La vera differenza fra gioco di ruolo dal vivo, cosplay e perché non è saggio confonderli.
Alle fiere del fumetto potreste aver visto aggirarsi persone in costumi più o meno fantasiosi, con trucchi più o meno eccentrici, che una volta interrogati su “che cosplay sei” vi hanno guardato malissimo o risposto borbottando che sono giocatori di ruolo e quello è il loro personaggio. Bene, StayNerd è qui per chiarirvi l’annosa questione “perché non è saggio chiamare cosplayer un giocatore di ruolo dal vivo?” seguita solitamente da “perché la sua arma è di lattice e non di fighissimo metallo? E come mai ho il vago sospetto che stia per farmi male lo stesso?”
Sappiate che quel sospetto è fondato e noi vi aiuteremo a smettere di rischiare inutilmente la pelle, evitando al contempo di passare per bifolchi quanto vostra zia Romualda che ancora confonde i vulcaniani con i jedi.
C’è poi un terzo rischio, quello di dire “che figa la tua armatura, sembra vera, anche la spada, wow, fai il cosplay di Re Artù?” e venire fulminati con lo sguardo da un tizio nerboruto che ringhia qualcosa sull’accuratezza storica e anni di lavoro che vorrebbe infilarvi su per il… Ma questi sono i rievocatori storici e ne parleremo a parte.
Facciamo un passo indietro onde rendervi assolutamente chiaro perché questo articolo è fondamentale per la vostra sopravvivenza da nerdistica.
È normale che ad un occhio inesperto non sia proprio immediato né distinguerli né cogliere perché diamine non vogliano essere confusi, ma in fondo, come in tutti i casi, l’identità della propria passione è una cosa importante no? Quindi cari staynerdiani, ci teniamo così tanto alla vostra incolumità da esserci sciroppati ore di definizioni, spiegazioni, rischi indicibili e traversie innumerevoli per superare la strada per questo castello oltre la città di Goblin (10 punti Nerd a chi coglie la citazione).
Per chiarirvi l’arcano vi riassumiamo lo spiegone tecnico in maniera volutamente grezza ma efficace.
I cosplayer, categoria più giovane ma anche la più popolosa&popolare, vestono i panni di personaggi noti (più o meno) di opere di ingegno di terzi. Un buon 75% della loro “figaggine” lo fa il costume/trucco (secondo alcuni anche il fisico) quanto più simile all’originale possibile, e il resto lo fa la loro interpretazione del personaggio di cui si impegnano a imparare e riprodurre pose, espressioni, a volte interi sketch e canzoni. Dovendo trovare un termine di paragone per il cosplay potremmo parlare di teatro+costumistica, e lo “scopo del gioco” è creare un’esibizione credibile e/o emozionante.
Nel gioco di ruolo dal vivo (GRV o LARP nell’acronimo inglese di Live Action Roleplay) il giocatore fa una cosa che i più bacchettoni chiamano “eredità dello psicodramma“, i più free “il gioco del facciamo finta che”.
Il personaggio non appartiene a opere note anzi spesso è creato dal giocatore stesso, si muove in una storia corale il cui esito dipende dalle decisioni dei singoli partecipanti. La figaggine del larper la fa al 75% l’interpretazione, l’ingegno, il pathos che riesce a creare e per il resto il costume (c’è chi sostiene il contrario, di solito cosplayer in incognito e poser, per cui non ascoltateli). Se si dovesse trovare un qualsiasi termine di paragone, questo sarebbe il teatro dell’arte. Lo “scopo del gioco” è creare e vivere assieme agli altri una storia intensa ed emozionante.
Nella rievocazione storica infine ci si impegna a far rivivere a 360° personaggi e situazioni storicamente accurate. Modi di parlare, mestieri, stili di combattimento, costumi, tessuti, armi, cibi, sono studiati e ricreati quanto più accuratamente possibile. Ci possono essere scenette “senza trama” quindi molto simili a un gioco di ruolo o la messa in scena di eventi storici (quindi una “recita” più simile al cosplay).
In ogni caso, visto che non esiste nessuna versione a fumetti/film storicamente accurata di eventi come la disfida di Barletta (a meno di non voler cedere all’amore per Bud Spencer e il suo soldato di ventura), il povero rievocatore storico s’è fatto il proverbiale culo quadro sui libri e quindi, curiosamente, continuerà a non gradire l’essere confuso con altre categorie più ludiche e meno impegnate.
Secondo noi buona parte della cosa è legata al fatto che indossare un’armatura completa storica vuol dire portarsi addosso circa 30kg di metallo, più scudo e spada, e questo peggiora notevolmente l’umore di chi la indossa, specie nei confronti di chi sfoggia armature più scenografiche faticando la metà.
Tornando al tema principale possiamo dire che il cosplay è assimilabile al teatro di prosa, mentre il gioco di ruolo al cosiddetto “teatro all’italiana” (o il moderno teatro dell’improvvisazione) dove si improvvisa appunto, si recita a canovaccio. Si ha un background del personaggio ma non un copione. Pantalone è il vecchio avaro, Arlecchino sarà sempre il servo furbacchione innamorato di Colombina, ma una compagnia poteva mettere in scena per trenta giorni di fila sempre storie diverse.
Non vogliamo questionare su cosa sia più complesso, se interpretare un Sirio il Dragone credibile e convincente davanti a decine di fan dei Cavalieri o se reagire costantemente, per ore, a situazioni difficili come farebbe un’altra persona.
Semplicemente è diverso.
Inoltre, lì dove il cosplay non richiede l’interazione con terzi, il LARP esige un lavoro corale.
Nel cosplay ci sono protagonisti (come in tutte le storie del resto), nel LARP tutti sono (o possono essere) protagonisti.
Nel cosplay non ci sono particolari regole se non quelle delle singole competizioni/fiere, nel LARP ci devono essere regole e meccaniche di gioco condivise da tutti i partecipanti a un evento (proprio perché è indispensabile la collaborazione).
Ma soprattutto nel cosplay la storia è già scritta. Vegeta non sconfigge Freezer, Aramis si fa continue seghe mentali per la sua fede, la donna che amava e l’essere un temibile spadaccino, l’Uomo Tigre tradisce Tana delle tigri e sconfigge tutti i sicari che quelli gli mandano contro.
Come ogni regola ci sono decine di eccezioni, ovviamente, ma il punto è che avrebbe poco senso vedere uno Han Solo che a un certo punto decide di farsi corrompere dall’Impero, fregarsene dell’amore e andare a mignotte interstellari.
Per questo motivo nel LARP di solito si evitano come la peste personaggi noti e codificati pur usando spesso ambientazioni note. Dove sarebbe il brivido della scoperta di giocare, che ne so, Boromir e Frodo con l’ultimo anello? Lo sanno anche i sassi il plot twist del tradimento no?
Invece l’hobbit Cippino e il cavaliere umano Guardingo alle prese con la pozione dell’immortalità potrebbero fare qualcosa di totalmente diverso e inaspettato. Uno tradirà l’altro? Si divideranno la pozione? Cercheranno uno stregone per replicarla?
Ricordate: anche affidando gli stessi personaggi a diversi giocatori, si avranno storie totalmente diverse.
Poi come già detto molti giocatori di ruolo creano da soli il proprio pg (personaggio giocante), la sua storia, le sue aspirazioni e come conseguenza non ce ne possono essere due uguali (ma un’infinità di simili sì, perché in fondo non siamo tutti autori originali e soprattutto perché il prossimo che proporrà un elfo oscuro ranger, con due scimitarre, che rifugge dagli usi crudeli del suo popolo verrà messo alla pubblica gogna).
Infine come tutti i giochi, i GRV (o LARP) comprendono anche un livello di difficoltà che potrebbe essere rappresentato da sfide fisiche (fughe, combattimenti, reticoli di fili da superare etc), sfide sociali (intrighi, investigazione) e prove mentali (enigmi, messaggi crittografati, oggetti nascosti etc) spesso variamente combinate fra loro (per esempio essere inseguito da degli zombie mentre stavi trattando per ottenere un tradimento politico, per far salire al trono tuo fratello e dover scoprire in fretta la combinazione che apre la porta dietro cui ripararsi), presentando quindi alcuni elementi in comune con escape room e thriller dinner.
Altre differenze sono nel fatto che nel cosplay mediamente uno è “se stesso che recita per un pubblico”, nel gioco di ruolo si passano ore (o anche giorni) in uno scenario immersivo a vivere un’altra vita in un contesto che vede solo (o quasi) partecipanti.
Un cosplayer ha poco senso senza pubblico, un larper, tendenzialmente, odia il pubblico. Questo perché qualsiasi elemento di distrazione fa cadere il “velo di menzogna”, e mette a dura prova la “sospensione dell’incredulità” necessaria a immergersi nello scenario. Figuratevi quindi la gioia di essere interrotti per una foto mentre si sta piangendo la morte del proprio compagno d’armi.
Abbiamo accennato prima alle armi e armature: nelle esibizioni di cosplay i combattimenti sono simulati e spesso le armi servono solo come accessori di scena. In un evento larp devono poter essere usate, quindi armi e armature devono essere sicure e reggere un ragionevole numero di colpi/cadute a terra. Frecce con la punta imbottita, armi in lattice etc. rispondono a regolamenti più o meno universali basati sul fatto che nessuno deve rischiare di finire in ospedale inutilmente e solo secondariamente sul realismo.
Poi ci sono punti di contatto fra i due hobby:
- La cura nei costumi (acquistati, assemblati, commissionati a sarti o fatti a mano dal primo all’ultimo pezzo)
- L’amore per essere fotografati (fuori gioco o senza che il fotografo sia visibile ad esempio)
- Il fatto di essere considerati fuori di testa da buona parte del mondo rimanente e/o confusi malamente con appassionati di specifiche categorie di porno.
- Tutti e due possono amare solo specifici personaggi/ambientazioni o sperimentare diverse vite provenienti da contesti storici o fantastici diversi.
- Ci si ritrova tutti alle fiere del fumetto e della cultura nerd e, auspicabilmente, si è tutti affezionati staynerdiani.
Anche per questo di recente i due mondi considerati come totalmente distanti (all’urlo di “barbari senza gusto/poser incapaci”) hanno un interscambio sempre più nutrito e che sfuma sempre di più i confini fra i settori. Ma c’è anche chi ama sia Star Trek che Star Wars, per cui non ci stupiamo più di nulla.
Tutto chiaro?
Possiamo passare alle chicche finali.
Chiarito che sono diversi e perché non vanno confusi, rimane solo un punto: come distinguerli senza domandare?
Un utile criterio per evitare gaffe è dare per scontato che parrucche dai colori improbabili e attrezzi scenici palesemente non utilizzabili indichino un cosplayer. Naturalmente ogni regola ha le sue eccezioni. Potreste incontrare il cosplayer di Lestat di “Intervista col vampiro” e poco dopo un altro tizio pallido, coi canini e un vestito ottocentesco che invece gioca a Vampire: the Masquerade. In questi casi la confusione è lecita e domandare cortesia: tanto se è un larper, l’avranno già scambiato tutti per qualcos’altro e il vostro dubbio gli farà solo piacere.
Se invece vedete qualcuno con un vestito meno sgargiante degli altri e spesso di tessuti più grezzi e perfino sporchi e armi che sembrano proprio vere, chiedetegli se per caso è un rievocatore storico. Avrete un amico per la pelle e con un po’ di fortuna anche una guardia del corpo.
Come uscirne vivi
Se incontrare un cosplayer usate molti complimenti, scattategli delle foto e soprattutto evitate argomenti rischiosi come :
– Il paragone con altri cosplay dello stesso soggetto.
– La necessità di avere un fisico uguale a quello del personaggio (comunque la pensi partirà la filippica).
– Com’è andata l’ultima gara.
– I cosplayer sono tutti attention whore e poi le donne la usano spesso (non in tutti i casi per fortuna, quindi non sentitevi chiamate in causa), come scusa per girare nude.
Se invece incontrate un larper, giocate con lui brevi sketch (ve ne saranno grati come bambini) e usate molti complimenti. Possono funzionare anche le foto ma non è sicuro.
Evitate argomenti come:
– Raccontami la storia del tuo personaggio (a meno di non essere in cerca di idee o di un rimedio per l’insonnia).
– Spiegami come funziona questa storia del gioco di ruolo (se non volete farci notte e/o essere trascinati a provare).
– Ma quella è seminuda, sicuro non sia una cosplayer? Che vuol dire esattamente serva di Slaanesh?
– Ma non è che poi se ti uccidono il personaggio ti suicidi?
– Non siete satanisti?
– Ma non è un hobby da sfigati/bambini? (tanto se sei a una fiera del settore probabilmente gli altri penseranno lo stesso di te).
Tutto chiaro ora?
Compreso bene perché chi dà vita ad un’opera originale non ama essere scambiato con chi si impegna a ricreare con maniacale precisione un’opera di terzi (e viceversa)?
Perfetto, qui da Staynerd (per ora) è tutto, vi lasciamo certi che ora saprete non solo apparire come fighissimi conoscitori di questi affascinanti aspetti della nerd-colture, ma avrete anche molte più possibilità di sopravvivere (e divertirvi) alle prossime fiere.