FILA, GENTE, CALDO, SUDORE, RIPETI.
Erano tre anni che mancavo al Napoli Comicon. Dopo aver lasciato partire tre metropolitane strapiene prima di poterne prendere una e dopo un’ora di fila sotto il sole prima di riuscire ad entrare, il dubbio che avrei fatto meglio a continuare a mancare è iniziato a serpeggiare con Grazia e Eleganza, due ragazze che erano prima di me nella fila per avere dubbi.
Poi riesco ad entrare, per fortuna appena dopo l’ingresso c’è il carrettino di una nota marca di bevande.
“Me ne dà una?”
“Devi prima fare lo scontrino alla cassa.”
“E dov’è?”
“In fondo al vialone.”
Mi viene da piangere, ma c’è la fila anche per quello. Grazia e Eleganza sono già lì, mi hanno tenuto il posto, che gentili.
IT’S SHOWTIME
Poi mi riprendo, perché c’è tanto da fare. Ho stand da visitare, autori da intervistare e il mio portafogli da svuotare, quindi entro nell’enorme padiglione che contiene gli stand degli editori.
A monopolizzare l’attenzione c’era lo stand Panini, o per meglio dire GLI stand Panini, ben divisi tra manga, Star Wars, Disney, 9L e area autografi (oltretutto c’era uno stand che vendeva panini affianco allo stand Panini, PANINICEPTION), la quale si è dimostrata un’ottima idea, visto che gli stand erano “vivibili”, non si creava calca per acquistare, né per curiosare semplicemente e le code per gli incontri con gli autori erano abbastanza ordinate. La speranza cominciava a riaccendersi.
E a ragione. Perchè quella sensazione di disorganizzazione che si poteva avvertire fuori, all’interno dei padiglioni non c’è. Gli stand sono disposti in maniera logica piuttosto che ACDC (no, non mi riferisco alla band) e gli incontri con gli autori sono frequenti. Lo stand di Shockdom, nonostante la posizione centrale all’interno della stanza e la folla che lo circondava, era comunque ordinato e non ostacolava gli spazi. Il clima di amicizia che si respirava in quello di Feudalesimo e libertà (frequentatissimo) è stato qualcosa di bellissimo.
E proprio loro, gli autori, sono stati i grandi protagonisti dell’evento. Senza voler sviolinare troppo, Kaare Andrews si è fatto sei sessioni di autografi e disegni in quattro giorni, Leo Ortolani quattro in tre giorni, Sio si è alzato dalla sedia praticamente solo per mangiare, Federica Di Meo e Liza E. Anzen (di cui potete leggere una nostra intervista fatta proprio durante l’evento) sono state presenza fissa allo stand Planet Manga. Anche il più atteso di tutti, Milo Manara, oltre ad aver presenziato il giorno prima dell’apertura del Comicon alla mostra che lo vede protagonista al Palazzo delle Arti di Napoli, ha tenuto ben tre incontri con i fan. Insomma tutti disponibilissimi e con tempi di attesa decisamente accettabili. A volte c’era più fila per prendere il ramen che per farsi autografare un disegno da un autore (il ramen, cavolo… Un giorno scoprirò cosa scatta nella mente di chi con quaranta gradi all’ombra e in mezzo a un miliardo di persone decide di rinfrescarsi con una tazza di brodo bollente.)
HO VISTO KURT COBAIN, CHARLIE CHAPLIN E MICHAEL JACKSON. E NON ERO SOTTO ACIDI!
Ovviamente onnipresenti i cosplayer. Com’era lecito aspettarsi, ogni minuto passato in fiera incontravi in media una decina di zombi, sei-sette Rubber (maschi, femmine, grassi, magri, poco importa), tre Mario e due Naruto. Roba che sapevi che non eri ubriaco solo perché per prendere un bicchiere di birra c’erano venti minuti di fila, che poi Grazia e Eleganza ti scambiano per uno stalker.
Impossibile poi non notare la tendenza degli ultimi anni a vestirsi da personaggi poco o per nulla inerenti al mondo del fumetto o del videogioco, magari anche perché spesso sono proprio gli ospiti ad averci poco a che fare (io sarò anche di parte a malsopportare gli youtubers e gli ormoni ambulanti che inneggiano al CLAUDIODIBBIAGGIOH di turno, ma ad esempio di Raffaele Auriemma avevamo davvero bisogno?). E quindi dall’immancabile Padre Maronno (cinque-sei esemplari avvistati anche qui) a Billie Joe Armstrong dei Green Day con tanto di chitarra, dai SEMPRE DIVERTENTI E NIENTE AFFATTO BANALI free huggers a Michael Jackson, da chi si scriveva a pennarello hashtagstronzate sul corpo a Gesù, insomma più che al Comicon spesso avevo la sensazione di essere a una festa di carnevale, ma tant’è.
SI PUO’ FARE DI PIU’, SENZA ESSERE EROI.
Spazio anche al gioco e al videogioco, ma forse quest’anno un po’ sottotono soprattutto quest’ultimo. Perché mentre il padiglione riservato ai giochi da tavola offrivano perlomeno enormi tavolate in cui provare giochi e cazzeggiare liberamente (unico appunto forse un po’ poca scelta e molto più spazio destinato ai “soliti noti”), quello dei videogiochi a parte qualche torneo e qualche postazione next gen offriva poche anteprime e pochi ospiti e insomma, si poteva fare di più.
Saluto Grazia ed Eleganza e mi incammino verso l’uscita, stanco, sudato e con l’odore di ramen ancora nelle narici, ma tutto sommato felice, perché il Comicon è ancora il mio mondo.
Nonostante Claudio Di Biagio.