Mother, il nuovo film drammatico giapponese disponibile su Netflix, racconta una tragedia preannunciata
Diamo per scontate tante cose nella nostra vita e in questo periodo sicuramente molti di noi avranno potuto rivalutare alcune di queste: avere del buon cibo sulla tavola, poter dormire su un letto comodo con un tetto sulla testa, avere dei genitori che non ci fanno mancare niente. Tutto questo dovrebbe essere la normalità ma per la famiglia ritratta in Mother, il film di Tatsushi Ohmori appena uscito su Netflix, la realtà è ben diversa.
Il dramma che si dipana nell’arco di due ore è ispirato ad un caso realmente accaduto in Giappone e mette in luce non solo come una donna possa rimanere vittima della propria condizione di madre single, ma anche come l’impossibilità di reintegrarsi nella società la porti a instaurare un rapporto fin troppo stretto coi propri figli, che diventeranno a loro volta incapaci di adattarsi al mondo che li circonda ma soprattutto succubi al punto da compiere i gesti più efferati.
Il legame indissolubile tra una madre e suo figlio
Mother ci fa subito immergere nella dura vita di un bambino, il piccolo Shuhei, che vive con la madre Akiko. Separata dal padre, la donna spende al pachinko tutti i soldi che chiede in prestito ai genitori e alla sorella, non cerca un lavoro per restituirli e vive alla giornata, aggrappandosi all’uomo di turno. Nel frattempo, maltratta il figlio e lo sfrutta per cercare di ottenere più soldi dalla famiglia, che ormai vorrebbe ripudiarla, sgridandolo se osa tornare a mani vuote.
Pochi minuti di visione del film Netflix Mother vi faranno subito provare una pietà immensa per il bimbo, lasciato letteralmente a sé stesso in più di un’occasione: ci passeranno davanti scene tristissime, come quella in cui Akiko lo abbandona a casa per andarsene lontano per giorni con un uomo appena conosciuto e abusivo come e più di lei. Shuhei si ritrova solo nel loro appartamento sudicio, nel quale vengono staccate gradualmente tutte le utenze non pagate dalla madre, venendo così costretto a mangiarsi dei cup noodles crudi pur di tirare avanti fino al suo ritorno. Davvero straziante.
Eppure, il bambino non si staccherà mai dalla madre. I mesi e gli anni passano e lui la seguirà sempre, rifiutando anche la proposta del papà, un normale impiegato che versa il mantenimento per il figlio ma che non vuole giustamente più saperne di una donna come Akiko. Ed egli è l’unico uomo, in tutta questa storia, a fare la scelta più saggia, a salvarsi dalle sue grinfie perché Akiko si rivela essere una donna dal magnetismo a cui è difficile sfuggire: così come Ryo, che lavora in un club ma vive esattamente come lei da outcaster, altri uomini prima e dopo di lui cascano nel fascino di Akiko che, anche quando non proferisce parola, sa essere convincente e seducente.
Nessuno però, scopriremo man mano in un crescendo sempre più tragico, può amare una donna quanto suo figlio. E dopo tanti anni di sofferenza, dentro e fuori dalla strada, aiutati da persone compassionevolmente ingenue o dagli assistenti sociali, Shuhei compie un gesto che per lui rappresenta il suo amore estremo per una madre altrettanto dipendente dai propri figli e per una sorellina che, purtroppo, si è ritrovata trascinata in una condizione troppo dura per qualsiasi bambino.
Le condizioni di povertà delle madri single e dei loro bambini in Giappone
D’altronde, in Mother vengono mostrati diversi aspetti che tante donne giapponesi si trovano a dover affrontare ancora oggi e il film Netflix riporta solo una delle conseguenze più terribili. La soglia di povertà in Giappone, nonostante sia un Paese difficile da associare a questo concetto, è aumentata notevolmente negli ultimi anni, arrivando fino al 56% nel caso delle madri single. Queste donne, pur di riuscire a stare coi loro bambini e al contempo offrire loro il necessario, sono costrette a fare lavoretti part-time, magari anche più di uno, a condizione che riescano a trovarlo in primis.
Infatti, il problema si pone ancora prima, già dal contesto matrimoniale dove, anche oggi, ci si aspetta che la donna abbandoni il lavoro per occuparsi della casa e dei figli. Essendo dunque l’uomo il lavoratore della famiglia, è chiaro quale delle due parti risulti più in difficoltà quando avviene un divorzio, pratica ora in rapida diffusione: più del 60% è la frequenza con cui le coppie giapponesi si separano e, come spesso accade, i figli vengono affidati alle cure materne. Se queste donne, poi, riescono comunque a trovare un lavoro, nonostante gli anni di fermo, saranno comunque pagate il 30% in meno degli uomini.
L’assistenza sociale tuttavia, lo vediamo parzialmente nel film Netflix Mother, può fare ben poco se dall’altra parte non c’è la volontà di volersi rialzare. Akiko è rassegnata a una vita di stenti, il suo unico tesoro sono i suoi due figli e rifiuta ogni genere di aiuto ed è questo il vero dramma rappresentato dal lungometraggio.
Mother: un film Netflix su un amore tossico difficile da immaginare e comprendere
In Mother possiamo osservare, dunque, non solo come la situazione problematica in cui versa la famiglia protagonista sia evidente a tutti, compresi i diretti interessati, ma anche come sia per loro impossibile uscirne, poiché ormai parte integrante di un legame tossico.
La forza con cui l’attrice Masami Nagasawa dà vita ad Akiko è tremendamente impetuosa, un bambino non potrebbe far altro che seguirla anche in capo al mondo, a dispetto di tutti gli abusi. Le nefandezze che questa donna fa compiere a suo figlio sono solo l’espressione materiale di qualcosa di difficile da comprendere per gli osservatori esterni e tuttavia fa riflettere su quanto valore diamo ai legami di sangue e all’idea di maternità (argomento affrontato, tra l’altro, sempre con un occhio di riguardo per le madri single, anche nell’ultimo romanzo di Mieko Kawakami, Seni e uova). Akiko sceglie consapevolmente di negare ai figli un futuro, poiché lei stessa sa di non averne uno. Come ribadisce più volte, i figli “sono suoi e può farci quello che vuole” ed effettivamente ci riesce.
La storia in sé muove i propri fili con lentezza, seguendo di pari passo il subdolo meccanismo psicologico di dipendenza che va via via a crearsi tra Akiko e Shuhei, con inquadrature strette sui due personaggi, a indicare come uno non possa stare senza l’altro, mai. In questo modo si proverà un costante senso di inadeguatezza, tristezza e pietà nei confronti del ragazzo, ormai troppo coinvolto nel suo rapporto malato con la madre, manipolatrice e falsa fino all’ultimo, anche nelle scene finali in cui, ancora una volta, suo figlio si fa carico di ogni cosa, a dispetto di ogni presa in giro, di tutto l’affetto mancato, risolvendo tutto con una disarmante logicità.
Vi aspettereste mai una tale crudeltà dai vostri genitori? Mother su Netflix vi farà riflettere su questo e altro, mentre vi strapperà via lentamente un po’ di cuore.