No More Heroes e No More Heroes 2 Desperate Struggle: tornare a Santa Destroy dopo 10 anni e su una nuova console
Con una mossa a sorpresa ma che sicuramente segue una certa logica, Nintendo ha deciso di rilasciare No More Heroes e No More Heores 2 Desperate Struggle sullo store di Nintendo Switch. La sorpresa sta nell’annuncio repentino della disponibilità nel negozio digitale dei due titoli, la logica nel tentativo di generare un po’ di hype nuovamente intorno al brand creato da Suda51, visto che all’orizzonte si avvicina sempre di più la terza avventura ufficiale di Travis, dopo la parentesi Travis Strike Again, accolta da pubblico e critica un po’ tiepidamente.
Chi vi scrive conosce bene la materia, avendo giocato e stra-giocato entrambi i titoli. Ma sono passati ben dieci anni, addirittura 12 dal primo episodio. È stato quindi molto interessante tornare nel mondo di No More Heroes dopo tutto questo tempo per vedere quanto gli anni hanno pesato sui due titoli e quali tipi di benefici ha portato loro il “trasloco” su Nintendo Switch. Per cercare di non essere inutilmente dispersivi diamo per scontato che conosciamo già tutti bene quello di cui parliamo, visto che questa NON vuole essere una recensione di giochi su cui fiumi di inchiostro virtuale sono già stati spesi nei lunghi anni dal loro debutto per critiche analitiche e specifiche. Andiamo quindi al sodo, proiettiamo un prodotto ben conosciuto nel 2020, su Switch, e vediamo quale è il risultato di tale operazione.
Ebbene, senza ignorare l’elefante nella stanza, la rimpatriata con Mr. Touchdown è stata sicuramente positiva. Parliamo di porting a tutti gli effetti, quindi il gioco è esattamente quello che ricordate, eppure i basilari miglioramenti hardware di questa edizione ben si sposano con lo stile essenziale del titolo. No More Heroes ha un’estetica graffiante, stilizzata per certi versi che lavora per sottrazione e forti scelte cromatiche. In tutto questo su Switch anche la sola nuova risoluzione da più forza alle linee grezze ma accattivanti di ambiente e personaggi. I colori poi sono molto più vibranti, i chiaro scuri e i contrasti con cui sono gestite le ombre “fumettose” del gioco risultano di maggior impatto. Insomma, ove spesso una maggiore risoluzione mette in risalto la mancanza di dettaglio di un motore grafico vecchio, in questo caso l’effetto è sicuramente meno nocivo. Ciò nonostante ci sono sovente delle brutture su cui cade l’occhio, come ad esempio le texture di alcune T-Shirt di Travis, che inspiegabilmente appaiono molto più sgranate di altre. Non contate poi su un codice di gioco più pulito, in tal senso non è stato mosso un dito.
Ecco quindi che bug storici come le macchine che sovente si fondono con la strada sono ancora presenti, ma fortunatamente si tratta di poca roba che va al massimo ad intaccare l’esplorazione di Santa Destroy e non il core del gioco. E con questo assist permettetemi di dire una cosa, l’hub centrale free roaming è si noioso esattamente come lo ricordavo su Wii, ma con la prospettiva di anni e anni d open world pachidermici, devo dire che tutto sommato la piccola, spoglia, inutile cittadina di No More Heroes si gira in fretta, e anche se volete recuperare OGNI collezionabile, riuscirete a farlo in un paio d’ore. L’impatto quindi con questo aspetto del gioco è stato più morbido del previsto. Ma veniamo alla vena action che, sorprendentemente laddove ricordavo un combat system ingessato e ridondante, devo dire che funziona ancora alla grande nella sua eccezione di gamplay arcade, quindi immediato, action sì, ma non sofisticato, molto ancorato alle sue basi, senza troppi fronzoli, che comunque funziona nei suoi fondamentali.
Il button mashing, non è cosi indicato, c’è sempre una minima gestione da operare per quel che riguarda tempi di difesa, offesa, e amministrazione della carica della propria spada (le mosse di wrestling servono sostanzialmente a risparmiarne un po’, le mosse caricate a giocarsela tutta in un attacco all-in). Credo ancora che i sensori di movimento che permettono di sferzare i colpi con i controller o di mantenere l’impugnatura alta o bassa, siano più che altro un gimmick del gioco non cosi fondamentale a livello strategico (la stance non è sfruttata granché). Ma a livello di coinvolgimento è una caratteristica che dà sempre quel tocco in più. Inoltre indubbiamente i sensori su Switch risultano più precisi che nel wiimote (dove potevi gesticolare più o meno come volevi), ergo quel pizzico di sfida in più nell’azzeccare il movimento giusto, gioca a favore dell’originale feature della serie.
I 60 fps e i caricamenti accorciati (purtroppo non istantanei) non fanno che rendere l’esperienza ancora più fruibile e leggera. No More Heroes quindi è ancora un gran gioco, laddove ho leggermente rivalutato la carica punk della scrittura di Suda51, a volte più grossolana e meno sofisticata di quanto si pensi (almeno per me). O quanto meno, che gioca su toni surreali talvolta un po’ stucchevoli. C’è da dire che i sotto testi metareferenziali, il denso citazionismo ricamato su tutta la cultura pulp, lo spirito un po’ anarchico e visionario, lo rendono comunque tutt’ora interessante. Tra l’altro per la prima volta arriva da noi la versione non censurata, fino a questo momento confinata al mercato americano della versione Wii.
Per No More Heroes 2 vale esattamente lo stesso discorso per quel che riguarda la questione tecnica. Anzi, essendoci molte più sfumature e dettagli nel secondo capitolo, questo assume anche un aspetto molto più moderno in alta risoluzione, mi verrebbe da dire quasi in linea con la maggior parte delle produzioni medie odierne di Switch. Il frame rate stabile in questo capitolo è ancora più determinante che nel primo per migliorare l’esperienza, visto che su Wii soffriva parecchio di cali in tal senso.
Il gameplay, che qui viene arricchito da un paio di meccaniche, rimane sostanzialmente invariato. Due grandi cambiamenti che già all’epoca rendevano il secondo capitolo più fluido da fruire si rivelano nuovamente idee azzeccate nel limare i punti deboli del capostipite della serie. La navigazione libera (e pallosa) della città è rimossa, nonostante rimangono attive tutte le attività che comportano la progressione del gioco, e i noiosi lavori sono sostituiti da mini game che simulano giochi 8bit sicuramente molto più ispirati a livello ludico. In generale rimane quella struttura lineare dei livelli che porta ad uccidere qualche eccentrico killer già vista in NMH. Si nota che pur non mancando la supervisione di Suda51, il gioco non è diretto da lui, e gli antagonisti mancano della stessa carica iconografica e personalità. Ponendo dal punto di vista stilistico questo seguito un piccolo gradino sotto l’originale.
Insomma No More Heroes e No More Heroes 2 Desperate Stuggle rimangono in ogni caso due prodotti ancora piuttosto unici, divertenti, dal fascino evergreen, generalmente ben equilibrati nella sfida, che sicuramente vanno recuperati da tutti quelli che non li conoscono, essendo invecchiati molto meno di quanto mi aspettassi, ma che per esperienza personale vi assicuro, risultano piacevoli anche per chi a suo tempo li giocò a più riprese su Wii.