Fenomenologia del luogo comune
Se c’è una cosa in cui siamo tremendamente bravi, è atteggiarci a partita conclusa, mentre dietro la nostra bella tastiera insieme al caro vecchio Wikipedia, espandiamo artificialmente la nostra cultura generalmente deficitaria. Siamo troppo, troppissimamente bravi ad eleggerci paladini del buon gusto e del: “ma io lo sapevo prima degl’altri”, “io lo vedevo quando ancora non era famoso” e, per contrappasso, del “siccome quella cosa la facevano tutti, ho pensato facesse schifo”. Mentre leggete queste frasi e cercate di ricordare quando spocchiosamente le avete pronunciate anche voi, parte dal fondo della sala un quarto d’ora di applausi irriverenti. Bravo, bravo, proprio un atteggiamento colto. Tu si che ne capisci. Se proprio non te ne fossi reso conto, nonostante il tuo denigrare a caso Fabio Volo, sei anche tu vittima, carnefice e mandante di quel delitto culturale chiamato luogo comune. Perché sì, nessuno si salva e prima o poi tocca a tutti fare i conti con il proprio passato. Ti sarà successo quando tutti avevano la PlaySation e tu, Nintendaro nemmeno tanto incallito, non l’hai comprata perché: beh, ce l’hanno tutti… io mica mi omologo alla massa. Oppure più recentemente quando “hai scoperto” Breaking Bad… un serial che praticamente chiunque ha visto… e tu dici di averlo scoperto. Proprio tu. Proprio tu che mentre la gente vedeva Lost e ne parlava a più non posso, pensavi fosse l’ultima trovata commerciale e l’hai accantonato per anni e che, ovviamente, hai visto post onda mediatica descrivendolo come “passabile” e francamente non ti spieghi come abbia avuto tutto quel successo all’epoca. Tu che molto probabilmente sei anche un po’ hipster ma cerchi di fare di tutto per sentirti allo stesso tempo “colto e particolare” ma evitando appunto di farti etichettare come hipster perché già di tuo non godi di tanta credibilità. Il fatto è che spesso si finisce nel luogo comune... e non ve ne faccio una colpa, è un modo di fare decisamente “umano”.
Soprattutto su internet si creano dinamiche socialculturali in cui si è tremendamente influenzati dalla massa, indipendentemente dal tipo di massa. Mi spiego meglio. Immaginiamo che sul mercato esca il nuovo singolo di una boy band tremendamente amata dalle ragazzine, voi aprite il vostro facebook (lo chiamate proprio così) e vedendo quest’ora anomala di commenti su questo singolo non potete far altro che invocare tutte le divinità della musica affinché flagellino questi stolti che con il loro scadentissimo pezzo infangano il nome dei vostri miti di sempre. Ok, probabilmente è vero che se un’artista o sedicente tale fa breccia nelle ragazzine farà musica di merda ma, è anche vero, che voi prima di denigrarlo non vi siete nemmeno presi la briga di ascoltarlo quel pezzo. E quindi ecco che si cade nel vortice del luogo comune, o della generalizzazione siamo lì. Fin quando si tratta di cose potenzialmente pessime, odiarle a prescindere ci può anche stare. Il problema si pone quando un prodotto di una discreta qualità o di un’ottima qualità riesce, per ovvi motivi, a fare breccia nel grande pubblico. Qui la massa non sono ragazzine, sono persone apparentemente normali, che vengono letteralmente rapite da quella serie, da quel videogame o da quel telefilm. Psicologicamente è vero, quando un prodotto di ampio consumo incontra i nostri gusti e i gusti della maggioranza delle persone che conosciamo, ci sembra addirittura più bello. Della serie: se piace a tutti, ci sarà un motivo. Ok, anche questo è un luogo comune ma se è supportato dal fatto che quella cosa ci piace genuinamente, è un luogo comune piuttosto tollerabile o almeno intellettualmente condivisibile.
Metti invece che tu a quel determinato prodotto non ti sei avvicinato e proprio per la sua influenza sulla massa non riesci a fartelo piacere. Della serie: se piace a tutti, sarà una robaccia commerciale. Ecco, altro sbagliatissimo luogo comune. A chi non è successo? Non siate timidi, è praticamente impossibile che almeno una volta nella vita non avete inveito contro un’opera apprezzata dai più. Questo luogo comune è difficile da decifrare, salvo avere una laurea in psicologia e un campione di studio abbastanza importante. La cosa, a mio modo di vedere, nasce dal fatto che chiunque avendone l’opportunità è portato ad avere idee tali da far sì che la propria immagine risulti sempre più sofisticata e affascinante, in poche parole è narcisismo intellettuale. La boria di riuscire ad evitare un prodotto pur di non amalgamarsi alla massa. Il bello è che quest’atteggiamento si basa su un luogo comune che di fatto di sofisticato non ha nulla. Il problema è che oggigiorno, vittime del moderno rapportarsi agl’altri e della nauseante pavonizzazione di noi stessi, siamo tutti, chi più, chi meno, vittime dei luoghi comuni; incapaci come siamo di esprimere i nostri gusti nell’unica maniera esatta: con autenticità. Della serie: siate voi stessi. Dite che anche questo è un luogo comunque? Forse sì, ma è sola colpa del fatto che non ci sono più le mezze stagioni.