Realizzata da Lorenzo Redaelli attraverso il suo studio Eyeguys e pubblicato da Santa Ragione, Milky Way Prince – The Vampire Star è una visual novel (semi)autobiografica sull’amore nella sua concezione più stralunata, assurda e spaventosa.
Immaginare l’amore come se fosse una fiaba da raccontare a chi è in ascolto non è una cosa inedita, sono infatti tantissime le narrazioni che creano allegorie irrealistiche e sognanti sul sentimento che ci lega alle altre persone. Non fa eccezione, ovviamente, il videogioco realizzato da Eyeguys insieme a Santa Ragione, Milky Way Prince – The Vampire Star. Un volo tra le stelle cercando di capire come si dipana il loro ciclo vitale, mescolandolo con la passione e l’innamoramento e intrecciandolo con la necessità di comunicare al mondo la propria unicità, qualunque essa sia.
Come una falena attratta dalla luce
Mily Way Prince è la storia di Nuki, delle favole sui principi delle stelle con cui è cresciuto, della sua ossessione per l’astronomia e del suo incontro fortuito con Sune, che delle stelle e delle storie di Nuki sembra essere il protagonista che stava aspettando di conoscere. Il protagonista viene così trascinato in un viaggio attraverso gli astri, cercando di capire come gestire se stesso, l’amore inaspettato e l’instabilità psicologica di chi si ama.
Quello di Milky Way Prince – The Vampire Star un amore irregolare, repentino, forse anche frettoloso. Ma al cuore non si riesce a dire sempre cosa fare in modo razionale, altrimenti non ci si innamorerebbe mai. Un sentimento che rischia anche di spaventare, allontanare, rendersi reciprocamente incomprensibili. Non voglio entrare troppo nel dettaglio della narrazione e delle tematiche sociali, fortissime e credibili, che il gioco tocca: vi basti sapere che tutto quello che viene detto, di un amore e di identità sessuale, è pronto da scoprire per voi. Per conoscere un pezzo, ovviamente romanzato, della persona che lo ha scritto e della sua vita.
Scelte supermassicce
Gli equilibri che regolano una stella sono fortemente instabili, basta un’alterazione minuscola a quelle leve precarie che reggono quel gigantesco conglomerato di gas insieme per creare un’esplosione di dimensioni che noi nel nostro piccolo non possiamo neanche lontanamente immaginare. È su questo concetto, così simile a ciò che tiene in piedi la nostra stabilità e il suo rapportarsi con il mondo che si basa il grosso delle meccaniche ludiche di Milky Way Prince.
Il gioco si presenta come una visual novel a bivi con delle novità decisamente interessanti rispetto alla solita formula ma che, nelle loro caratteristiche, si inseriscono in modo fluido tanto nel contesto legato al genere quanto in quello narrativo specifico della produzione. La particolarità forse più evidente e definitiva di Milky Way Prince – The Vampire Star è racchiusa nel come chi gioca intuisce e si rapporta con il suo interlocutore digitale.
La natura stellare di Sune, quindi, non è soltanto un espediente narrativo ma anche un ingrediente ludico con cui fare i conti. Le scelte di dialogo potrebbero inavvertitamente allontanarci dalla rotta verso la Via Lattea o, ancora peggio, portare la nostra stella a cambiare di stato diventando una Supernova e poi, inevitabilmente, esplodere. L’approccio scelto da Eyeguys è quindi più sottile e inavvertibile rispetto al solito, perché chi gioca, non ha statistiche o valori su cui fare affidamento ma piuttosto stadi e indizi visivi.
Astronomia estetica
La cosa che forse più di ogni altra differenzia Milky Way Prince dalla media (nipponica) del genere è certamente la sua componente visiva. I toni del rosso e del nero che dominano la palette cromatica danzano insieme alle traiettorie ellittiche che solcano lo schermo per poi atterrare sul pianeta dell’estetica ammiccante al retrofuturismo che però non risulta stucchevole o eccessiva ma, al contrario, si integra perfettamente con il minimalismo geometrico proposto.
Particolarissimi sono, poi, i modelli in due dimensioni dei protagonisti. I volti e i corpi di Sune e Nuki – evidentemente ispirati a una certa scuola di disegno giapponese che fa capo al regista Masaaki Yuasa – sono abbozzati e scomposti, lontani da un realismo che sarebbe stato totalmente immotivato. La resa estetica è evocativa ed efficace, vera e propria ciliegina sulla torta che arricchisce la narrazione e il giocare.
Per concludere Milky Way Prince – The Vampire Star è un racconto che simula l’esperienza sensoriale che è innamorarsi, alterando la realtà stessa e portandoci verso una bellissima e instabile stella. Una prima prova che posiziona Redaelli e il suo studio sulla mappa dei nomi da tenere d’occhio per quanto riguarda il panorama videoludico italiano. E non è affatto un caso che, ad accompagnarli in questo viaggio, ci fosse un altro dei nomi che più meritano attenzione della nostra scena.