Riflessioni su Internet, Dio e la religione
Recentemente ho letto un articolo scritto da Ricky Gervais (ve lo consiglio vivamente, è consultabile a questo link) sull’ateismo, nonostante l’articolo sia ben scritto e piacevole da leggere, su di una cosa si sbaglia, effettivamente un “Dio” esiste, solo che siamo abituati a chiamarlo Internet. Prima di far partire una caccia alla streghe senza fine e di mettere all’indice questo editoriale, soffermatevi su alcuni semplici ragionamenti. Nell’articolo citato poco sopra si fa riferimento al fatto che, divinità più, divinità meno, ci sono circa 2800 creature considerate “divine” da un numero estremamente variabile di persone. Benché le religioni più diffuse al mondo si possono contare sulle dita di una mano, trovo filosoficamente corretto affermare, come del resto ci dice anche il buon Ricky, che chiunque creda in una determinata divinità o in molteplici è “ateo” nei confronti di tutte le altre. Detto questo il concetto stesso di divinità o di Dio è labile; prendete Dio nell’accezione più comune (quella cristiana) nonostante si siano scritte e dette milioni di parole, resta ancora un’entità – per forza di cose – intangibile. Tra le domande più ricorrenti, indipendentemente in ciò che si crede, c’è sicuramente: “Cos’è Dio?” Almeno una volta nella vita, chiunque si sarà ritrovato ad interrogarsi su questo argomento. Il fatto è questo, anche quando si associa la divinità ad un’immagine tangibile, è impossibile descriverla materialmente, proprio perché l’immaterialità fa, il più delle volte, uno dei punti cardine delle rappresentazioni religiose. Va da sé che, per quanto ci si sforzi, è impossibile rispondere al quesito di cui sopra. Trovo molto più sensato chiedersi “A cosa serve Dio?”. Con questo non vorrei sembrare inutilmente blasfemo anzi, la mia è una domanda più che legittima, anche supponendo di avere le prove inconfutabili dell’esistenza di una qualsivoglia divinità, vi siete mai chiesti qual è la vera utilità di un dio? Insomma, che si muova per una volontà ben definita, o che agisca in maniera casuale, cosa fa Dio per gli uomini? O meglio cosa si aspettano gli uomini da Dio e perché ne hanno così disperato bisogno?
Le domande iniziano a essere tante e purtroppo le risposte quando si tratta di fede non sono sempre facili da dare. Cercherò di essere sintetico, sono fermamente convinto che il concetto stesso di divinazione nasca da quell’irrefrenabile sete di conoscenza che contraddistingue l’uomo e che, collettivamente parlando, lo esaspera al tal punto da cercare nell’indefinito – e quindi nel divino – le risposte alle domande a cui non riesce a dare una risposta con i mezzi attualmente a propria a disposizione.
Se ripercorressimo la storia di tutte le religioni, noteremmo come la ricerca delle risposte sia il minimo comune denominatore nonché catalizzatore della nascita (e della scomparsa) di qualunque tipologia di fede. Basti pensare a quanti popoli hanno avuto una forma di divinazione nei confronti di quei fenomeni naturali, come pioggia, eruzioni vulcaniche, fulmini a cui la scienza non sapeva ancora dare spiegazioni. Oggi è facile guardare a questi popoli come “ignoranti”, ed essere convinti che ciò in cui credevano era frutto solo di misticismo e nulla più. Che poi sono gli stessi occhi con cui gli atei guardano i credenti oggigiorno, ma questa è un’altra storia. La scienza di per sé non basta – e mai basterà a mio avviso – a dare tutte le risposte affinché l’uomo non abbia più bisogno di credere in qualcosa; già dai Greci e i Romani la fede non era solo una questione di intangibilità anzi, l’esigenza del divino sfiorava anche – un po’ come oggi – nel sociale (vedi il Dio della guerra, della caccia ecc.); ecco che la divinità diventa sempre più importante nel regolamentare i rapporti umani, fornisce un codice etico oppure interviene, direttamente o indirettamente, in questioni incontrollabili – come la guerra appunto – da un singolo individuo. Di fatto nel corso della storia la religione è andata col tempo a dare sempre più importanza al singolo; se come detto prima in passato di pregava per la pioggia e per i raccolti, oggigiorno è il singolo individuo si rivolge a Dio per esporgli i propri dubbi, le proprie paure e, ovviamente, chiedere un intervento diretto. Volendo ricapitolare e rispondere alla domanda “A cosa serve Dio?” Abbiamo concluso insieme che, dagli albori dei tempi, dio serve a: dare risposte, offrire conforto e, qualora fosse possibile, risolvere un determinato problema. Qual è quella cosa che oggi giorno usiamo per dissipare i nostri dubbi, per confrontarci anonimamente raccontando anche tutti i nostri più “oscuri” segreti? È Internet ovviamente. Non vi sto dicendo di erigere in un altarino in casa vostra e donare l’otto per mille a Mark Zuckerberg, nonostante il titolo provocatorio non mi aspetto che Internet faccia miracoli (anche se nel suo aspetto sociale qualche “miracolo” l’ha fatto). Vorrei farvi riflettere su quello che oggi significa e rappresenta Internet, sul modo che questo strumento ha cambiato radicalmente le nostre vite. Internet è così radicato nella nostra quotidianità che può tranquillamente sostituire la religione, del resto è proprio online che si può trovare la più grande comunità atea al mondo. Con questo voglio dire che per molte persone sul piano dell’utilità, essere connessi può avere la stessa valenza di qualsiasi fede. Il fatto è che se eliminiamo gli orpelli, i riti e tutti quegli aspetti accessori alla fede, resta il fatto che qualunque divinità, nella suo rapporto diretto (mi riferisco ai presunti interventi divini) è così statisticamente irrilevante (pensate a quanti miracoli avvengono in proporzione a quelli richiesti) che Internet per molti, senza che ve ne sia nemmeno coscienza, sopperisce tranquillamente ad una figura “divina”. Non vorrei risultare blasfemo ai vostri occhi ma vi invito a riflettere su alcune cose: oggigiorno è più facile confessarsi su ciò che si è fatto su di un forum, piuttosto che di fronte ad una “autorità” religiosa; confido nel vostro intelletto quando vi dico che qualunque figura religiosa è “eletta” per mano di altri uomini quindi, da un punto di vista realmente “divino”, non ha la benché minima autorità, o meglio, non ne ha di più rispetto a qualunque essere umano dotato di buon senso. Lo stesso discorso si può fare con qualsiasi aspetto della vita, tuttavia qui non si sta cercando di convincervi di nulla; ripeto sappiamo che Internet non ha nulla di mistico, ma nella sua tangibile e utilissima manifestazione può tranquillamente sostituire Dio, indipendentemente se ci crediate o meno.