A vent’anni dal G8 di Genova, e a quindici dalla prima edizione di questo progetto (anche) a fumetti, Supporto Legale torna su quei passi per proseguire la catena di solidarietà e memoria
Supporto Legale è una rete solidale che, dal 2004, si occupa di offrire sostegno e supporto a chi ha dovuto scontrarsi con gli ingranaggi repressivi dei processi avvenuti in seguito agli scontri avvenuti tra il 19 e il 21 luglio del 2001 a Genova, in occasione del G8. Al suono del loro slogan “La memoria è un ingranaggio collettivo. La solidarietà un’arma. Nessun rimorso.“, il progetto si è evoluto negli anni – partendo come appendice del progetto di contro-informazione internazionale Indymedia e diventando poi totalmente autonomo – toccando diversi aspetti che raccontano la macchina repressiva messa in atto in quel frangente e in molti altri. Ultimo, ma non per importanza è Rapsodia di una Rivolta, iniziativa che si snoda su diversi supporti: un documentario (In Campo Nemico), incontri, articoli di approfondimento, una raccolta crowdfunding e una riedizione ampliata, riveduta e corretta del libro a fumetti GE Vs G8 che da quel materiale di quindici anni fa è stato espanso negli interventi scritti e disegnati diventando Nessun Rimorso, pubblicato a inizio mese da Coconino Press.
Un percorso che si manifesta attraverso le memorie, le testimonianze, i verbali dei processi vivisezionati al dettaglio e analizzati criticamente ma anche la più semplice vicinanza di chi non c’era ma vuole esserci ora e per sempre. Un documento costruito con lo scopo principale di comunicare un’intenzione: di quel che è successo, chi manifestava non deve pentirsi. Non deve esserci – come da titolo – Nessun Rimorso, ma la rabbia residua che non deve essere dimenticata perché si è a tutti gli effetti vittime a prescindere dal sentimento che ha portato in piazza le persone. Non il facile piangersi addosso o l’elemosina della pietà altrui perché chi manifestava è stato attaccato indenne o indifeso, non è questo il punto che rende più o meno grave ciò che è successo vent’anni fa e che continua ad accadere. Non ci sono “frangia violenta” o “blocco nero” che possano giustificare quel che abbiamo visto, non ci sono “tute bianche” o “disobbedienti” che possano rendere comprensibile la riesumazione di un crimine creato dal governo fascista dopo più di sessant’anni di mancato utilizzo (il cosiddetto “reato di devastazione e saccheggio”).
Avevate ragione voi
Nel libro la questione del G8 di Genova del 2001 viene affrontata essenzialmente in due modi: il primo, oggetto di questo paragrafo e del successivo, vuole porre i dovuti accenti sulla repressione, sui modi utilizzati dalle forze dell’ordine e su ciò che hanno dovuto subire le persone che hanno manifestato in quei giorni. Una posizione nettissima, trattata sia nelle parti a fumetto (con contributi di, tra i vari nomi: Zerocalcare, Nova, Maicol & Mirco, Lorena Canottiere, Daniel Cuello, Rita Petruccioli e Davide Reviati) che in quelle scritte (con approfondimenti scritti congiuntamente da Supporto Legale e nomi illustri come quello di Erri de Luca). Non si cerca la strada facile della mancata possibilità di difesa, né tantomeno quella degli intenti pacifici di chi era in piazza. Si assume anzi che spesso e volentieri a manifestare alcune persone vanno specificatamente e appositamente per gli sconti, traghettati da una spinta no-global che all’epoca era un’onda incontrollabile, ma che questo non rappresenta un motivo valido per la violazione di diritti umani che si è presentata al mondo in quei giorni.
Viene sviscerata senza escludere dettagli ogni violenza, abuso di potere e distruzione dei valori fondamentali per gli esseri umani. Vengono accusate senza se e senza ma le forze politiche che all’epoca erano al governo tanto quanto quelle di opposizione, colpevoli negli anni di perdita di quei valori che si professavano di difendere e di una progressiva distanza dai movimenti e dalle lotte. Si cerca in tutti i modi di far capire che non è un estintore o un sasso a rendere plausibile e possibile quella reazione repressiva che si è attuata. Si vuole gridare al mondo che la ferita è rimasta aperta prima di tutto nei confronti dell’opinione pubblica, che con i “ma” e i “però” ha quasi spento di significato quel che le persone in quei giorni hanno visto, subito, sentito e provano ancora sulla propria pelle. Nessun Rimorso assume dunque la funzione di testimonianza non per commuovere con la cronaca, ma per condannare una diffusione di un pensiero che è stato attuato esplicitamente per colpevolizzare una parte di persone che – a conti fatti – ha subito più di quel che ha inflitto: per respingere ancora una volta la narrazione per cui, comunque e a prescindere dai fatti, avevate ragione voi.
Avevamo ragione noi
La seconda anima – inevitabilmente legata alla prima e che gli conferisce ancor più potenza – di Nessun Rimorso è rappresentata dall’innesto ideologico che possiamo collegare con le proteste di quel periodo. Il G8 di Genova, infatti, rappresenta il culmine esplosivo e la triste fine di una realtà politica che a conti fatti non ha fatto nient’altro che anticipare tutte le istanze che si presentano oggi ai nostri occhi, nel collasso del tardocapitalismo occidentale e nella fioritura di quello orientale. Erano già alte e risonanti vent’anni le voci che chiedevano parità di genere. Si presentavano già allora i conti alle compagnie petrolifere e alle multinazionali per i danni ambientali. Sfilavano con orgoglio i movimenti LGBTQI+, dando nascita al cosiddetto pink block, per avere lo spazio che gli era stato tolto da troppo tempo. Si sentiva il bisogno di avvertire la disumanità dei percorsi a cui erano costrette le persone che cercavano un domani migliore migrando. Si voleva urlare il dissenso interno verso le potenze mondiali, perché si sperava in un futuro differente. Tutto questo succedeva per le strade, senza accuse interne o aziende che fiutavano l’affare: la compattezza era univoca e il nemico era preciso.
Fa quasi paura sentire l’attualità lucida della famigerata “dichiarazione di guerra” delle tute bianche oggi. Perché si traduce 1:1 con i problemi sociali e culturali a cui facciamo fronte ogni giorno a distanza di vent’anni. Quasi come una profezia quegli slogan e quelle battaglie devono servire come spunto di riflessione. Ipotesi di una ripartenza e una riappropriazione di spazi e luoghi che vent’anni fa sono stati soppressi con la forza proprio nel momento in cui avevano raggiunto il loro apice. Bisogno di far sentire come quelle ingiustizie siano esattamente le stesse di allora, rese ancora più impellenti dal passare degli anni. Nessun Rimorso diventa quindi il canale per la necessità di far notare che forse, chi manifestava, la ragione l’aveva davvero.
Per approfondire:
A. Mittal Toledo, E. Jozes, Genê(s)rations, film documentario, Francia, 2002
A. Camilli, Limoni: il G8 di Genova vent’anni dopo, podcast de L’Internazionale, Italia, 2021
D. Mungo, Avevamo Ragione Noi: Storie di ragazzi a Genova 2001, Torino, Eris Edizioni, 2016