Shine bright like a diamond
Con Electronic Arts fuori dai giochi, e l’offerta ridotta all’osso, occorre guardare con sempre maggiore attenzione a MLB The Show, il titolo Sony in esclusiva PlayStation, sviluppato con arte e passione da San Diego Studio. Occorre seguirne l’evoluzione perché oggi più che mai l’offerta di titoli giocati sul diamante è più risicata che mai, tanto che la stessa Major League è finita per svilupparsi un gioco da sé, ovvero quell’RBI Baseball 18 che, proprio in questi giorni, ha fatto il suo ritorno con la sua nuova edizione, la quarta dal rilancio del brand nel 2014. Eppure neanche questo è in grado di avvicinarsi allo spirito simulativo di MLB The Show, che anno dopo anno arriva sul mercato con l’intenzione di offrire ai giocatori semplicemente il meglio, con una licenza a dir poco sconfinata e con un occhio molto attento alle metriche, le statistiche, a quei dettagli che possono distinguere l’appassionato dal fan vero e proprio. Perché checché se ne dica, il baseball non è una noia, ma è passione, sudore, estatica religione del mito americano e non ed in quanto tale MLB The Show ne ha sempre celebrato i fasti, con in più la voglia di offrire agli amanti dello Show un titolo che fosse soprattutto un ottimo videogame. Con queste premesse, e la promessa di un sistema ancor più raffinato rispetto a quello dello scorso anno, MLB The Show 18 arriva su PS4, pronto ad offrirci un’esperienza che definire “completa” sa quasi di eufemismo.
The long way home
Seguendo quello che è il profilo tracciato da diversi altri titoli sportivi, Fifa in primis, anche MLB The Show 18 segue il percorso quasi “narrativo” delle gesta del vostro avatar digitale, un giocatore di minor league nel cui destino c’è il successo nella serie che conta, magari indossando l’uniforme della squadra del cuore. La modalità Road To The Show è questo, ed è il fulcro dell’esperienza di gioco, che traveste con un flebile velo narrativo, quella che in altri lidi è la tipica modalità carriera, seguendo, per altro, lo stesso modus operandi dell’edizione dello scorso anno, e mancando anche stavolta di quel guizzo, quell’estro, che ci aveva fatto innamorare, ad esempio, del “The Journey” presente in Fifa. Diciamo che quello che MLB The Show 18 fa, è semplicemente asciugare la carriera di tutti quegli accessori (o facezie se volete) che non sono strettamente legate alla scalata al successo del nostro avatar, con la risultante che tutto quello che avete è la gestione della carriera del vostro giocatore professionista, senza fronzoli, ma anche senza quella narrazione partecipativa e coinvolgente che aveva caratterizzato l’ultima interazione del titolo EA. Dove Road To The Show però mostra i denti, è certamente sotto il profilo dell’editing del personaggio, la cui ampiezza e complessità si stenterebbe a ritrovare anche in titoli più puramente ruolistici. Sono infatti così tante e articolate le opzioni di personalizzazione dell’avatar digitale di MLB The Show 18 da potervi tranquillamente impegnare già solo la prima ora di gioco se non più. Tutto, ma proprio tutto del vostro personaggio risulterà personalizzabile, con dei dettagli francamente assurdi (ma bellissimi) quali il colore dei lacci del guanto, la livrea della mazza, altezza, peso, pelle, posizione di occhi, naso e bocca e via discorrendo, sino alla bellissima opzione che permette alla radiocronaca del gioco di chiamarvi per nome e cognome (cosa possibile, ovviamente, grazie ad un ricchissimo campionario di nomi e cognomi pre-registrati). Insomma, pur non concedendo molte soddisfazioni narrative, la modalità carriera di MLB The Show si mostra asciutta ma completa, sfaccettata al punto giusto per offrirci un giro lungo e complesso nel mondo del baseball professionistico. Un qualcosa che, a ben vedere, avevamo però saggiato già lo scorso anno, tanto che – forse – sarebbe stato il caso di emulare sì la ricetta del successo, dandogli però un po’ di rinnovato brio.
E dire che novità comunque non mancano. Su tutto è stato sveltito il sistema di progressione del personaggio, che è adesso affidato automaticamente all’IA del gioco che gestisce i progressi del nostro avatar in base a quello che è l’archetipo sulla cui base abbiamo deciso di costruire la sua carriera. A seconda del ruolo che sceglierete di avere all’interno della vostra squadra, il gioco vi chiederà a quale campione del medesimo ruolo vorrete ispirarvi per cercare di attribuire le migliore dovute ai vostri progressi, secondo quello che è lo schema delle performance del vostro beniamino. Un sistema forse meno intrigante dal punto di vista tattico, ma che di sicuro rende la vita più semplice in quello che è un titolo di per sé già abbastanza macchinoso e preciso.
E visto che ne abbiamo parlato: il gameplay di MLB The Show 18 è quanto di meglio esista per un appassionato di baseball, senza se e senza troppi ma. Il titolo Sony offre semplicemente il più ampio compendio ludico a questo sport, offrendo, per altro, un titolo che può essere accessibile anche a chi il baseball non lo ha mai masticato. Lo scorso anno, ad esempio, si poteva lamentare, proprio da questo punto di vista, una difficoltà notevole nel’approccio al titolo di Sony San Diego, che sembrava del tutto disinteressato a farsi apprezzare dai newcomer del genere, o a quanti, pur appassionati, cercassero un’esperienza più elastica ed arcade. MLB 18, da questo punto di vista, non tradisce sé stesso, e resta un titolo fortemente simulativo e, spesso, punitivo, ma si approccia al giocatore in modo diverso, lo guida dolcemente nelle prime fasi di gioco qualora questi non sia un esperto, ed offre diversi aiuti ed un buon supporto a chi del gioco è un “beginner” e non un espertone forgiato da ore e ore di tifo da stadio o in tv. Il gioco, insomma, non si è addolcito, ma ha trovato il giusto compromesso tra difficoltà ed apprendimento, rendendo l’approccio più digeribile, ma non per questo meno emozionante o complesso. Una sensazione che, a nostro giudizio, mancava nell’interazione dello scorso anno, che spesso ci era risultata ostica e inutilmente punitiva, con una CPU più che mai desiderosa di vincere a tutti i costi. Ebbene con The Show 18 tutto questo non sussiste, e se non vi ritroverete capaci di completare dignitosamente i 9 inning di una partita, non incapperete in problemi che un po’ di pratica non possa limare.
Tecnicamente parlando, MLB The Show 18 si propone come un titolo solido ma privo di fronzoli, una componente che sembra proprio alla base della filosofia del team di lavoro, evidentemente più interessato alla qualità del prodotto in sé che alla confezione, sebbene si parli comunque di un titolo dall’altissimo profilo tecnico senza cui, per inciso, sarebbe impossibile offrire un prodotto simulativo d’eccellenza. Intendiamoci: MLB The Show 18 non è brutto da vedere, semplicemente si perde nei dettagli. Gli stadi, ad esempio, per quanto fedeli alle controparti reali hanno sempre un senso di artefatto, con degli spalti, spesso molto vicini agli occhi del giocatore, colmi di modelli di una disarmante bruttezza. Lo ripetiamo: sono dettagli che esulano dal baseball e dai suoi giocatori, che sono invece riportati in campo con precisione e fedeltà, ma anche con animazioni accessorie povere ed un po’ legnose, in netto contrasto con i fluidi movimenti dello swing, ad esempio. Il risultato è un colpo d’occhio notevole, che però ben presto non può che concentrarsi sui difetti, complice forse proprio il baseball in sé, che indugia spesso su movimenti lenti e composti, nonché su partite lunghe e talvolta stazionarie. In generale, comunque, parliamo di un ottimo lavoro, per altro persino migliore di quello dello scorso anno che, di per sé, ci aveva già convinti.
In chiusura, una veloce carrellata sulle numerose modalità presenti. La prima e più dolorosa scoperta è certamente quella relativa alla modalità Franchise che, quasi inspiegabilmente, perde la possibilità di poter essere giocata in rete, privando l’offerta di quella che era stata un po’ l’orgoglio della community di appassionati dentro e fuori gli USA. In realtà Sony ha semplicemente seguito il trend della tanto chiacchierata (e controversa) FUT di Fifa, tanto che la modalità online Diamond Dynasty finisce per funzionare allo stesso modo, con tanto di bustine di carte di diversa rarità e, ovviamente, le odiate microtransazioni. Diamond Dynasty, in realtà, non è ovviamente una novità per il titolo, semplicemente rappresenta ora l’unico aspetto realmente competitivo del gioco online, avendo MLB abbandonato gli altri fronzoli della rete e concedendo ai giocatori il solo gioco offline in locale, una situazione ai limiti del paradossale visti i tempi che corrono, che sembra quasi suggerire la volontà di far spendere e spandere in carte e bustine. Il che è una brutta sensazione a dirla tutta. Carte che, per altro presentano un rinnovato catalogo di leggende del Diamante, nonché di oggi altro aspetto del mondo del baseball dai guantoni storici, agli stadi, passando ovviamente per maglie, stemmi e scarpe. Insomma la collezione di carte della Diamond Dynasty è a dir poco sconfinata, e completare l’intera collezione risulterà, sin dalle prime ore, un’impresa titanica, forse davvero appannaggio dei soli sfegatatissimi fan.
A seguire un ricco compendio di attività “minori”, per partite più brevi e soprattutto casual. Home Run Derby ad esempio è una sfida per un massimo di 8 giocatori, in cui ci si sfida a copi di home run in una gara a punti dallo spirito molto arcade. Retro Mode è invece la modalità per provare i controlli e l’acustica (ma non la grafica) di un vecchio titolo dal forte spirito arcade, senza troppe statistiche, senza troppe precisioni, ma puro baseball con dei controlli semplici e veloci, per calarsi in una partita rapida e senza troppa attenzione agli eufemismi tecnici. A completare il pacchetto la sfida della settimana, con ovviamente premi digitali in palio, e la possibilità di impratichirsi le mani con una modalità Practice completamente settabile. Di cose da fare, insomma, ce ne sono un bel po’, anche se alla fine dei giochi resta forte quella sensazione di aver resto la ricerca di carte e l’acquisto delle bustine un’attività più preponderante che mai.
Verdetto
MLB The Show 18 è semplicemente il miglior titolo dedicato al baseball presente sul mercato. Con un pacchetto di modalità appagante e completo, e una precisione a dir poco maniacale nel riproporre ogni aspetto tecnico del Diamante, MLB The Show 18 si conferma come l’appuntamento che i fan non possono mancare, con in più la novità di un sistema di gioco che sa adattarsi alle esigenze dei fan dell’ultima ora, non solo per quel che riguarda la difficoltà in generale, ma l’intera esperienza di gioco dall’apprendimento al raffinamento delle dinamiche ludiche e manageriali. Un titolo da prendere come esempio per lo sviluppo di qualunque simulazione sportiva, che paga forse il dazio di una scarsa attenzione per i dettagli ed i fronzoli che, forse, arricchirebbero di carisma la modalità carriera, e non solo.