Vita e miracoli del maestro dell’erotismo all’italiana
Da qualche giorno Milo Manara, il maestro dell’erotismo all’italiana, è tornato sulle bocche (e sulle tastiere) di tutti, a causa della sua dubbia collaborazione con l’ancor più dubbia serie tv Adrian. L’incursione di Celentano nel mondo dell’animazione è diventata in poche ore l’argomento clou che gli appassionati di fumetto e cinema si sono sentiti in dovere di commentare, con esiti spesso e volentieri caustici. La qualità del disegno – i character design sono firmati, appunto, da Manara – ha portato la maggior parte di noi a gridare allo scandalo e a domandarci come fosse possibile che il Maestro abbia abbassato di tante tacche i suoi standard qualitativi. Il mistero si è presto risolto, con un pacato ma chiaro comunicato stampa firmato dallo stesso Milo Manara, che ha spiegato come e in che veste il disegnatore di Giuseppe Bergman abbia contribuito al progetto.
Il caso è chiuso, dunque, ma apre la possibilità di parlare della sua immensa carriera, dei suoi successi e dei piccoli incidenti di percorso. La risultante sarà comunque un’indiscussa celebrazione di uno dei nostri talenti più stimati e riconosciuti, un vero e proprio caposcuola della nona arte, celebrato e omaggiato in tutto il mondo.
Milo Manara: gli esordi negli anni Settanta
Senza girarci troppo attorno, sappiamo tutti che il motivo principale per cui è famoso Milo Manara sono le donne disinibite e sensuali a cui ha dato vita, nel corso degli anni. La loro bellezza statuaria e intaccabile è un elemento ricorrente della maggior parte delle sue produzioni, da tutti (e tutte) richieste ed acclamate come la massima espressione del suo stile. Eppure, al di là dei loro corpi perfetti (e dei loro tratti somatici talvolta standardizzati), la produzione di Manara ha toccato diversi temi e diversi generi, specializzandosi – appunto – nell’erotico, ma non solo.
È la fine degli anni Sessanta quando, abbandonata in maniera polemica la pittura dopo i suoi studi di Architettura, Manara decide di dedicarsi al fumetto. È un periodo in cui di fumetti se ne scrivono e disegnano tanti, in cui – forse più che oggi – questo media è il più diffuso tra i giovani lettori. Il genere poliziesco e quello erotico spopolano in Italia e la loro versione disegnata si sostituisce rapidamente ai fotoromanzi, anche per contenere i costi di un’offerta sempre crescente. Per il giovane artista, in rotta di collisione con la visione elitarista della Biennale di Venezia, pesante ombra sulla sua formazione universitaria, il fumetto è una risposta perfetta, che gli permette di comunicare con un pubblico vasto e di sostentarsi in maniera dignitosa e professionale.
Milo Manara lascia Verona per Milano e conosce Furio Viano grazie al tramite dell’amico Mario Gomboli, dando il via a una carriera solida e continuativa. Con Viano, l’autore inizia a collaborare su Genius, una collana che univa al genere dark-crime (alla Diabolik, per intenderci) una più o meno sottile componente sensuale. Da qui al fumetto strettamente erotico – data anche la morbidezza del suo tratto – il passo è stato breve e da Genius passa nelle grinfie di Renzo Barbieri e nelle grazie della serie da lui pubblicata, Jolanda de Almaviva, salvando la piratessa sexy da una chiusura pressoché certa.
Quella che può sembrare una virata definitiva, si sposta presto verso un versante piuttosto sconosciuto della carriera dell’artista: quello del fumetto di storico e di cronaca, nato dal sodalizio con Mino Milani, giornalista e scrittore per Il Corriere dei Ragazzi. Proprio su questa storica testata, il duo Milani-Manara porta le avventure de Dal nostro inviato nel tempo Mino Milani, Quella notte del 1580 e La parola alla giuria in cui i due vanno a scomodare grandi personaggi storici, facendoli parlare di sé attraverso l’espediente narrativo di un processo.
Il profondo legame tra arte e fumetto nell’opera di Milo Manara
Lo stile fortemente naturalista di Milo Manara, per quanto idealizzi le donne (e non solo) in forme estetiche cristallizzate, ha consentito all’autore di cimentarsi nelle sfide più disparate, conservando sempre il suo tratto riconoscibile. La sua formazione e la sua ispirazione, d’altra parte, si riferiscono agli esempi più luminosi della storia dell’arte di tutti i tempi e, così come si è discostato dalla pittura pura all’inizio della sua carriera, dalla pittura ha sempre attinto per i suoi progetti più riusciti.
Arriviamo a Caravaggio – La tavolozza e la spada (2015) omaggio da un Maestro a un altro, a uno dei più grandi, al più contemporaneo dei pittori moderni. La vicinanza empatica tra le due personalità ha permesso a Manara di ricostruire la vita del Merisi, partendo da uno studio approfondito delle opere. Durante il corso del primo volume (il secondo è stato annunciato più volte, ma non abbiamo ancora una data d’uscita), Milo Manara si cimenta – in maniera graficamente ineccepibile – con capolavori dell’artista della luce quali Il martirio di San Matteo, Giuditta e Oloferne o La Morte della Vergine. Il racconto della vita del pittore indugia (forse troppo?) sul suo temperamento irascibile, ma la ricostruzione di Manara è stata supportata da solide ricerche e siglata come attendibile dallo storico dell’arte Claudio Strinati.
Il suo racconto della Roma degli intrighi e delle seduzioni illegittime è stato portato avanti anche nel volume dedicato ai Borgia, la cui condotta sanguinaria e scandalosa è rimasta impressa a fuoco nella leggenda e nella memoria collettiva della Capitale. La serie, composta da quattro volumi pubblicati dal 2004 al 2010, è stata scritta con Alejandro Jodorowsky, scrittore, attore, regista, sceneggiatore, tarologo e psicomago. Accanto a una delle personalità più interessanti dell’arte contemporanea – un uomo che ha fatto della sua vita una costante occasione di sperimentazione e ricerca – Manara mette in piedi una perla davvero speciale della sua carriera.
La vicinanza del Maestro Manara alla pittura di tutti i tempi si riscontra anche nei diversi tributi che, con l’illustrazione, paga ai suoi colleghi precedenti. Non solo in forma diretta – con l’omaggio, per esempio, alla sensualità delle donne di Gustav Klimt ma anche nel concepire serie articolate e coerenti come quella dedicata ai segni zodiacali.
La forma circolare, il progetto unitario ricordano le grandi decorazioni rinascimentali nutrite di ispirazioni esoteriche, di quelle che tanto piacevano ai principi illuminati. Nel ciclo dello Zodiaco, Manara ritrova un genere caro ai cultori della più raffinata arte italiana e dà un impulso diverso alla sua estetica che, nel tempo, si è consolidata come classica e reiterata.
Milo Manara e le collaborazioni: top e flop
Oltre alla già citata e illustra collaborazione con Jodorowsky, la carriera di Manara è costellata di sodalizi altrettanto prestigiosi. Data la sua enorme carica comunicativa e la capacità dei suoi disegni di accattivare, conquistare e essere amati dal grande pubblico, la sua arte è stata (ed è tutt’ora, come Celentano ci insegna) corteggiata da personaggi di ogni provenienza e estrazione.
Va citato sicuramente il ruolo fondamentale che Hugo Pratt ha rivestito nella sua formazione e nei primi passi nella storia del fumetto. Al padre di Corto Maltese, Milo Manara non manca mai di rendere grazie e di citarlo, così come avviene nel titolo di una delle sue serie più famose, quella dedicata a Giuseppe Bergman. L’esordio del personaggio, un produttore cinematografico avventuroso e affascinante, avviene nel 1978 in Francia col titolo di HP e Giuseppe Bergman: HP, neanche a dirlo, sono le iniziali di Pratt. L’intesa tra maestro e discepolo si concretizza nel 1983, con la pubblicazione del meraviglioso Tutto ricominciò con un’estate indiana, scritto da Pratt e disegnato da Manara: una pietra miliare del fumetto, un’opera indispensabile per chiunque si fregi del titolo di lettore.
Un’altra collaborazione illustre è stata quella con il grande regista Federico Fellini. Tra i due scorre un’intesa godereccia, che sublima le pulsioni erotiche in poesia: ed ecco che li insieme ritroviamo nel 1986 su Viaggio a Tulum. La serie fu pubblicata per la prima volta su Il corriere della sera (dal 18 al 23 maggio di quell’anno) e poi riproposta, tre anni dopo, sulla rivista Corto Maltese. Nel fumetto, un chiaro tributo a quel mondo di cui Fellini era protagonista, compaiono personaggi come Marcello Mastroianni e Vincenzo Mollica, oltre alla bionda e prorompente protagonista femminile.
Al di là del confine italiano, lo stile di Manara è stato apprezzato e valorizzato anche da un altro grande nome: Neil Gaiman. Nel 2002, infatti, il prolifico scrittore britannico realizza per Vertigo la serie The Sandman Endless Nights, in cui a ognuno dei Sette Eterni è dedicata una storia, disegnata da un artista diverso. Chi, meglio di Manara, avrebbe potuto realizzare l’episodio dedicato a Desiderio, l’ambiguo e irresistibile fratello/sorella di Morfeo?
Non tutte le collaborazioni, però, hanno dato vita a opere d’arte. Nel 2006, sulla scia del successo di Valentino Rossi, Manara accetta di disegnare Quarantasei, tratto da un soggetto scritto (anche) dal campione e da cui sarà tratto un film d’animazione. La trama del fumetto, e poi del film, è pretestuosa e banale e la carica erotica delle donne di Milo Manara è detonata dal protagonismo fuori luogo dello sportivo. Insomma, non un’ibridazione troppo felice tra mondo sportivo e fumetto, ma un prodotto apprezzato tutt’al più dai cultori di motociclismo più che dagli amanti di letteratura illustrata.
Naturalmente una personalità come quella di Manara può permettersi queste ed altre magre figure, ma gli si riconosce comunque il successo di artista trasversale, capace di arrivare anche a coloro che non leggono fumetti. La sua partecipazione diretta in diverse campagne pubblicitarie, le mostre a lui dedicate, i poster, i calendari sono tra gli esempi più fulgidi della transmedialità di un artista consapevole della propria unicità e che ha fatto degli istinti più naturali un marchio di fabbrica, sfruttandoli come pochi sono riusciti a fare: con eleganza, classe e libertà.