Ritorno al passato

Due anni. 25 numeri. Numerose iniziative. La bicromia. Il rosso sangue. Gli omicidi. I serial killer. La distopia. Da quando è approdato nelle nostre edicole, dall’ottobre del 2015, Morgan Lost non è certo rimasto con le mani in mano e ha vissuto avventure decisamente allucinanti, al confine tra il sogno e la realtà, la lucidità e la follia, con quella spruzzata di soprannaturale e splatter che rende il tutto ancora più bello. E, alla fine di questo suo primo percorso di vita, chiude, muore, sparisce. Ma lo fa per rinascere, per cambiare pelle, per tornare ad una nuova vita.

Niente di strano: era già stato annunciato, fin dalle origini, che al termine della sua prima programmazione ci sarebbe stato un totale restyling. Si parlava di continuità narrativa, di nuovo formato, della ricomparsa di avversari storici e tanto altro ancora. E com’è, ora? Scopriamo analizzando il primo numero di questo nuovo corso, intitolato Dark Novels: Origini.

Tutti conosciamo Morgan Lost. È uno dei più noti ed efficaci cacciatori di Serial Killer di New Heliopolis. Sappiamo delle sue fobie, delle sue manie, che è daltonico, che non dorme quasi mai e che ha una maschera tatuata sugli occhi. Proprio la maschera è legata al suo passato, ai suoi ricordi che nasconde con dolorosa riservatezza. Ma una sera, preso dallo sconforto decide di registrare un nastro in cui raccontare la storia prima della storia, le tortuose vicende che l’hanno portato a quel difficile mestiere di cui è un maestro indiscusso. Cos’è successo in quei drammatici sei anni, che dalla morte dell’amata Lisbeth lo hanno trasformato da timido proprietario di un cinema ad investigatore di pazzi assassini? Siete pronti per mettere piede all’Inferno?

Claudio Chiaverotti è da anni una delle penne di punta della Bonelli, un autore assolutamente cult capace di fare proseliti attraverso il suo stile particolare, forte e riconoscibile. Dagli esordi su Dylan, in cui per molti anni è stato l’unico a cofirmare i testi insieme a Tiziano Sclavi (attestato di stima che era già un programma), a Brendon, passando per Martin Mystère e tante sceneggiature disseminate sulle varie testate di Via Buonarroti. I suoi tratti distintivi sono da sempre il sangue, l’oscurità che aleggia nel cuore degli uomini, il delirio e l’angoscia, elementi che ha disseminato nel tempo nei tantissimi lavori che ha realizzato, unendo il tutto alla sua passione per i film e le serie televisive.

Proprio in relazione a quest’ultime nasceva l’ambizione di dare vita alla sua seconda creatura, Morgan Lost: sapersi destreggiare tra le forme di narrazione che stanno conquistano il mondo a suon di click e streaming coatto. Già dal suo esordio l’idea era che, in caso di vendite favorevoli, dopo 25 numeri autoconclusivi, impegnati soprattutto a creare e ad approfondire l’ambientazione, avrebbe preso il via una storia in forte continuità capace di traslare la serialità televisiva sulle nuvole di carta. Progetto intrigante e serio, che solo un autore importante come Chiaverotti poteva avere il coraggio di proporre, tra l’altro in anticipo rispetto alle intuizioni che altri colleghi hanno portato in Bonelli. Progetto che andrà seguito con molta attenzione, se non altro perché ancor prima di partire costituisce già un unicum nel fumetto popolare italiano. È infatti la prima volta che una serie, in concomitanza con un suo nuovo corso, cambia formato e veste grafica, passando dalle canoniche 94 pagine bonelliane a 64 relegate in un albo di 17 x 23 cm, abbandonando le dimensioni classiche di 16 x 21.

Mutamento che non ha precedenti, fatto per proporre qualcosa di diverso e più in linea con le future storie, su cui ancora potremo iniziare a sbilanciarci, però, da dicembre. Su questo numero zero infatti Chiaverotti sceglie di raccontarci il passato del suo personaggio, di prendersi un attimo di pausa prima di lanciarlo all’interno di una lunga vicenda che potrebbe cambiare tutto. E questo flashback, oltre a svelare molti retroscena del nostro eroe, diventa anche l’occasione per stendere un primo giudizio sull’intera esperienza fin qui. Un’esperienza forse fatta di alti e bassi, forse troppo monocolore sul piano dei temi (nonostante la bicromia), ma in grado di offrire straordinarie sperimentazioni su quello narrativo e grafico.

Morgan Lost si è dimostrato, fin da subito, come un laboratorio dove Claudio Chiaverotti poteva fare il bello e il cattivo tempo, elaborando soluzioni ardite e impossibili, senza fermarsi e osando anche là dove sarebbe stato più saggio fermarsi. Del resto fa parte della sua natura ed è forse l’unico autore italiano del fumetto popolare ad avere un così solido seguito da poterselo permettere. Proprio per questo allarma un po’ vedere come questo numero zero, Origini, appaia estremamente prevedibile sul piano della narrazione. Alla fine è solo il racconto a ritroso del passato di Morgan, tra l’altro pieno di svolte telefonate e molto sbrigative. Difficile dire se questo dipenda dalla diminuita foliazione o dalla voglia di passare subito ad altro, ma qualcosa di più era lecito aspettarsi dal primo frutto del rilancio.

Se la delusione è molta sul piano del testo, niente da dire (anzi) per quanto riguarda la parte grafica. Splendidi i disegni di Val Romeo, a cui la colorazione di Arancia Studio aggiunge qualcosa di ipnotico difficile da metabolizzare completamente anche ad una seconda lettura, nonostante il cambio di formato non sembri incidere così tanto sull’impatto visivo come patentato fin dall’inizio dai vertici Bonelli. In ogni caso, se l’albo è salvabile e comunque godibile è gran parte merito suo, oltre alla sapienza di Chiaverotti che sa portare a casa il risultato anche quando è meno ispirato. Per non parlare poi della sempre bellissima copertina di Fabrizio De Tommaso, a cui si era aggiunta, nei giorni lucchesi, la variant 3D realizzata da Emiliano Mammucari.

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Verdetto:

Morgan Lost è un grande personaggio, uno dei più potenti della rivoluzione Bonelli degli ultimi anni e uno da cui ci si attende moltissimo. Sarà perché a gestire il tutto c’è il grande Claudio Chiaverotti, sarà per il team artistico di superbo livello, sarà perché propone effettivamente qualcosa di diverso dal passato e le aspettative sono altissime. Soprattutto in previsione di una forte continuità narrativa. In questo senso, il numero zero tradisce le attese ma la serie si merita comunque la fiducia incondizionata da parte del pubblico. L’abbiamo seguito fin qui, lo seguiremo anche oltre.

Elia Munaò
Elia Munaò, nato (ahilui) in un paesino sconosciuto della periferia fiorentina, scrive per indole e maledizione dall'età di dodici anni, ossia dal giorno in cui ha scoperto che le penne non servono solo per grattarsi il naso. Lettore consumato di Topolino dalla prima giovinezza, cresciuto a pane e Pikappa, si autoproclama letterato di professione in mancanza di qualcosa di redditizio. Coltiva il sogno di sfondare nel mondo della parola stampata, ma per ora si limita a quella della carta igienica. Assiduo frequentatore di beceri luoghi come librerie e fumetterie, prega ogni giorno le divinità olimpiche di arrivare a fine giornata senza combinare disastri. Dottore in Lettere Moderne senza poter effettuare delle vere visite a domicilio, ondeggia tra uno stato esistenziale e l'altro manco fosse il gatto di Schrödinger. NIENTE PANICO!