Non così vicino: l’ennesima grande prova di Tom Hanks in un film sul buon vicinato (e sulle buone abitudini di un tempo)
“Il buon vicinato è un lontano ricordo”, afferma Otto, il protagonista del film Non così vicino (A man call Otto), interpretato da Tom Hanks (al momento disponibile su Prime Video). Un’affermazione che purtroppo non costituisce un cliché, ma è una constatazione che chi ha qualche anno sulle spalle avrà amaramente fatto più volte, nel confrontare i tempi passati con quelli attuali. Nelle città, nei centri medio-grandi e talvolta anche in quelli un po’ più piccoli, si sta perdendo la concezione di buon vicinato, dell’aiuto reciproco e molto spesso all’interno dello stesso palazzo nemmeno ci si conosce, ci si nega perfino il saluto. Il tutto è frutto – come ben sappiamo – di una società frenetica ed egoista, della tendenza a guardare soltanto il proprio orticello senza mai preoccuparsi di quello del vicino, delle difficoltà attuali di restare nello stesso luogo, nello stesso quartiere, e a volte anche nella stessa città per tutta la vita, ma della necessità o volontà di spostarsi senza quindi fissare radici e il più delle volte estirpando quelle piantate dalle precedenti generazioni.
Esistono ovviamente i casi isolati, per lo più limitati ai paesini o ad ambienti particolari, ma non diciamo un’eresia se affermiamo che tendenzialmente il concetto di “buon vicinato” come lo si intendeva una volta e come afferma il buon vecchio Otto non esiste più.
Non è soltanto questo ovviamente il core di Non così vicino, diretto dall’eclettico Marc Forster, e remake del film svedese Mr. Ove a sua volta tratto dal romanzo L’uomo che metteva in ordine il mondo scritto di Fredrik Backman, ma già nelle primissime scene assistiamo alle continue lamentele di Otto, un vedovo dai modi scorbutici e appena andato in pensione, il quale si scaglia ripetutamente con i vicini e con tutti coloro che percorrono la sua strada di casa, perché spesso non rispettano le regole, parcheggiando male, dimenticando di chiudere la sbarra, e via dicendo.
Del resto Otto è stato messo a dura prova dalla vita, che non gli ha certo risparmiato dispiaceri e sofferenze, contribuendo alla creazione della sua aura bisbetica e ben poco affabile, sebbene poi a conti fatti sia il primo ad aiutare il prossimo, poiché – appunto – il buon vicinato è una missione.
I flashback (col figlio Truman Hanks nelle sue ‘giovani’ vesti) che ci ripropongono la sua vita e i sua drammi sono una parte importante del film, per quanto rari e squisitamente atti a farci avere una adeguata panoramica generale, ma Non così vicino è anche un film che regala speranza. In particolare è l’arrivo dei nuovi, strampalati ma gentilissimi nuovi condomini Tommy e Marisol (Mariana Treviño e Manuel Garcia-Rulfo), una famiglia goffa ma affettuosa a ridare nuova linfa a Otto, fino a quel momento sempre più triste e sconsolato e con costanti pensieri suicidi.
L’interpretazione magistrale del solito Tom Hanks colora ed esalta lo scorbutico protagonista, e garantisce l’attenzione del pubblico per tutte le due ore di durata, dove in effetti non molto (o non molto di imprevedibile) succede al di là della routine di Otto e le dinamiche di vicinato. Hanks è infatti una vera calamita e i suoi continui battibecchi, le consuetudini quotidiane di un uomo semplice rappresentano quanto basta per incollarci allo schermo, grazie anche alla sublime e distensiva fotografia di Matthias Koenigswieser.
Non così vicino non è certo il film dell’anno, tantomeno mira ad esserlo, ma costituisce un ottimo passatempo per una domenica pomeriggio o una serata in famiglia, alle prese con piccoli ma utili insegnamenti. Il buon vicinato come lo conoscevamo una volta forse non tornerà più, tuttavia Otto e Marisol sembrano ricordarci che è sempre un nostro dovere fare la propria parte.