Si torna in sella!
Dopo la parentesi dedicata a Valentino Rossi ed un titolo dall’anima caciarona come MXGP3, Milestone torna con il gioco dedicato alla disciplina principe delle due ruote, la Moto GP, che si presenta più come un capitolo transitorio che come una vera e propria rivoluzione, quella che presumibilmente vedremo dal prossimo anno.
E se dal punto di vista dei contenuti ci si deve preparare ad una grande abbuffata, il fattore qualità non è altrettanto soddisfacente, finendo per ricordare quelle clamorose mangiate all’all you can eat in cui esci sì, sazio, ma non completamente soddisfatto.
La potenza è nulla… senza potenza
Il primo evidente problema del gioco è infatti certamente il comparto grafico, non esattamente un biglietto da visita invitante. Il motore proprietario di Milestone (che a dire il vero pure non aveva fatto un gran lavoro con l’Unreal Engine 4 in MXGP3), che già mostrava tutti i suoi limiti nel pur bellissimo Ride 2, si presenta anche in MotoGP 17 in forma tutt’altro che smagliante: dotare il gioco dei tanto agognati 60 FPS rende sicuramente il tutto più fluido, ma la qualità di dettagli, texture, ombre e quant’altro ovviamente ne risente, rendendo l’impatto visivo decisamente non appagante.
Così come i (pochi) intermezzi animati, con animazioni al limite del ridicolo, piloti “spigolosi” e movimenti poco credibili, che insomma non rendono davvero giustizia a un titolo che dovrebbe rappresentare il nirvana per gli amanti del motociclismo da pista.
Tanta roba
Perché del circus della Moto GP c’è tutto: le classi Moto 1 e Moto 2 ad accompagnare la classe regina, con tutti i piloti e le moto ufficiali, ed addirittura la Red Bull Rookies Cup, classe d’esordio e campionato monomarca per futuri talenti e punto di partenza nella modalità carriera.
E se ancora non bastasse, c’è anche spazio per moto e piloti classici, con la moto del primo mondiale vinto dal Dottore, la Ducati di Stoner, fino ad arrivare alle cavalcature dei nostrani Biaggi, Capirossi e Melandri ed al compianto Nicky Hayden.
Bolidi a due ruote che, come è giusto che sia, sono i veri protagonisti del gioco, visto che sono rifinite, quelle sì, in maniera egregia e con un comparto audio veramente eccellente, con l’assordante rombo dei motori riprodotto in maniera più che fedele ed il grande Guido Meda, storica voce del Motomondiale, alla telecronaca dei GP.
Moto e piloti classici sono inoltre sbloccabili accumulando gare disputate, ottimo, così come la solita miriade di oggetti personalizzabili per il proprio alter ego digitale, per aumentare ulteriormente la longevità di un titolo che ha già tanta carne al fuoco.
Dal sellino alla scrivania
Ulteriore aggiunta di quest’edizione è poi la carriera manageriale, che avrebbe dovuto se non essere il fiore all’occhiello di Moto GP 17, almeno un piacevole orpello, ma la missione può dirsi riuscita soltanto in parte. Oltre a non offrire niente di particolarmente rivoluzionario (la possibilità di contrattare con i piloti, di accaparrarsi gli sponsor migliori e quant’altro ci si aspetti da un titolo del genere), si dimostra anche poco pratica quando si tratta di districarsi con un’interfaccia non così amichevole, ma soprattutto si rivela essere poco più che una modalità carriera classica, con l’aggiunta di qualche piccolo elemento gestionale.
Ci auguriamo che le cose possano migliorare già dal prossimo capitolo, una sensazione che in generale abbiamo avuto con l’intero gioco, e che questo Moto GP 17 sia soltanto il trampolino di lancio per un futuro decisamente più roseo per la serie. E con una garanzia come Milestone a svilupparlo, c’è di che essere ottimisti.
Verdetto:
Moto GP 17 è un titolo che oseremmo definire poco coraggioso. Gioca infatti in casa, rivelandosi praticamente l’unica opzione per gli amanti della disciplina, che riesce a stuzzicare per bene con le tre classi del motomondiale ed una serie di moto e piloti classici che faranno davvero leccare i baffi a tutti i fan della Moto GP.
Il problema è che non c’è nulla di veramente nuovo nel gioco: il motore grafico è quello proprietario, che mostra tutti i suoi anni e difetti, e pure l’aggiunta della carriera manageriale è più un riempitivo che altro. Insomma, siamo di fronte a un titolo di passaggio, che gli appassionati non vorranno farsi sfuggire, ma che Milestone farà bene a tenersi stretta promettendo un futuro più interessante, che magari convinca anche chi non è un patito del genere a dare una chance al mondo delle due ruote.