Quanta politica in questo Giappone!
Nobunaga’s Ambition: Taishi è il nuovo titolo della famosa serie di videogiochi strategici a turni ambientati nel periodo Sengoku, commercializzato da Koei Tecmo per festeggiare il 35° anniversario del franchise.
Per coloro i quali non hanno confidenza col brand, possiamo dire che ci troviamo di fronte a uno strategico duro e crudo, caratterizzato da una notevole profondità e lontano dall’approccio soft di altri titolo appartenenti al medesimo genere. Un titolo per veri appassionanti insomma.
Come accennato poco sopra, il titolo è ambientato durante il periodo storico del Sengoku, a cavallo fra il 1545 e il 1582. Il giocatore sarà messo a capo del clan di Nobunaga, di un’altra grande famiglia di latifondisti intenzioni a portare all’unificazione il Giappone, o anche di uno dei tanti piccoli vassalli impegnati nel commercio e nelle relazioni diplomatiche volte alla sopravvivenza del clan.
La cura maniacale per il dettaglio e la fedeltà storica garantiranno un coinvolgimento senza pari, dando al giocatore, nella scelta del proprio condottiero-avatar, la possibilità di differenziare l’approccio al gioco tramite le cosiddette “risoluzioni”: dall’avere un atteggiamento più guerrafondaio, alla tirannia oppure più magnanimo e attento alla salute del popolo.
A queste primissime fasi di personalizzazione della nostra partita segue un tutorial (la cui interfaccia di gioco può spaesare vista la densità e la ricchezza di opzioni) che ci aiuterà (almeno dovrebbe farlo) a comprendere e gestire i meccanismi politico-amministrativi del Giappone feudale: occorrerà, infatti, costruire infrastrutture, creare eserciti, addestrarli, pensare alla politica estera per intessere nuove relazioni diplomatiche e commerciali, ecc.
In tal senso, il tutorial, sarà molto importante perché è qui che entreremo per la prima volta in contatto con le due meccaniche di gioco più importanti presenti in Nobunaga’s Ambition: Taishi: il Resolve System e il Council System.
Uno degli aspetti migliorati e resi più efficaci è proprio il Resolve System. Come sappiamo lo scopo del gioco è quello di attuare la “risoluzione” del proprio clan, ed è proprio questo sistema a dar vita alle “filosofie” dietro ogni casata e a donare al giocatore quei tratti caratteristici con relativi bonus e malus a seconda delle azioni ( e del loro esito) che andremo a intraprendere. Il Council System, invece, è il compagno “burocratico” che ci accompagnerà all’interno di questo complesso e profondo gestionale. Esso riguarda le sedute di consiglio, che si terranno ogni tre mesi, nelle quali ogni consigliere può esprimere le proprie opinioni in merito all’andamento generale delle cose (da quelle economiche, politiche, agricole, ecc). Il nostro compito sarà quello di ascoltare tali richieste e decidere se accoglierle oppure no, modificando di conseguenza la crescita del nostro Clan. Ogni decisione avrà delle conseguenze tangibili e funzionali all’evoluzione della nostra campagna con un profondo impatto sul gameplay.
Basta politica, ora si parla di guerra!
Dove la politica e la diplomazia non riescono, occorre rivolgersi all’arte della guerra. Sulla linea della complessità e della profondità, anche le scelte dietro ai conflitti e le modalità con cui approcciarvi, sono piuttosto articolate e ricche di opzioni. Potremo, infatti, tendere una imboscata o aggredire immediatamente il nemico. A supportarci in questo compito (cioè a sconfiggere l’avversario, sconfitta che arriverà dopo aver riempito al massimo la barra della supremazia in battaglia o dopo aver eliminato il generale avversario) verrà in nostro soccorso l’ufficiale scelto per il comando, il quale ci aiuterà fornendoci consigli tattici e logistici. Più nello specifico possiamo affermare che anche per quanto riguarda i conflitti gli sviluppatori hanno deciso di prestare massima attenzione agli eventi storici, di conseguenza attaccare un clan in un periodo sbagliato (per la Storia) porta inesorabilmente alla sconfitta.
La corretta pianificazione di ogni scontro, lo studio della mappa, la conoscenza e consapevolezza di tutti gli elementi in gioco, garantiranno la vittoria. Il tatticismo preparatorio, e propedeutico, alla mossa azzeccata è senz’altro il modus operandi fondamentale per poter proseguire senza intoppi nella partita. Le decisioni avventate, frutto della pigrizia mentale e di una superficialità deterministica, invece, porteranno solo alla sconfitta.
Controlli, grafica e bilinguismo!
Dal punto di vista tecnico e grafico Nobunaga’s Ambition: Taishi non è un titolo che lascia gridare al miracolo. Non che sia brutto da vedere, ma è palese la volontà di dare priorità ad altri aspetti. Menzione d’onore per le cutscene, realizzate con uno stile acquerellato molto efficace e capace di far immedesimare il giocatore nelle diverse ambientazioni e donare il giusto taglio narrativo e informativo alle presentazioni dei vari personaggi.
Per quanto riguarda i controlli, è cosa risaputa che ogni buon RTS trova nell’accoppiata mouse e tastiera la destinazione perfetta per un vita felice e duratura. Non che la situazione sia tragica, anzi, ma è chiaro che, nonostante gli sforzi degli sviluppatori per rendere l’esperienza quanto più godibile possibile, il pad non è il “luogo” migliore per affrontare uno strategico. Almeno non uno strategico di questo tipo. Altra nota dolente è la mancanza di una qualsiasi forma di localizzazione che vada al di là del bilinguismo giapponese/inglese, che, se da una parte ne limita fortemente la diffusione verso un pubblico più ampio, dall’altra presenta numerosi tecnicismi che rendono l’impatto linguistico con la lingua d’Albione tutt’altro che morbido, anche per chi ne è più avvezzo.
Verdetto
Nobunaga’s Ambition: Taishi è un RTS che non concede sconti. Impegnativo, duro, complesso, storicamente (molto molto) accurato e davvero coinvolgente. Un titolo che ogni fan del genere non dovrebbe lasciarsi scappare. Tuttavia, al netto di una concorrenza più elastica nei suoi vari aspetti, e dei pur significativi miglioramenti rispetto al passato, i limiti presenti (la densità soverchiante delle opzioni, il senso di libertà che a volte viene un po’ meno, i controlli scricchiolanti e l’asprezza della traduzione) gli impediscono di potersi erigere troppo in alto nella nostra scala di giudizio. Quello che rimane è un titolo discreto, che farà la felicità degli appassionati ma che, purtroppo, a loro rischia di rimanere confinato.