La nuova stagione dei Simpson si apre col… morto!

Il tempo vola. Non ci sono dubbi. Sembra ieri che si usciva di scuola e si guardavanoSimpson in tv all’orario di pranzo che ecco sono già passati una mezza infinità di anni. Detta così vi starete sentendo vecchi ma non si può negare che I Simpson siano in circolazione da molto più di quanti di noi ricordino tant’è che da che era ieri che si andava a scuola ci troviamo oggi a parlare della nuova stagione, la ventiseiesima... e ventisei candeline per uno show televisivo sono tante, qualcuno dirà che sono anche troppe. Difficile dargli torto. Per quanto ci si possa essere affezionati, per quanto gli si possa voler bene, è innegabile che negli ultimi anni (almeno gli ultimi 10 a parere di chi scrive) lo show abbia perso un po’ quel suo smalto, quel suo imbattibile mordente. Vero è che la concorrenza è oggi spietata, e se certi show come I Griffin erano una volta poco più di un plagio, oggi invece parliamo di una alternativa solida e, vuoi meno anni sulle spalle, ancora relativamente “fresca”. Perché il punto è quello.

Simpson Griffin

Non la qualità della scrittura, che è da sempre affidata ad un certo estro, ma l’oggettivo numero di episodi che ha esaurito ogni possibile situazione e intreccio. Il problema de I Simpson, forse, è proprio che negli ultimi anni ci è sembrato di vedere sempre la stessa roba, con situazioni che, pur essendo rimaneggiate, mal competevano con le gag e gli intrecci delle puntate passate. Il brio in sé non manca, e neanche il carattere, è un mero problema di idee che per forza di cose hanno cominciato a scarseggiare dopo ben 522 episodi. Toccava quindi trovare un escamotage per attirare l’attenzione, un pretesto per “spararla grossa”, e così più o meno un anno fa il Produttore della serie Al Jean dichiarò che in occasione della premiere della ventiseiesima stagione sarebbe morto un personaggio ricorrente della storia dello show con un unico indizio: si trattava del vincitore di un Emmy. Ovviamente i vincitori di Emmy in un programma di successo che va avanti da 25 anni si sprecano, e quindi la cosa non fu di particolare aiuto per l’identificazione della “vittima”.

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Prima di andare avanti (avvisandovi, tra le altre cose, che nell’articolo ci sono SPOILER) vogliamo però dare un merito alla produzione: quello di essersi giocata bene le sue carte. L’hype generatosi dietro la morte di un personaggio “noto”, unita alla presentazione di alcuni trailer in cui era possibile vedere un Homer sofferente a letto, ha creato negli spettatori un’attesa quasi snervante, in cui seppur fosse ovvio che a morire non potesse essere Homer (dai su… siamo seri!) gli spetattori si sono quasi impelagati. Dal punto di vista della comunicazione, quindi, nulla da ribattere. L’episodio premiere “A clown in the dump” ha fatto il suo lavoro più che egregiamente, il punto è che le attese sono state in qualche modo illuse e che l’atmosfera generale non sia delle migliori. Togliamoci allora il dente: CHI E’ MORTO?

Springfield_Cemetery

La risposta è: il padre di Krusty, ossia il Rabbino Hyman Krustofsky. Si gente… fischi e pernacchie. Ora, non dico che mi aspettavo che morisse Krusty – un personaggio ormai di serie A nel roster – ma far morire suo padre che in 25 stagioni ha avuto solo 2 (e dico DUE) episodi di rilievo mi fa sentire un po’ preso in giro. In tal senso va evidenziato il mio plauso di poco sopra, l’attesa è stata messa in piedi come si deve, ma alla fine della fiera c’è un senso di delusione in tutta la faccenda. Il personaggio in sé è del tutto minore e il fatto che sia apparso così sporadicamente non lo renderà neanche riconoscibile ad alcuni di voi (tant’è che sono sicuro che qualcuno avrà appena esclamato CHI?!). Ma la cosa peggiore dell’uccidere un personaggio a cui non frega niente nessuno, è il fatto che la storia raccontata con l’escamotage della morte non sia neanche interessante. O meglio: il tema dell’episodio è incentrato su come Krusty si rapporti al parere che ha di lui suo padre ma ciò era stato già fatto (e risolto!) nell’episodio “Tale padre, tale clown” in cui, alla fine di tutto, padre e figlio si ricongiungono. Salvo lo spunto narrativo, anche la riflessione che ne viene fuori è trita dall’episodio precendente rendendo l’episodio noioso, stantio e facendo cadere anche l’interesse per la tematica padre/figlio. La storia di background è anch’essa concentrata sul rapporto genitoriale, attraverso l’abusatissimo duo Homer+Lisa. Qui la piccola è preoccupata per la salute del padre assumendo, nei suoi confronti, un atteggiamento iper-protettivo. Anche da questo punto di vista la tematica è più che abusata e dato il suo “spessore da background” risulta ancor meno interessante e incisiva. La summa è che la premiere della ventiseiesima stagione de I Simposon, per quanto sia comunque un evento di primissima categoria è fiacca e monocorde come gli episodi precedenti. La morte di uno personaggio del cast del tutto superflua, unita alla creazione di un intreccio incollato da un episodio del tutto simile non è interessante. Mettiamoci l’animo in pace… è così. Anche il sottofondo di gag dolci/amare tipiche quando si parla della carriera di Krusty, strappa sorrisi al contagocce e non diverte fino in fondo. Certo, le guest star in questo episodio si sprecano, e non mancano siparietti pungenti (come un momento tra Telespalla Mel e Telespalla Bob), ma è acqua che è già passata sotto questi fiumi e lo show, alla sua prima (nuova) prova non è ancora tornato capiace di calamitare su di sé un’interesse che non sia solo legato al nome che porte e agli anni che ha. E questo è male.

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Prima di chiudere spendiamo due parole sulla gag del divano di quest’episodio, bellissima e fuori da ogni schema. Confezionata da Don Hertzfeldt, celeberrimo cartoonist indipendente (noto, per lo più, per “It’s Such a Beautiful Day” e “The Meaning of Life”) la gag del divano sembra quasi presa di peso da uno dei famosi episodi di Halloween e presenta una situazione al metà tra fascinazione e disgusto. È un’opening “creepy” e quasi malinconica. Un piece of art che, tuttavia, dura circa tre minuti, stringando considerevolmente il tempo dell’episodio.