizza nella creazione di una relazione pregna di significato e di potenzialità drammatiche. Un assaggio di ciò che dovremmo affrontare per portare in salvo noi stessi e la nostra amata.
Migliori copertine dei videgiochi
Another World – Out of this World
Éric Chahi è l’autore dell’emozionante avventura dinamica con elementi platform intitolata Another World. Un titolo che ha fatto la storia di questo medium e che viene considerato un classico intramontabile.
La copertina, una delle migliori copertine dei videogiochi, realizzata sempre da Éric Chahi, riassume magnificamente alcune delle caratteristiche che hanno resto questo gioco quello che è. Riesce, infatti, a evocare la scala di grandezza delle strutture e dei paesaggi che fanno da sfondo e ambientazione del gioco e il forte senso di mistero che permea e attraversa ogni centimetro a nostra disposizione. Il protagonista, un ragazzo con i capelli rossi che comunica solo ed esclusivamente attraverso la propria gestualità, è l’unica figura vivente dell’immagine. Ma non è centrale nella composizione, non ha un posto di assoluto rilievo. Messo quasi in secondo piano, lì, in basso a sinistra, è come schiacciato e inghiottito dal vasto mondo che lo circonda. Sembra pronto a lanciarsi, a gettarsi verso quei pinnacoli e torri rocciose, lanciato verso l’indecifrabile ignoto. La stessa meta verso cui, anche noi, sembriamo inesorabilmente proiettati.