Con The Old Guard, Netflix riesce finalmente a trovare la quadra giusta ai tanti tentativi mancati degli ultimi anni
Un gruppo di combattenti apparentemente immortali che lottano segretamente per il bene dell’umanità da secoli. Un mistero che riecheggia nel tormentato destino. Una caccia all’uomo che ne va della loro salvezza. Un mix di elementi intriganti, seppur non troppo originali, che vengono inizialmente partoriti dall’opera cartacea di Greg Rucka e Leandro Fernandez, per poi essere riadattati da Gina Prince-Bythewood. È questo che decide di portarci sul piccolo schermo Netflix, mettendo insieme una squadra di mercenari d’eccellenza capeggiata dall’eterna Charlize Theron: The Old Guard.
Con la sua ultima produzione di spessore, Netflix (inaspettatamente) riesce a proseguire quanto di buono fatto con Tyler Rake e lo eleva, donandoci una produzione matura e, soprattutto, interessante. Il focus, infatti, resta costantemente incentrato sulla storia dei personaggi, il mistero che avvolge i loro destini e su come si potranno evolvere, mettendo quasi in secondo piano i combattimenti, le sparatorie e i nemici (quest’ultimi, un po’ troppo piatti, per essere del tutto sinceri). L’improbabile gruppo, di cui fa parte anche il nostro (e lo diciamo battendoci il petto) Luca Marinelli, che continua la sua inarrestabile, quanto meritata, ascesa nazionale e internazionale, è la quintessenza del film. Ovviamente la figura della millenaria Theron, sia per presenza scenica, che per blasone, che per intrinseca capacità accentratrice, è l’effige simbolo della produzione della N rossa, ma non mette in ombra i suoi compagni.
L’abilità della Prince risiede non solo nell’essere stata capace di donarci una pellicola interessante e dinamica (spesso i lungometraggi Netflix hanno optato per una sola delle due qualità), ma anche nell’averci regalato dei personaggi che pian piano ci mostrano pezzi di se stessi, capaci di caratterizzarsi, tra una sparatoria e l’altra, in appena due ore di proiezione. Un vero successo.
Seppur non manchino alcune sbavature, ma che, sostanzialmente, non vanno a ricalcare gli incommensurabili vuoti lasciati dalle precedenti produzioni della piattaforma di streaming, The Old Guard mantiene un ritmo equilibrato, proponendoci un susseguirsi di eventi interessanti e mai fini a se stessi. La scala di emozioni parte subito a duemila, per avere un breve calo, e così via, sino a una conclusione un po’ insapore, ma comunque valida.
Da menzionare la scelta abbastanza singolare della colonna sonora. Una serie di canzoni, da tracklist non originale, che spesso vanno a cozzare con le sequenze con schermo. Un espediente già visto con l’action fantasy Bright, di David Ayer e che potrebbe far storcere i “puristi” dell’originalità musicale. Non che il compositore Volker Bertelmann non si sia prodigato nell’offrirci una strumentale adeguata, anzi tutt’altro, ma le “main” di Marshmello e co. ridefiniscono le scelte, anacronistiche, del direttore musicale dandoci qualcosa di fresco e inaspettato.
Tralasciando la prova attoriale della Theron (l’unica donna al mondo che potrebbe impersonare anche Batman) e promuovendo in toto quella dell’ultimo vincitore della Coppa Volpi per Martin Eden, va segnalata anche la presenza di una figura enigmatica, impersonata dal sempre più convincete Chiwetel Ejiofor.
The Old Guard ha un obiettivo ben definito e riesce a raggiungerlo senza alcun problema
Le lodi a The Old Guard sono finite sostanzialmente, e per una produzione Netflix è già tanto di questi tempi. Potremmo analizzare l’inutilità del cattivo di turno, sacrificato come macchietta stereotipata da porre sopra la pira in fiamme per il bene del mondo, o della rivedibile qualità degli effetti speciali adoperati per rimarginare le ferite dei nostri eroi che ci spingono a dubitare tra le qualità del DVFX o la disponibilità di budget, ma sarebbe un semplice accanimento mosso dal rancore per la Netflix cinematografica degli ultimi anni, costellata da tantissimi “poteva essere” o “ci aspettavamo di più”.
The Old Guard rappresenta un obiettivo raggiunto da Netflix, null’altro. Non ha eccessi, è equilibrato e porta a casa un risultato onesto ed intrigante. La finalità è pur sempre quella di porci davanti allo schermo e farci spendere due ore del nostro tempo tra azione e pallottole, con, in questo caso, un bel po’ di sottotrame interessanti. Non ci aspettavamo di vedere Storia di un matrimonio o The Irishman e, alla fine, ci va bene proprio così.
Con The Old Guard, Netflix ci porta in un mondo dominato da leggende e miti, azione e una profondità di analisi distinta. Una produzione lodevole e valida, nonostante le piccole imperfezioni, e che, in un futuro non troppo lontano, potrebbe darci nuove soddisfazioni.