Furious 7 sarà veramente il capitolo finale?
Siamo ormai prossimi all’uscita di Furious 7 e ci siamo fermati a pensare un secondo: quante saghe cinematografiche possono contare all’attivo ben sette film? Nemmeno Star Wars, ancora. Lo straordinario successo commerciale del brand Fast & Furious però ha incoraggiato ovviamente Universal a sfornare un sequel dietro l’altro, senza soluzione di continuità, spingendo sempre più sull’acceleratore (ah-ah!) della spettacolarità e portando ogni nuovo film al limite del fantascientifico, ma forse la forza del franchise è stata anche quella: virare sistematicamente verso un target sempre più adolescenziale, a cui bastava dare un bel rissone tra The Rock e Vin Diesel per farlo fomentare. Questo però è quello che noi amanti del cinema d’azione un po’ più grandicelli non abbiamo mandato giù. Il primo Fast & Furious è diventato un cult poichè focalizzato quasi esclusivamente sul tuning, sulle corse clandestine, con un gradevole substrato da crime-thriller senza troppe pretese, dove la soluzione dell'”enigma” l’avrebbe capita pure Luca Giurato sotto sedativi. Però c’erano tante belle macchine d’importazione, tante belle ragazze ed un tasso d’azione decisamente più credibile, oltre che la coppia d’oro Walker-Diesel a dominare la scena. L’involuzione però parte già col secondo film, 2 Fast 2 Furious, dove bastano il salto iniziale e finale per far cadere le braccia allo spettatore. E’ mai possibile saltare da un ponte levatoio in movimento, passando sopra un’altra macchina e uscendone con la vettura praticamente intonsa? In un mondo senza gravità forse ma al salto finale sopra lo yacth il “vaffa” te lo strappano via dalle budella. Prima della risalita verso le origini però ci buttano in mezzo il capitolo più insulso di tutta la serie, quel Tokyio Drift (prequel sequel addirittura del sesto capitolo che sarebbe uscito diversi anni dopo) che non cita mai nessuno, come giusto che sia e che segna l’ingresso nella serie del dannatissimo Justin Lin…
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Il fatto che sarà lui a dirigere la seconda stagione di True Detective ci fa accapponare la pelle. Poi però l’illuminazione. Qualcuno deve essere rinsavito e deve aver pensato “Oh ragà, forse è meglio che la smettiamo di sfornare minchiate”. Ecco allora che tornano le “Parti originali”, la banda (quasi) al completo del primo film che rende il quarto capitolo almeno alla sua altezza con una storia decente e scene d’azione si al limite, ma non dell’assurdo, tranne la solita impennata di Vin Diesel con la muscle car di turno. Qualcuno deve aver messo il guinzaglio a Justin Lin, che però lo ha spezzato quasi subito con il quinto capitolo. Un camion di steroidi deve aver investito il povero Dwayne “The Rock” Johnson, si passa al complotto intercontinentale per quanto riguarda il plot e si finisce col trainare due casseforti da una tonnellata l’una con due Subaru in giro per la città, come fossero i barattoli appesi dietro all’auto degli sposi. Però gli incassi continuano a salire con la stessa velocità con la quale i fischi delle pallottole hanno cominciato a superare i rombi dei motori. Justin Lin raggiunge l’apice della sua follia con Fast & Furious 6. The Rock che ormai è difficilmente distinguibile da La cosa dei Fantastici 4, ennesima missione per sconfiggere il super-cattivone-terrorista internazionale (Luke Evans) e una sequenza finale da autentica denuncia penale. Ma quanto cazzo era lunga quella pista d’atterraggio? Senza contare il carrarmato e la totale non-curanza di qualsiasi legge fisica, nel nome della sacra spettacolarità hollywoodiana. Quando il pubblico sembra ormai averne abbastanza (specialmente quelli che ogni anno devono ricomprare il cofanetto in DVD perché è uscito un nuovo film) succede qualcosa di molto brutto. Il protagonista della serie, Paul Walker, muore, manco a dirlo, in uno spaventoso incidente stradale, proprio durante le riprese di Furious 7. La produzione, nel panico e il cast nello sconforto. Si pensa alla cancellazione, al rinvio indefinito ma alla fine, tutti quanti nel nome di Paul, aiutati dai suoi fratelli minori (a quanto si dice praticamente dei suoi sosia) e dalla computer grafica terminano le riprese e dedicano a lui la pellicola, ringraziando tutti i fan per il supporto. A voler essere cinici si potrebbe addirittura affermare che Universal, con la morte di Walker, si è trovata già bella e fatta la campagna pubblicitaria per il film, basta scrivere sulla locandina “L’ultimo film di Paul Walker” ma preferiamo non vederla così, preferiamo pensare a Furious 7 come l’ennesimo e, da quanto si vede dai primi trailer, spettacolarizzante capitolo di una serie molto lunga, troppo lunga, di cui speriamo non dover parlare più. Ci godremo quest’ultima corsa, tra un volo col paracadute e l’ennesima impennata con la muscle car di Vin Diesel, sperando che James Wan (subentrato nel frattempo a Lin) non riporti il brand ai limiti della fantascienza e che l’omaggio a Paul Walker serva a farlo ricordare con un sorriso e un po’ di nostalgia, consapevoli di aver visto almeno un buon film, l’ultimo di una serie troppo lunga, troppo “carica”, troppo di tutto. Perchè a un certo punto, nel cinema, bisogna saper guardare oltre il mero guadagno e capire quando non è più il caso di andare avanti, questo ovviamente oltre alla tragica scomparsa di un giovane attore che realizzava questi film con passione e professionalità e che, forse, ha pagato con la vita questa sua immensa passione per ciò che ERA il fulcro di questa saga: le automobili.