Orfani Ringo segue il successo della prima stagione
Comincia la seconda stagione di Orfani, l’autentica rivelazione fumettistica del 2014. L’opera realizzata da Roberto Recchioni (storia e testi) ed Emiliano Mammucari (disegni) ha sorpreso tutti, avviando il nuovo corso di Bonelli Editore e rilanciando la fantascienza Made in Italy, reinventandola se vogliamo, ma ispirandosi fortemente ad icone cinematografiche e videoludiche della cultura pop odierna. L’ultimo numero della prima stagione si era chiuso in maniera perentoria. Con uno scenario che ricordava da vicino quanto visto in piazzale Loreto nel 1945, quando il corpo di Mussolini fu appeso pubblicamente, per farne un esempio. Ringo lascia appeso il corpo senza vita di Jonas, allo stesso modo. Un monito, per tutti coloro che hanno rinunciato a difendere la verità, a divulgarla, per paura della rivoluzione. Una scena cult, secondo l’opinione di chi vi scrive. Ringo però la rivoluzione la comincia da solo, lo lasciamo così alla fine di Orfani. Nella seconda stagione invece sbarchiamo in una Napoli devastata dai conflitti e dalla rivoluzione stessa, dove i gruppi della resistenza arrivano a reclutare anche dei ragazzini per combattere il Governo di Crisi (ed è inevitabile ragionare sulla specularità di tali espedienti, rispetto a quanto accadeva anni prima, con dei ragazzini che sembravano rappresentare l’unica speranza del pianeta, dopo il disastro). Questo numero dà un taglio netto, sotto tutti i punti di vista, sia per il linguaggio con cui parla al lettore, più cinico, spietato e maturo sia per quanto riguarda il lato prettamente strutturale della narrazione, non più divisa su due piani temporali ma più lineare. In questo numero, dicevamo, Recchioni e Mammucari rendono omaggio alla NOSTRA cultura pop, quella a cavallo degli anni ’90 e 2000, proprio come James Gunn omaggia quella indimenticabile, degli anni ’80 nel suo straordinario Guardiani della Galassia.
Si scorge la passione di entrambi per i videogame: la saga di Metal Gear Solid, infatti, la cui atmosfera si respira soprattutto nella caratterizzazione della squadra dei Corvi, la guardia del corpo personale della Presidentessa Juric (il cui mistero che l’avvolge risulta però palese fin dall’inizio) che ricorda molto da vicino, anche dal punto di vista del character design, le Beauty and Beasts di Guns Of The Patriots, il quarto capitolo della saga ideata da Hideo Kojima. Senza dimenticare i chiari riferimenti ad Halo, soprattutto nella prima stagione, dove la squadra degli Orfani non era dissimile dal Noble Team, composto dai leggendari Spartan morti su Reach. Nelle prime pagine poi, quando ci vengono mostrati i sobborghi di Napoli, i quartieri popolari, sembra, per un attimo, di trovarsi tra le location di Gomorra. L’intelligenza di ambientare la storia in un posto familiare praticamente ad ogni italiano, almeno visivamente, permette di vivere questo albo con uno spirito diverso, inedito se vogliamo. Si tocca anche il filosofico, con un interessante variazione sul tema del doppio (gli Orfani caduti, replicati per realizzare la squadra dei Corvi), quasi come se il passato di Ringo non volesse abbandonarlo, costringendolo a combattere anche contro il vecchio se stesso.
Un primo numero potente, sotto tutti gli aspetti. Una partenza folgorante che pone però sulle spalle dell’intera stagione un peso enorme. Rispetto all’opera originale c’è più maturità, più consapevolezza: mantenere questi livelli di narrazione e illustrazione (Mammucari raggiunge quasi lo stato dell’arte in alcune tavole) sarà davvero un’impresa. Noi crediamo in Bonelli però Crediamo nella sua rivoluzione e combattiamo con lei, come dei piccoli, spaventati guerrieri.