Oggi ci prendiamo un momento per un editoriale un po’ diverso dal solito, perché al di la di quello che è il pensiero in sé, quel che vi racconterò oggi è una storia e sarò grato a chiunque abbia voglia di leggerla e magari di commentarla. La storia è quella di X, un ragazzo che è da lungo impegnato nella coronazione del suo sogno, del suo progetto, nella consacrazione della sua idea. Perché ci prodighiamo per X? Per pubblicità? No, perché già solo il fatto di tenere il nostro amico nell’anonimato dovrebbe essere sufficiente a evitare ogni trollata in tal senso. Si è scelto X come nome, perché magari alcuni di voi potranno sostituire quella X con il proprio nome, o con qualsiasi altra storia con protagonista un uomo, le sue idee e la difficoltà nel realizzarle. Che è un po’ quello che, almeno qui a Stay Nerd, diciamo da sempre. Perché noi ci crediamo nel potere delle idee ma…
ma… può succedere come ad X. E allora andiamo per gradi: X è uno che nella vita si prodiga molto. Svolge ben due lavori come può ed al meglio che può. È uno che si fa voler bene, una persona piacevole con cui chiacchierare ed è anche uno abbastanza sveglio da capire il valore delle cose. Non è uno che se ne sta con le mani in mano ed anzi, tra lavoro, svaghi ed hobby ha un’agenda bella fitta. Ad X però ronza in testa una mezza idea, un progetto che vorrebbe realizzare. Questa storia comincia circa 4 anni fa, ed X ancora non sa che quello che sta per cominciare è un cammino faticoso ed atroce, come la traversata dantesca dall’inferno al purgatorio… perché Paradiso qui non c’è. Un’idea, dicevamo, ronza nella testa di X da un po’ e pensa che, con un po’ di impegno, quest’idea si può anche realizzare. Comincia così a cercare informazioni sul come, il quando e il perché. Realizzare un progetto da zero, per chi non ha competenze tecniche, è qualcosa di veramente complesso. La sua idea? Beh… non ci va di rivelarvela ma sappiate solo che scaturisce da una passione molto concreta. X, insomma, non sta progettando di volare di punto in bianco sulla Luna. Lui ha preso un paio dei suoi hobby e ci ha messo dentro un suo pensiero, modellandoli sotto forma di un progetto che si, è realizzabile. Non un razzo spaziale che richiederebbe doti di ingegneria, ma qualcosa di verificabile e concreto che, comunque, richiederà del tempo. Ma X questo lo sa e non è scoraggiato dal fattore tempo “tanto – dice tra sé e sé – da vivere ce l’ho e con questo non mi immagino certo di svoltare”. Ora che succede? Poiché X sta immaginando un progetto che sfrutti una licenza che non gli appartiene, e poiché sa quanto sia facile che per questioni di licensing un progetta venga cannato (soprattutto nell’era di internet), la cosa che gli viene logico pensare è di acquistare la licenza perché da lì il suo progetto può avere una svolta.
“O mi chiederanno una cifra ragionevole, o una cifra così alta da costringermi a cambiare tutto”. Il piano è chiaro e semplice ma quel che X non sa è che per acquistare quella particolare licenza la vicenda gli impiegherà una mezza infinità perché tra rimbalzi, scarica barile e persone che, semplicemente, non sanno fare il proprio lavoro, la risposta alla sua domanda (veramente semplice nella sua banalità: “si può fare?”) non arriva mai in quello che è un tipico esempio di inettitudine burocratica italiano e non. Le sue domande, insomma, non trovano risposta e quando una risposta arriva è sbagliata, incompleta, o semplicemente idiota. Ci sono anche casi paradossali in cui da una risposta si torna ala domanda iniziale, solo fatta ad un ufficio diverso, che pretende che tutto si racconti da capo e, dunque, si ricominci da zero. L’impressione è che la gente non lo prenda sul serio.
Da un lato verrebbe da pensare che la cosa è anche normale, perché X NON è un professionista del settore a cui vuole (o vorrebbe) interfacciarsi, ma quando mai solo “gli esperti” sono i mandatari delle buone idee? E la sua è una buona idea. Lo sa lui, e lo sanno anche molti dei “professionisti” che alla sia idea cominciano ad interessarsi. Perché X comincia a far parlare di sé sui social network… in modo blando ed easy, ma la voce si passa e la sua idea è affascinante. Come che sia il tempo passa e nel mentre X ha comunque costruito una certa autonomia. Che ha escogitato? Poiché la licenza a cui fa riferimento è una licenza multimediale, lui è andato a bussare alla porta di uno dei più celebri artisti che a quella licenza hanno attinto per mestiere. Y (lo chiameremo così) è un artista professionista, molto social e connesso e pare anche propenso a dare una mano. Con Y, X comincia una serie epistolare che ha un che di medievale, ma Y, tutto sommato, si tiene aggiornato sul progetto e risponde, dando anche ad X il permesso, di buon grado, di utilizzare i suoi lavori come vuole. Forse neanche Y si immaginava che l’idea di X potesse lucrare… o almeno è quello che da a credere. Si, da a credere, perché poi improvvisamente Y sparisce, non risponde… ed il bello è che ben altro sta accadendo nella lunga sequenza di eventi di questa idea martoriata. La stiamo riassumendo in poche righe, eppure sono già passati oltre due anni e mezzo.
A questo punto X pare stia per farcela, perché il coraggio e a passione vincono anche l’inettitudine e dopo una lunga sequenza di contatti e telefonate riesce ad ottenere una proposta di contratto di licenza. L’offerta è buona, e il detentore dei diritti non è nemmeno oltremanica, è italiano ed è ben disposto (su ordine di un ufficio internazionale!!!) a pattuire a X quel che gli serve previo il pagamento di una somma che, seppur alta, sembra più che plausibile per il marchio di cui l’idea di X si fregerebbe. Ma poi, mentre il contratto è a portata di mano, giusto il giorno prima, X viene avvisato che tutto è andato a monte, che quella società non può più garantire nulla, che la licenza è saltata e si torna al blablablabla… la solita solfa, il solito concentrato di sbadataggine e ignoranza e l’idea di X torna di nuovo a capo. Ed è passato altro tempo intanto, perché la rapidità di risposta di questi uffici è sempre pari all’elezione del Papa. Poi, come se non bastasse, anche Y torna a farsi vivo… ma non per mail, per puro caso.
Succede infatti che un amico di X, in una amichevole chattata in Facebook, si complimenti per la realizzazione del progetto. X dapprima si lusinga, pensando che l’amico abbia seguito post, fotografie e quei pochi materiali che DA SOLO e con l’aiuto degli amici che lo supportano nell’impresa, ha messo sui social nella ricerca di un po’ di popolarità. Nel mentre con pochi soldi ha persino realizzato un prototipo della sua idea. Un pezzo unico da cui non si distacca mai e che è il baluardo della bontà del suo sogno. Ma l’amico non parla di quello, ma di altro… qualcuno, un team americano per la precisione, ha appena messo online l’annuncio di un suo progetto che anche solo dal nome è praticamente il verso di quello di X. Si, l’idea è stata copiata. Non che fosse così originale, ammette X, ma anche solo il fatto che abbia lo stesso nome lo turba… Lo turba poi il doppio quando scopre che “il caro” Y è parte integrante del progetto concorrente, la qual cosa ha l’allegorico aspetto della proverbiale serpe in seno. “Ora non dico che Y mi ha copiato… ma se ha annusato l’opportunità, dopo anni di mail… la cosa non è che mi stupirebbe”. Ed ha ragione, perché le probabilità che la stessa idea, con lo stesso nome, sia venuta a chilometri di distanza non è concepibile. I concorrenti, attualmente, hanno incassato anche una bella cifretta a 6 cifre. X invece, vittima di un certo lassismo nella gestione dei contatti, è stato vittima dell’idiozia umana. E non un’idiozia italiana eh! Ma un maelstrom di idiozia internazionale. Ma lui non si scoraggia. Il tempo passa e siamo ai giorni nostri, in cui lui gira ancora con alla mano il suo progetto in cui, diamine, crede con tutto sé stesso. Fanculo chi lo ha copiato, fanculo chi gli ha dato bidone e fanculo chi – meschinamente – di tanto in tanto lo contatta per dirgli che lui non può fare quello che vuole fare. Che non è mestiere suo, che deve restare “fuori dal giro”. X sta tirando diritto ed è quel suo tirare la carretta che ha ispirato questa storia, che è tutta vera e che, mi perdonerete, è stringata ed asciutta per meri motivi di privacy ma che dovrebbe chiarirvi due cose:
La prima è che il mondo è pieno di idee. Che non è vero che stiamo andando a rotoli. È la gente che va a rotoli, ma da sola in autonomia. Perché esistono 7 miliardi di teste, e più che mai OGGI, si parla di startup, di progresso, di socialità. Oggi come oggi viviamo IMMERSI nel concetto che le idee esistono e sono la fuori, ma purtroppo esiste un mercato (di matrice neanche tanto lobbista, ma autenticamente bastardo nel suo cinismo) che non crede negli autori, nei creatori, negli sognatori… e neanche nei fruitori di contenuti. Il mercato, imbestialitosi dalla ricerca del guadagno facile, ha rimandato ogni responsabilità a qualcun altro. Chi non si sa bene, ma è ormai sordo a quello che ci serve davvero. Pensateci e ditemi se non è vero. E se vero non è allora perché sarebbe nato il crowdfunding ed ogni similare meccanismo di condivisione e sponsorizzazione dei privati? Ecco… fatevi una domanda e datevi una risposta.
La seconda cosa che dovete capire, che è poi la più importante, è che l’idea non si arresta. L’idea è un concetto potente che può fermarsi solo quando chi la partorisce smette di credere in essa. Il mio editoriale di oggi, allora, lo dedico alla potenza delle idee che muovono gli uomini, ed agli uomini che smuovono il mondo per realizzarle. Uomini come X, o come chi – me compreso – ha fatto il diavolo a quattro per consolidare la propria idea in qualcosa di concreto. Per il solo, archetipico, gusto di dire: “Questo è mio, ma non perché mi appartiene, ma perché l’ho fatto io”. Un qualcosa che teoricamente oggi sarebbe alla portata di tutti, ma che purtroppo finisce sempre più vittima di anni ed anni di email senza risposta. Per il resto… “non ci sono certezze, solo opportunità”.