Libera interpretazione tutta giapponese della fiera statunitense
Come potete notare voi stessi, cari Lettori, questo special sulle news targate Nintendo sta uscendo con un po’ di delay rispetto alla tempistica che abbiamo rispettato per le passate conferenze dei concorrenti. E il problema di questo ritardo sta tutto nelle modalità con cui Nintendo ha deciso di mostrarsi all’E3.
Sapete benissimo che non ci sono stati Direct come ai tempi di Iwata-san, non ci sono stati panel e ancor di più non ci sono state conferenze. Miyamoto e soci hanno deciso di approcciarsi alla fiera losangelina in maniera del tutto avulsa dal contesto, seguendo una loro strategia che ancora non riusciamo a discernere completamente. Ma si sa che i piani di Nintendo sono imperscrutabili per noi comuni giocatori mortali.
Vediamo cosa ha combinato quest’anno e cerchiamo di dare una spiegazione per quanto vaga di questo suo atteggiamento anarchico nei confronti della kermesse losangelina.
One game. Or maybe two
Qualche settimana fa si sapeva che Nintendo avrebbe presentato e reso accessibile UN solo titolo. Certo il titolo in questione (su cui lasciamo un veloce commento più giù, in preparazione a un’anteprima più completa) era il nuovo Zelda, ma lo stesso, siamo rimasti spiazzati da questo annuncio. Una folla di Nintendisti Doc (perché ne esistono ancora!) non aspettava altro che vedere qualcosa di veramente interessante per tirarsi un po’ su di morale e invece si ritrovano il laconico messaggio: ‘Spiacente gente, stavolta vi beccate solo Zelda. Ma è bello, eh, quindi godetevelo!’
Evidentemente il grido di dolore funesto ha raggiunto direttamente Kyoto, tanto che la stessa Nintendo ha fatto dietrofront: ‘E va bene. Ci portiamo un po’ di giochi, giusto per farveli vedere, ché solo quelli sono importanti. Ma alle nostre condizioni!’
E le loro condizioni erano tutte racchiuse nel più estenuante e melmoso format informativo che potessero inventare: la Treehouse.
Come già sapete, Nintendo tiene da tanti anni a questa parte una specie di floor show continuo, che sciorina, in slot di 15-30 minuti, mini-interviste, piccoli filmati di gameplay, prove su strada e commenti sui giochi in prossima uscita sulle sue console. Effettivamente, non è neanche malvagio, nel suo insieme: la Treehouse ha dalla sua la capacità di diventare uno spettacolo, con ospiti anche importanti che si susseguono sul palco, un po’ talk show, un po’ video gameplay impegnato da trasmettere su Youtube.
Forse (e dico forse) da questa piccola considerazione, il team addetto alla comunicazione della casa di Kyoto ha cominciato a fare un po’ di conti, armati di sillogismi un po’ stiracchiati.
Su Youtube vanno forte i video di gameplay.
Io Nintendo faccio una sessione gameplay lunga 8 ore.
Allora questa sessione avrà successo su Youtube.
Magari come spiegazione è un po’ puerile e se vogliamo dirla tutta, Nintendo ha semplicemente deciso che l’E3 non era una piazza che poteva sfruttare a dovere con conferenze spettacolari, preferendo camminare un po’ dimessamente sulla punta dei piedi, per evitare di esporsi troppo.
Per il Direct, forse lo streaming internet poteva anche funzionare, perché alla fine, le mini produzioni documentaristiche con Iwata ai comandi erano paragonabili alle conferenze delle concorrenti dirette di Nintendo. Ma con la Treehouose si è arrivato all’eccesso, perdendo di vista completamente il valore informativo dell’intera kermesse losangelina.
Se ci fermiamo un attimo a riflettere, le conferenze a cui abbiamo assistito in piena notte, non erano messe lì SOLO per il gusto di fare spettacolo. Quello c’era sicuramente, ed è stato incredibile e fuori dai canoni, ma al di là del divertimento e dei fuochi d’artificio, le conferenze erano dei CONTENITORI ordinati di informazioni, dei mini cataloghi organizzati per fornire dei veri e propri piani di lavoro per il prossimo futuro, il tutto racchiuso in un’oretta e mezza di interazione. Questa è una soluzione che permette di lanciare messaggi veloci, chiari, immediati e fruibili da tutti contemporaneamente.
Vediamo invece Nintendo. Il suo format basato su Treehouse ha generato un oceano di mini interviste, molte delle quali in giapponese con interpreti annessi, inframezzate o sovrapposte (il più delle volte) a filmati di gameplay in tempo reale. E quando diciamo oceano, intendiamo davvero tantissime! Talvolta tutto il complesso avvicendarsi di persone e ospiti, giocatori e presentatori, dava l’idea di qualcosa di caotico, sensazione ancora più accentuata dal fatto che il sonoro ripreso in tempo reale era macchiato dal brusio di fondo della sala in cui sicuramente c’erano centinaia di persone, divise tra quelle in fila per raggiungere le postazioni di gioco e quelle che semplicemente cercavano di seguire queste interviste.
Questo modo in vivere e far vivere l’E3 alla sua congrega di Fan, ha relegato Nintendo in un limbo in cui non si sapeva dove andare veramente a prendere le notizie, né come organizzarle, né come catalogarle. E a poco servivano i piccoli cappelli introduttivi di Reggie Fils-Aime, c’era sempre qualcosa di troppo in quel che si vedeva, o ancora peggio, qualcosa andava perso nel tentativo di seguire contemporaneamente la parte tradotta dal giapponese e le immagini a schermo delle demo che venivano giocate.
Certo, in questa maniera, chiunque abbia seguito la Treehouse ha potuto provare l’ebbrezza di trovarsi con il pad in mano, senza il fastidio di farsi ore di fila, ma è una magra consolazione, visto che comunque, per arrivare a qualcosa di interessate bisognava aspettare minuti e minuti e presentazioni di giochi minori, diluendo l’esperienza della scoperta dei nuovi titoli tra parole parole parole e tantissimo tempo sprecato.
Zelda, ma anche il resto…
Per fortuna, però, Nintendo ha saputo catalizzare completamente l’attenzione, su questo non ci sono dubbi. Ha presentato in pompa magna quello che sarà il titolo che farà parlare di più nei prossimi mesi: Zelda The Breath of Wild. Non ci dilunghiamo troppo, perché avrete un’anteprima dedicata tra un po’, ma possiamo dire che in redazione qualcuno con sprezzo del pericolo l’ha già preordinato senza mezzi termini, tanto ci ha stregati. Ma per avere tutte le news relative al gioco, per farci un’idea completa (o quasi), abbiamo dovuto seguire interminabili filmati, spesso troppo uguali l’uno all’altro, visionare minuti di footage in differita, in poche parole, è stato stancante. Però ne è valsa la pena, quasi come hanno detto tutti quelli che hanno fatto la fila per provarlo direttamente.
Zelda però è stato solo il piatto forte della Treehouse Nintendo: accanto al pezzo da novanta sono stati divulgati video di gameplay in tempo reale di Rhythm Paradise Megamix, il nuovo capitolo del famoso (noi l’abbiamo adorato!) rhythm game per 3DS, completo di tutta la follia e l’irriverenza che ha caratterizzato il precedente episodio. Se gli americani possono già divertirsi questo titolo presente solo in digital download, noi europei dobbiamo purtroppo aspettare ottobre… Sigh.
Per rimanere in tema di handheld, è stato mostrato a noi occidentali il porting per 3DS di Dragon Quest VII Fragmaents of Forgotten Past. Questo titolo è già stato ampiamente commercializzato in Giappone con un ottimo successo commerciale e finalmente lo vedremo arrivare anche in occidente, interamente localizzato in inglese. Rispetto alla vecchia versione PS, la grafica è stata migliorata, i nemici sono visibili a schermo e ci sarà un artefatto, la Traveler’s Tablet, che permetterà di esplorare dungeon generati casualmente. Anche per questo piccolo capolavoro dovremo aspettare ottobre.
Ancora 3DS, con la presentazione dell’atteso nuovo capitolo del franchise tra i più fortunati della grande N: Pokemon Sole e Luna, con l’introduzione di tre nuovi starter, Popplio, Litten e Rawlen e di due splendidi Pokemon leggendari, Lunala e Solgaleo. Forte di una nuova ambientazione, tante funzioni aggiuntive e la compatibilità con la Banca Pokemon, questo titolo, disponible da novembre, sembra un altro grande successo per la saga.
Chiudiamo questo excursus videoludico con un altro gioco che sta facendo parlare di sé già da un bel po’: Monster Hunter Generation. Già disponibile da diversi mesi in Giappone, a luglio farà il suo debutto nel vecchio continente con tutte le novità che portano l’azione di gioco a livelli mai visti prima. La parola d’ordine sarà: personalizzazione, con diversi aspetti sia cosmetici che di gameplay che potranno essere adattati e modificati in base al nostro approccio alla caccia. Inoltre sarà possibile combattere contro i mostri (sia vecchie glorie che loro evoluzioni) impersonando i Felyne, celebri compagni di caccia, che qui assurgono a ruolo di protagonisti. Purtroppo per ora la Demo presente sull’e-shop non è dedicata ai nostri palati, ma solo a quelli americani.
Arrivederci alla prossima edizione
Con questo chiudiamo il nostro recap (per modo di dire) sull’esperienza Nintendo all’E3. Ribadiamo che il format Treehouse ha dei pro e dei contro incontrovertibili. Sul versante dei Pro, citiamo la possibilità di vedere grosse fette di gameplay di giochi in prossima uscita, come se fossimo presenti nell’area gaming di Nintendo. Le lunghe sessioni in compagnia di ospiti d’eccezione, come realizzatori, gamedesigner (sul palco è salito anche Shigeru Miyamoto!), produttori, fanno convergere una grandissima quantità di notizie di prima mano e prima qualità, inframezzati a aneddoti e commenti a caldo contestualmente al giocato. Lo streaming video sia via twitch che via youtube permette un continuo contatto con la base utente.
Accanto a queste considerazioni positive, d’altronde, esiste un enorme downside: il format proposto da Nintendo risulta troppo dispersivo e diluito nel tempo, andando a perdere il senso di trasmissione immediata delle informazioni tipico di un approccio più diretto come quello di una conferenza. Poi, va da sé, alcuni prodotti minori non necessitano di così tanto tempo per essere pubblicizzati, quando in realtà una menzione veloce e incisiva è ciò di cui hanno più bisogno. Quest’anno il nuovo Zelda ha monopolizzato l’attenzione di tutta la platea e per certi versi non ne avevamo mai abbastanza, eravamo praticamente ipnotizzati dalle lunghe sessioni di gameplay proposte, e senza renderci conto ci stavamo spoilerando una buona fetta di gameplay. Per fortuna, su ammissione degli stessi realizzatori, la demo portata all’E3 era monca di molti aspetti che invece saranno poi presenti nel gioco finale, ma resta lo stesso l’idea che forse l’hype era talmente tanto che ci siamo lasciati prendere un po’ la mano.
Sicuramente l’esperienza Nintendo è stata interessante, ma non la più bella, anzi forse il contrario, per noi che viviamo l’E3 quasi in differita, con una quantità di dati ridondanti e talvolta ripetitivi da analizzare. Speriamo che questa sia l’ultima volta che la casa di Kyoto decida di presentarsi così a un pubblico grande come quello losangelino.
Ci mancano davvero i tuoi Direct, Big N, please!