I Survivors e i Non-morti del celebre videogioco di Valve, Left 4 Dead, si apprestano a diventare protagonisti di un film tutto dedicato a loro: Left 4 Dead – The Movie. Come dite? L’ennesimo prodotto hollywoodiano da quattro soldi senza arte ne parte che cerca di batter cassa grazie al magico cocktail Zombie-movie+titolo di gran richiamo? Beh… vi sbagliate di grosso! Left 4 Dead infatti sarà frutto dell’appassionato lavoro di un Team tutto italiano, che con grandissima inventiva, talento e voglia di fare, hanno concretizzato le loro ambizioni e girato un film che rappresenta sicuramente una mosca bianca nel panorama cinematografico nostrano. Capitano della nave, nonché director della pellicola e CEO presso la casa di produzione (rigorosamente indy!) Mexican Standoff, Daniele Bellucci ci ha concesso una bella chiacchierata da nerd a nerds per parlare di L4D The Movie, cinema e videogiochi. Ma prima…
…ciao Daniele, vuoi presentarti?
Certamente! Mi chiamo Daniele Bellucci, vivo a Roma e al momento sono un film-maker di 28 anni che cerca di realizzare progetti interessanti e ispirati che possano attirare più persone possibili, cercando anche di divertirmi con quello che faccio, almeno in questa fase della mia vita. Ora mi mantengo sempre grazie a questo settore, ma mi occupo di cose più commerciali come realizzazione di video matrimoniali e cose del genere. Spero ovviamente in futuro di riuscire a occuparmi solo di quello che mi piace.
Che tipo di formazione hai?
Ho fatto il DAMS (Discipline delle Arti della Musica e dello Spettacolo) e in seguito una serie di lavori prima amatoriali e poi più professionali. Penso che l’ideale per imparare a fare cinema sia soprattutto l’esperienza sul campo, che mai come nel nostro caso, è davvero indispensabile per imparare realmente a lavorare in questo campo.Ci vuoi parlare un po’ dello studio Mexican Standoff? Come nasce?
MS è l’idea che sta dietro L4D: The Movie. Un nome che per molto tempo è rimasto in penombra, in quanto creato soprattutto per sostenere, promuovere e creare un audience dietro al progetto L4D. Il nome ha una motivazione semplice, ci piaceva l’idea dello “stallo alla messicana” e che richiamasse il fatto che eravamo in tre come fondatori del progetto e dello studio.
Left 4 Dead: The Movie. Un film, tratto da un videogioco, che a sua volta si ispira a un genere cinematografico che conta già molti esponenti più o meno riusciti. Come è nata l’idea di realizzare un film tratto da un VG e perché avete scelto proprio il setting di Left 4 Dead? In altre parole, perché un film su Left 4 Dead e non un film sugli zombie completamente originale?
L’idea è nata da me e un mio socio che però ha in seguito lasciato il progetto per motivi professionali. Ci volevamo mettere alla prova con un progetto un po’ più grande dei soliti cortometraggi, che spesso vivono di vita breve e spariscono facilmente nei meandri delle tantissime basse produzioni che vengono sfornate ogni anno. Inizialmente volevamo realizzare una sorta di tributo agli zombie-movie degli anni ’70 e ’80. In quel periodo (2009) Left 4 Dead era un videogioco di successo, e noi ci facevamo delle grosse “chiuse” con quel titolo che non finivano più. Da lì è nata l’ispirazione decidendo di puntare su un prodotto già affermato che sicuramente ci avrebbe portato qualcosa in più rispetto a un film completamente originale, ci avrebbe insomma, virtualmente parlando, aperto molteplici strade. Inoltre abbiamo avuto due esempi italiani di progetti di questo tipo che apprezziamo molto e che ci hanno molto motivati: Philanthropy, fan film su Metal Gear Solid realizzato l’anno precedente e Dark Resurrection, prodotto da un team romano al loro secondo lavoro che rende omaggio alla saga di Star Wars con una sorta di spin-off. Questi due grossi “modelli”, e il cortometraggio americano Escape Fom City 17 sono stati di grossa ispirazione per noi.
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I vantaggi di una produzione totalmente indipendente risiedono sicuramente nella totale libertà espressiva che potete dare al vostro lavoro. Nel caso di L4D come si concretizza tutto questo?
Abbiamo scelto di essere soprattutto fedeli al videogioco, questo è stato sicuramente un punto cardine della produzione. Considerando che eventuali fan avrebbero apprezzato di più la vicinanza alla fonte di ispirazione rispetto a una interpretazione troppo vaga, abbiamo spinto in questa direzione. Il progetto originale prevedeva un piccolo video di promozione per poi trovare dei fondi e magari, perché no, suscitare anche l’interesse di Valve. Andando avanti abbiamo trovato l’appoggio di molta gente appartenente al settore cinematografico che si è offerta di aiutarci, tra questi uno sceneggiatore professionista americano. Abbiamo accantonato al volo l’idea del corto e colto la palla al balzo, chiedendo allo scrittore di scriverci una sceneggiatura di circa 45 minuti, che era la lunghezza di un medio metraggio che potevamo gestire con pochi problemi.
Come siete riusciti a finanziarvi?
Il finanziamento è stato minimo. Salvo alcuni contributi personali, abbiamo cercato di rimanere il più possibile nella soglia del prodotto “no budget”. A un certo punto abbiamo tuttavia imbastito una raccolta fondi che ci ha fruttato circa 3000 dollari che, seppur pochi, ci hanno permesso di concludere le riprese. Dobbiamo ringraziare ovviamente tutte le talentuose e disponibili persone che hanno collaborato a titolo gratuito al progetto rendendolo di fatto possibile. Ovviamente ci sono stati anche problemi di produzione dovuti proprio agli impegni lavorativi di chi vi partecipava, come gli attori, e non sempre era possibile continuare le riprese con lo stesso ritmo. Oggi siamo alla post-produzione, ed entro la fine dell’estate, massimo la fine dell’anno, dovremmo riuscire a chiudere definitivamente il lavoro.
Il focus del gioco di Valve è molto incentrato sull’aspetto ludico, proponendosi come prima cosa, di essere un’esperienza multiplayer il più coinvolgente possibile. L’altra faccia della medaglia è tuttavia un background narrativo quasi del tutto irrilevante e dei personaggi che rappresentano poco più di un semplice avatar per il giocatore. In che modo avete scelto di “riempire” queste lacune per portare il titolo su un altro media?
Questo era inizialmente un nostro grosso limite: nel team mancava una vera e propria figura professionale capace di scrivere una bella sceneggiatura. La disponibilità dello sceneggiatore americano, Bryan Shulz (nipote del ben più famoso Charles Shulz, creatore degli storici Peanuts NdR.) infatti è stata provvidenziale. Conoscevamo il limite di L4D in tal senso, abbiamo chiesto quindi a Bryan di raccontare e scrivere una sorta di “nuova campagna” (se ricordate il gioco Valve è diviso in varie campagne indipendenti l’una dall’altra NdR.) donando al film e di conseguenza ai protagonisti della vicenda un’anima e una complessità inedita che nel gioco non esiste.
Abbiamo notato che saranno presenti i personaggi del primo capitolo. Ci sarà una reinterpretazione degli avvenimenti del gioco oppure dobbiamo aspettarci una sorta di prequel/sequel?
Come dicevo poco fa, dovete intendere il film come se fosse appunto una campagna aggiuntiva a quelle del gioco slegata dal resto del contesto originale e quindi slegata anche al concetto di prequel/sequel. Infatti volevamo un’unica location che fosse completamente originale. Quale sia questa nuova ambientazione però rimane ancora un segreto.
Left 4 Dead è famoso non tanto per gli attimi di pacato terrore ma soprattutto per le dinamiche sequenze campali piene di zombie super aggressivi che in grandissimo numero si avventano sui protagonisti da ogni angolo dello schermo. Gli attacchi di putride orde inferocite sono una delle caratteristiche della serie. Saranno presenti scene che restituiscano quel feeling di assedio totale nei confronti dei protagonisti oppure a causa delle difficoltà e limitazioni di risorse avete dovuto rinunciarvi in qualche modo?
Abbiamo dovuto trovare un compromesso ovviamente. Il nostro intento era di ricreare veri e propri treni di zombie, e con il supporto di effetti speciali, è stato comunque fatto qualcosa del genere in un paio di riprese. Ci siamo resi conto però che l’ambizione per il progetto era davvero alta e per concludere il lavoro abbiamo dovuto darci dei limiti in fase di regia. Pensiamo comunque di aver fatto un buon lavoro.
Qual è il tuo genere cinematografico preferito e perché?
Direi horror e thriller psicologico, ma ho un pallino anche per Donnie Darko, lo trovo un film davvero affascinante.
Oggi come e forse più di ieri, gli zombie vanno sempre di gran moda. Le produzioni video ludiche a tema si sprecano, The Walking Dead tra show televisivo e fumetti è una delle opere contemporanee più seguite, e abbiamo perso il conto di quante pellicole con protagonisti i non morti sono uscite fino ad oggi. Secondo te qual è il segreto e il fascino di questo sottogenere sempreverde?
(Rispondendo alla domanda Daniele ci mostra fiero la sua collezione di fumetti di The Walking Dead prima edizione NdR.) Cominciamo con il dire per me TWD è questo, il fumetto, non apprezzo particolarmente la serie televisiva che trovo troppo lenta. Lo zombie è una figura ciclica che dal punto di vista dell’industria fa comodo ripescare di tanto in tanto perché sempre profittevole. Personalmente apprezzo molto le storie che riescono a prender vita attorno al tema degli zombie. I film di genere da Romero in poi li rivedo sempre volentieri. Ho rivisto ad esempio di recente, per lavoro e per diletto, il remake L’alba dei morti viventi di Snyder. Sono film che, non so perché, mi fa sempre piacere tirare fuori di tanto in tanto.
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Le produzioni video ludiche più grosse oggi dedicano una tale cura al delineamento dei personaggi, alla loro recitazione, ai particolari del background, spesso anche alla vera e propria regia delle scene, che ormai vivono di vita propria. Questi giochi in genere nel bene o nel male non hanno nulla di “lasciato”all’immaginazione. Sono universi a cui sarebbe difficile donare ulteriore profondità . Da video giocatore e filmaker come vedi la cosa? Preferiresti che ognuna delle due arti “resti al posto suo” o apprezzi questa contaminazione reciproca tra i due media?
La mia tesi di Laurea, che ho usato un po’ come scusa per comprare PS3, trattava proprio la fusione tra l’industria del cinema e il videogioco. Personalmente apprezzo molto la commistione di elementi tra i due media perché penso che il cinema possa godere di alcuni aspetti del videogame per evolversi, e viceversa. Ma c’è da dire che l’arte della narrazione nei videogiochi non è ancora matura e rimane sempre un gradino sotto rispetto al cinema. È come se mancasse qualcosa che la diversifica ancora troppo dal cinema rendendola molto meno incisiva.
Immaginiamo un genere di videogiochi che vogliamo definire “videogiochi cinematografici”. Quale sarebbe il tuo titolo preferito e perché?
A livello di narrazione e storia sicuramente la saga di Metal Gear Solid. Heavy Rain è però senza ombra di dubbio l’esempio più alto di videogioco che cerca di “farsi film”.
C’è qualche altro videogioco che ti piacerebbe trasformare in film?
Ho un progetto in cantiere, ma non riguarda un videogioco bensì un manga… ma non posso dirvi di più al momento! Non mi dispiacerebbe fare un film su Skyrim, di cui tra l’altro ho molto apprezzato il trailer live-action per il lancio del gioco.
Nonostante il film sia autoprodotto, si nota sicuramente il piglio ambizioso di tutto il progetto. Pensate che il web oggi giorno, tra social network e i vari canali di diffusione della rete, abbia la potenzialità da solo di concretizzare e portare un film a una visibilità su larga scala?
I Social network sono a dir poco fondamentali per la viralità e la diffusione dei progetti indipendenti. Ma non sottovalutiamo il fatto che anche i cosiddetti “prodotti di successo”, oggi come oggi sono spinti grazie al web, perché tutti ormai si sono resi conto dell’enorme potenza di internet, delle campagne pubblicitarie e progetti transmediali di vario genere. A livello di meri numeri di visualizzazione e interesse creato intorno al nostro lavoro, per fare un esempio, grazie ai canali del web noi abbiamo superato alcuni film italiani usciti nelle sale. Per rendere profittevole un prodotto indipendente quindi volendo bastano i social network e l’utilizzo del web, ma deve esserci una strategia abbastanza accurata dietro.
Quanto sei soddisfatto del tuo lavoro con questo film da 1 a 10?
La soddisfazione è sicuramente 10 per l’impegno che siamo riusciti a mettere nonostante tutte le difficoltà incontrate, non potevamo davvero fare più di cosi, il risultato è stato il massimo ottenibile con i nostri mezzi.
Quali sono state le maggiori difficoltà produttive del progetto?
Principalmente sono state due. La prima, molto banalmente, riguarda i soldi, ma inaspettatamente, non è stato quello l’ostacolo maggiore. Come detto prima, il problema principale è stato riuscire ad avere la disponibilità degli attori per tutto il tempo delle riprese, che infatti sono state più volte rimandate. La gestazione delle riprese è stata quindi molto lunga. Ovviamente lo scopo di questo progetto rimane principalmente di promozione per le nostre attività. Si spera che con il prossimo riusciremo a imporci nel mercato indipendente auto-producendoci.
E ora Daniele, metti da parte il regista e tira fuori il nerd che è in te. Visto che siamo in tempi di console war, cosi a bruciapelo, Xbox One o PS4?
Direi diplomaticamente e rigorosamente multi-piatta. Vedo la guerra tra fazioni abbastanza “bimbominchiosa”. Credo però che punterò in futuro su PS4 perché ha diversi giochi di mio interesse.
Gioco preferito?
I Metal Gear Solid.
Quale capitolo?
Tutti!
Gioco più odiato?
Fifa 2014, non che non mi piaccia in realtà, ma mi fa imprecare come nessun altro!
Gioco più giocato?
Credo Skyrim, con quasi 200 ore.
A fumetti come stai messo?
Ho cominciato recentemente a leggere un po’ di roba americana sotto consiglio di un amico, mi piace il fatto che siano “colorati” ma… direi che sono decisamente più un tipo da manga. Alcuni dei miei preferiti sono sicuramente Le bizzarre avventure di Jojo e 20th Century Boys.
Non sappiamo se ci è concesso un piccolo spoiler ma non resisto, devo chiederlo. Vedremo le tremende Witch nel tuo film?
Si tranquilli, ci saranno le Witch!
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