I videogiochi 4X offrono un enorme valore di giocabilità anche a distanza di anni dall’uscita. Vediamo quelli più interessanti ancora oggi
C’è fermento in questi mesi nel settore dei videogiochi di strategia 4X, per l’annuncio di nuovi titoli in arrivo in una nicchia che non vede molti competitor. Il termine si riferisce ai giochi che si basano sulle “quattro X”, ovvero: eXplore, eXpand, eXploit, eXterminate. Per intendersi, tutti quelli in cui si parte in genere con una singola base e bisogna esplorare un mondo, sfruttarne le risorse, espandere il proprio impero e combattere gli avversari. Sono giochi che reggono bene il passare degli anni, grazie alla loro rigiocabilità pressoché infinita, poiché cambiando le impostazioni di base ogni partita è sempre diversa.
Vediamo allora quali sono attualmente i videogiochi 4X più interessanti in circolazione, con titoli sia recenti che risalenti ad alcuni anni fa, ma che proprio per la natura del gioco rimangono tuttora validi.
Sid Meier’s Civilization VI
Partiamo dal candidato più scontato. Il primo titolo della serie Civilization, progettato da Sid Meier e uscito nel 1991 per DOS e Amiga, è il capostipite di tutti i videogiochi 4X. Da allora la serie di Civilization ha proposto ogni pochi anni nuove iterazioni del modello base (più qualche spinoff), e quella attualmente in corso è Civilization VI, uscito per Firaxis nel 2016 e aggiornato con due espansioni.
Civilization VI riprende il solito percorso seguendo per 6000 anni il progresso storico dell’umanità dalla fine della glaciazione fino al futuro imminente. Un roster di civiltà selezionate tra le più influenti della storia, ognuna guidata da un leader “immortale” che rimane lo stesso nel corso dell’intera partita. Con questi titolo la serie di Civilization ha introdotto importanti elementi di novità, come l’espansione delle città con i distretti, il reclutamento dei Grandi Personaggi, la separazione tra il progresso scientifico e culturale, e il cambiamento climatico.
L’unica pecca rimane un’IA non sempre all’altezza, che nei livelli di difficoltà più elevata deve essere sostenuta da pesanti cheat (bonus sulle risorse e unità) per poter stare al passo con il giocatore umano esperto, la cui programmazione strategica non è riproducibile. Per chi cerca una sfida più elevata il multiplayer si rivela un terreno di gioco di ben altro livello.
Stellaris
Stellaris è probabilmente il videogioco 4X dalle proporzioni più vaste che si possa trovare. Pubblicato nel 2016 da Paradox Interactive, in questo caso il terreno di gioco non è un singolo mondo, ma un’intera galassia che può contare diverse migliaia di stelle. Il punto di partenza del gioco è lo sviluppo del viaggio interstellare, che avvia il pianeta del giocatore all’espansione verso altri pianeti e all’incontro con altre specie aliene.
A differenza della maggior parte dei videogiochi 4X, Stellaris non è strutturato a turni ma in tempo reale, di cui si può aumentare o rallentare la velocità e naturalmente mettere in pausa. Ma la caratteristica forse più determinante del gioco è il complesso sistema di valori etici con i quali le razze possono essere caratterizzate. All’avvio di ogni partita il giocatore può scegliere di giocare con una delle razze precostruite oppure crearne una da zero, stabilendo oltre all’aspetto esteriore (umanoide, mammifero, rettiliano, fungoide, roccia, ecc) anche i valori fondanti della civiltà: dalla xenofobia al nomadismo, dal materialismo all’adattabilità, alla preferenza per certi tipi di ambiente.
Questi tratti non servono solo a definire bonus e malus che determineranno lo stile di gioco e i metodi di espansione, ma plasmano anche gli eventi e le quest che saranno presentati al giocatore nel corso della partita. Con una galassia intera da esplorare e combinazioni pressoché infinite di tratti, Stellaris garantisce la possibilità di approcci sempre diversi al gioco, grazie anche ai continui DLC ed espansioni, di cui l’ultima risale giusto a marzo 2020.
Master of Orion
Continuando con l’ambientazione spaziale che è una delle preferite per i videogiochi 4X, è sicuramente da segnalare la serie Master of Orion, di cui il titolo più recente Master of Orion: Conquest the Stars è uscito nel 2016 come una sorta di reboot dell’intera saga iniziata nel 1993. Master of Orion si può a tutti gli effetti definire un “Civilization in space”: si può scegliere tra undici specie aliene ognuna con caratteristiche distintive, si parte con un pianeta da cui ricavare le risorse e si passa a colonizzare i sistemi adiacenti.
La nuova versione del 2016 aggiorna il gioco dal punto di vista grafico e si occupa di ripulire i sistemi di gioco accumulati nel corso degli anni. Si potrebbe considerare questo titolo come il più adatto per chi ancora deve iniziare a fare pratica con i 4X: l’interfaccia è pulita e intuitiva, i meccanismi di base piuttosto semplici da comprendere, le differenze tra gli alieni poco marcate, così che lo stesso stile di gioco può funzionare indipendentemente dalla fazione scelta.
Naturalmente questa sua semplicità è anche il punto debole del gioco, che non investe particolarmente in complessità e quindi può risultare prevedibile dopo alcune sessioni. Tuttavia quando non si ha voglia di dover ponderare troppo nel passaggio tra un turno e l’altro, Master of Orion può essere la scelta giusta.
Endless Space / Endless Legend
Queste serie prodotte dallo studio francese Amplitude portano il modello di Civilization in contesti diversi, dall’esplorazione spaziale ai mondi fantasy. Il più recente è Endless Space 2 del 2017, ma anche Endless Legend pur essendo del 2014 continua a essere molto seguito e arricchito di DLC.
Il funzionamento di base è molto simile a quello di Civilization, ma con alcune importanti differenze. Innanzitutto la mappa è suddivisa in territori, ognuno dei quali può ospitare una sola città, in modo da evitare così il city spam che caratterizza molti videogiochi 4X. Le differenze tra le fazioni sono più profonde di semplici bonus/malus o abilità speciali, condizionano in modo completo il tipo di gioco, per la presenza di strutture, unità e tratti unici. Infine il sistema di combattimento, che permette da un lato di personalizzare unità ed eroi, dall’altro di dirigere nel dettaglio ogni battaglia come nei giochi tattici.
Nel complesso i giochi della serie Endless sono vasti e soddisfacenti, anche se presentano dei limiti che emergono già dopo una decina di partite: il combattimento tattico non è così rilevante come può sembrare, la diplomazia è praticamente infinfluente, e il continuo emergere di quest spesso simili tra loro finisce per distrarre dagli obiettivi più a lungo termine.
Fallen Enchantress: Legendary Heroes
I videogiochi 4X ad ambientazione fantasy sono una minoranza, ed Endless Legend è probabilmente il più famoso. Se ne possono trovare però anche altri come Fallen Enchantress: Legendary Heroes, che ha riscosso un certo successo tra gli appassionati del genere.
Il gioco procede in pratica su due percorsi paralleli: da una parte la meccanica 4X di fondazione e sviluppo delle proprie città in un mondo fantasy piuttosto classico, dall’altra il reclutamento di eroi per lo svolgimento di quest sulla stessa mappa su cui si sviluppa la propria nazione. Lo si può considerare quindi un mix tra Civilization e Heroes of Might and Magic.
Fallen Enchantress: Legendary Heroes non eccelle per la complessità dei sistemi o la difficoltà delle sfide, infatti presenta un’IA abbastanza scarsa e non è predisposto per il multiplayer. Tuttavia l’estetica è accattivante e il mix tra 4X ed RPG permette di passare da una modalità di gioco all’altra e risulta quindi rinfrescante.
Age of Wonder: Planetfall
Dall’ambientazione fantasy a quella sci-fi è invece il passaggio che ha fatto la serie di Age of Wonders, con il suo ultimo titolo del 2019. In Age of Wonders: Plantefall il giocatore dovrà guidare l’espansione di una fazione su un pianeta dopo che un cataclisma ha distrutto la Star Union, la civiltà umana che occupava diversi pianeti della galassia.
Oltre ad avere forse la grafica più accattivante di tutti i videogiochi 4X disponibili oggi, AoW: Planetfall riesce a introdurre nel mix alcuni elementi interessanti. Innanzitutto dispone anche di una modalità campagna, che copre la storia canonica del gioco, che di solito non esiste proprio nei 4X. Inoltre offre la possibilità di giocare in turni simultanei rispetto agli avversari IA, velocizzando parecchio le partite. Infine, presenta una modalità di combattimento molto dettagliata, che rende ogni battaglia davvero interessante e le decisioni tattiche del giocatore fondamentali per il successo.
Age of Wonders: Planetfall si può in un certo senso considerare un mix riuscito di Civilization e XCOM, ovvero la strategia più pura unita all’aspetto tattico. Questo significa anche che il gioco pone molta attenzione sulla parte di combattimento, e rende quindi le strategie di gioco più pacifiche meno interessanti da portare avanti.
Scythe Digital Edition
Poiché i videogiochi 4X sono in buona sostanza la trasposizione su console dei giochi di strategia da tavolo, esistono anche molte “digital edition” di giochi che nascono appunto come tabletop. Uno di questi casi è Scythe, che ha riscosso un discreto successo alla sua uscita nel 2016 ed è stato portato nella Digital Edition nel 2018.
Scythe è ambientato in un’Europa continentale ucronica dieselpunk, e vede la contrapposizione di cinque fazioni che si affrontano per la conquista del territorio e il controllo della Fabbrica, lo stabilimento che produce i giganteschi mech che si aggirano per tutto il continente. La vittoria non si ottiene solo con la conquista degli altri, ma anche con il raggiungimento di obiettivi di ricchezza e consenso del popolo. È possibile quindi vincere senza mai affrontare sul campo di battaglia gli avversari.
Il design non fa mistero della sua origine di gioco da tavolo, e riproduce in pratica il tabellone e le pedine usate nella versione in scatola. L’estetica dieselpunk, che forse era il punto di forza del gioco originale, viene rispettata in pieno, ma forse si è persa l’occasione di ampliare le meccaniche di gioco e dare più respiro all’ambientazione. Forse questo spunto verrà colto da Iron Harvest, un gioco RTS in arriva a settembre ambientato nello stesso universo narrativo di Scythe che abbiamo già provato.
Warhammer 40.000: Gladius – Relics of War
Parlando di derivati di giochi da tavolo, è d’obbligo citare anche l’incursione nel mondo dei videogiochi 4X del franchise di Warhammer, avvenuta solo nel 2018 con questo titolo. Warhammer 40.000: Gladius – Relics of War porta il giocatore sul mondo di Gladius Prime, su cui le truppe dell’Imperium sono sbarcate e hanno risvegliato forze oscure. Si può giocare con le fazioni tipiche di WH40K oppure con i nativi di Gladius Prime.
L’aspetto forse più innovativo di questo titolo è il fatto che il mondo su cui ci si muove è fondamentalmente ostile. A differenza della solita distesa piatta punteggiata di risorse, la mappa di Relics of War è infestata di fauna selvatica, robot assassini, zone velenose e così via. La prima delle quattro X diventa quindi tutt’altro che una passeggiata, e le fasi iniziali di gioco possono essere davvero complesse. Notevole anche il livello dell’IA che anche alle difficoltà non elevate riesce a rappresentare una sfida per il giocatore umano.
Detto questo, poiché il focus di Warhammer è da sempre la guerra, bisogna riconoscere che la parte di gestione dell’impero è piuttosto semplificata rispetto alla media dei videogiochi 4X, e che in buona parte le basi si limitano a essere centri di produzione per le unità da mandare in battaglia. Quindi un gioco forse meno profondo, ma comunque capace di coinvolgere.
Crusader Kings / Europa Universalis / Hearts of Iron
Queste serie tutte sviluppate da Paradox forse non si possono definire videogiochi 4X a pieno titolo, ma rispondono meglio alla definizione di grand strategy, ovvero un gioco in cui bisogna gestire le risorse e pianificare le battaglie: in pratica, un Risiko molto più elaborato. Alla prova dei fatti però, nascondono tutti una complessità e interdipendenza dei suoi sistemi tale che alla fine ci si rende conto che stiamo in effetti svolgendo proprio quelle “quattro X”.
Il meccanismo di base di tutti questi titoli è simile, si possono considerare giochi di simulazione storica che seguono popoli e nazioni del mondo (principalmente in Europa, ma non solo) in periodi diversi: Crusader Kings nel medioevo, Europa Universalis dal 1400 alla prima età moderna, Hearts of Iron durante la Seconda Guerra Mondiale. Oltre a questi tre principali esistono anche varianti come Imperator: Rome e Sengoku ambientati nelle rispettive epoche dell’antica Roma e del Giappone.
Gli aspetti da gestire per portare avanti la propria nazione vanno ben oltre il dispiegamento di forze richiesto in genere dai giochi grand strategy. Bisogna occuparsi anche di commercio, cultura, religione, diplomazia e stabilità del potere. Quest’ultimo è forse il particolare più interessante, che non si trova in genere nei videogiochi 4X: ci troviamo infatti a controllare non solo un sovrano ma tutta la sua dinastia, e i cambi ai vertici della nazione (sia che si tratti di una monarchia che di una democrazia) possono avere effetti considerevoli sull’evoluzione della partita. È importante mantenere alta la propria legittimità e quella dei propri eredi, e pianificare il futuro della nazione dopo la morte o le dimissioni del leader in carica.
Si tratta di giochi tanto difficili da spiegare quanto immersivi da giocare, tant’è che sono tutti dei sandbox, e non esistono vere e proprie condizioni di vittoria (salvo il proposito di sottomettere tutta la mappa al proprio dominio, ma non è sempre possibile). La curva di apprendimento è piuttosto ripida, ma una volta superate le prime partite ci si trova totalmente invischiati nella politica internazionale dei secoli scorsi…
Spore
Va bene, Spore non è un videogioco 4X, e nemmeno uno strategico in senso stretto. Tuttavia questo atipico titolo rilasciato da Maxis nel 2008 racchiude in sé caratteristiche di così tanti generi che forse merita una menzione d’onore anche in questo ambito. Nato inizialmente come “SimAll”, cioè simulazione di tutto, questo erede spirituale di The Sims copre un raggio davvero ampio di modalità e obiettivi di gioco, e vi si possono trovare anche elementi di 4X.
I cinque stadi in cui si divide la storia della specie di cui scegliamo di impersonare l’evoluzione offrono modalità di gioco completamente diverse tra loro. Passando da cellula a creatura a tribù a civiltà allo spazio, ci troviamo a passare da arcade a RPG a RTS fino a 4X. La fase spaziale che conclude il gioco ci porta infatti a esplorare l’intera galassia in cui abbiamo vissuto (senza saperlo) fino a quel momento, a espandersi in altri sistemi stellari e contattare le altre specie tra le quali, incredibilmente, anche quelle delle nostre altre partite, che abitano tutte la stessa galassia.
La vastità della galassia della fase spaziale e l’enorme livello di personalizzabilità fanno dell’ultimo stadio di Spore un precursore di quello che attualmente è Stellaris, ma con uno stile cartoonistico e una leggerezza che lo rendono molto più gradevole. È un peccato che a distanza di anni i server del gioco che permettevano lo scambio delle creazioni di ogni giocatore siano stati disattivati, e quindi oggi sia possibile usarlo solo come gioco a sé stante. Vale comunque la pena tornare in questo galassia ogni tanto.