Su Netflix c’è Narvik, film del regista norvegese Erik Skjoldbjærg. L’episodio in questione fa riferimento a un evento molto importante nella Seconda Guerra Mondiale, sebbene non troppo conosciuto, e nonostante una narrazione standard e piuttosto lineare, si lascia apprezzare anche grazie a una buona estetica
“Questo è il mio fucile. Ce ne sono tanti come lui, ma questo è il mio”, ripetevano i soldati in Full Metal Jacket.
Un po’ la stessa cosa si può dire dei war movie, in particolare sulla Seconda Guerra Mondiale. Un periodo che viene costantemente raccontato attraverso film, che non di rado si somigliano tra loro e assai spesso ci lasciano ben poco di nuovo.
Una rinnovata occasione per assistere a un lungometraggio su questa guerra arriva da Netflix, esattamente dalla Norvegia, con Narvik di Erik Skjoldbjærg.
Il regista scandinavo prova quindi a trovare un po’ di originalità non tanto nelle modalità del racconto, quanto nella premessa, ovvero quella di narrarci una storia poco conosciuta ma piuttosto importante, ovvero la prima sconfitta militare dei tedeschi durante la guerra. Considerando poi che, tra le altre cose, si tratta del regista che ha diretto Insomnia, il film dal quale Nolan ha tratto il suo remake, prestiamo ulteriormente attenzione.
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La battaglia si svolse nel 1940 nella piccola cittadina norvegese di Narvik, fonte di una delle più grandi risorse di minerali ferrosi del mondo. Hitler vuole espandere il suo Impero, ma a difesa del territorio c’è un reggimento di cui fa parte il caporale Gunnar Tofte (Carl Martin Eggesbo), che nelle prime sequenze osserviamo mentre va a trovare la moglie Ingrid (Kristine Hartgen) e il figlioletto Ole (Christoph Gelfert Mathiesen) grazie a una licenza premio. Proprio quella notte, al suo ritorno nel campo, i soldati tedeschi sbarcano sulla spiaggia di Narvik e il colonnello norvegese decide di arrendersi.
Gunnar e gli altri tuttavia si rifiutano di consegnare le armi senza combattere e tentano di lasciare la cittadina, guidati dal maggiore Omdal (Henrik Mestad).
È qui che si dividono per il momento le strade di Gunnar e la moglie Ingrid, lasciandoci assistere alle due vite che proseguono in parallelo tra mille difficoltà, con entrambi che cercano di sopravvivere a loro modo. Gunner tra gli orrori della guerra combattuta sul campo e Ingrid che pur di non finire nei guai serve i tedeschi sbarcati a Narvik.
La sceneggiatura di Christopher Grondahl non brilla certo per originalità ma fa il suo dovere, mentre la narrazione procede con un ritmo piuttosto scorrevole, sebbene priva di eccezionali picchi di tensione e al netto di salti temporali che in alcuni momenti ostacolano il flusso. Ma al di là del merito di averci raccontato una storia comunque poco conosciuta, quello che funziona maggiormente in Narvik è invece il comparto visivo, tramite riprese di grande impatto e una fotografia incantevole grazie all’ottimo lavoro di John-Erling Holmenes Fredriksen.
Il cast tecnico, nonostante l’introspezione dei personaggi non sempre sia esaltata dalla sinossi e dai già citati avanzamenti temporali, risponde assolutamente presente, regalandoci ottime performance in particolare da parte dei protagonisti Gunnar e Ingrid.
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Ovvio che, semplicemente restando su Netflix, quando pensiamo a film di guerra riusciti ci vengono in mente altri esempi, come il recentemente plurinominato agli Oscar 2023 Niente di nuovo sul fronte occidentale o il danese The Bombardment o ancora The Forgotten Battle, senza contare capolavori storici come quelli che saltuariamente possiamo trovare sulla piattaforma. Tuttavia Narvik, al netto di imperfezioni e difetti veniali, resta un buon war movie, di quelli che vale comunque la pena vedere soprattutto se si è amanti di questo genere.