Cosa resta da fare a un operaio quasi quarantenne a cui la vita in periferia ha tolto ogni sogno e ogni speranza? Come può affrontare un tumore terminale e la nascita di un figlio che probabilmente non potrà mai conoscere? Paolo Cattaneo prova a raccontarlo nel suo fumetto, Non Mi Posso Lamentare.
Danilo – protagonista di Non Mi Posso Lamentare – ha cominciato a fumare, ormai ha solo più pochi mesi di vita e pochissimo da perdere. Mentre l’autoradio della sua Fiat Panda 4×4 Sisley fa uscire gracchiando una canzone di Burzum, che come tutta la musica serve a fargli credere di non aver affatto perso quell’adolescenza che ormai gli è sfuggita di mano vent’anni fa senza che lui se ne rendesse davvero conto, pensa a quello che appunterà sul quaderno che ha poggiato sul sedile mentre fumerà una di quelle sigarette che ora che ha un tumore vuole fumare provandole e recensendole tutte.
È un operaio come tantissimi altri, un normale come si autodefinisce portandosi alla mente quella gioventù di cui sopra, e anche quel che nei prossimi mesi gli accadrà passa con un’indifferenza sconcertante. Sta per diventare padre e sta per morire. La sua sembra infatti la storia di tutte quelle e tutti quelli che vivono nelle case popolari e a stento possono considerare dignitoso quel che fanno per vivere, quando riescono a sopravvivere e non vengono assorbiti da quel che sono stati costretti dalla loro nascita a considerare “vita”.
Non Mi Posso Lamentare si apre così: con una serie di vignette mute che vedono il protagonista imbottigliato nel traffico, pensieroso e assorto. Ad accompagnare i disegni ci sono dei testi resi come se fossero scritti a penna su carta mettono per iscritto i pensieri dell’uomo. Paolo Catalano ci introduce così alla vita di Danilo, alla sua morte imminente e al suo progetto: lasciare in eredità a quel figlio (o quella figlia) che la sua compagna Tanya sta aspettando e che lui non conoscerà mai un diario che è scritto come un dialogo che qualunque genitore, tranne lui, potrebbe intrattenere dal vivo, vedendo le proprie figlie e i propri figli cresce e imparare dalle proprie parole.
Ogni pagina del diario, che Cattaneo inserisce nelle vignette mescolando pensiero e appunto, è pensato da Danilo per rimpiazzare tutto quello che la persona che nascerà non potrà sentire direttamente dalle sue parole ma che merita di conosce e sapere direttamente dalla voce autoritaria per eccellenza, quella di un padre.
Non Mi Posso Lamentare fa convergere così momenti in cui l’uomo passeggia da solo ai consigli che dovrebbe e potrebbe dare. Dove andare a trovare la focaccia più buona della zona in cui abita a Genova, che percorsi fare per arrivare in quei luoghi abbandonati che tutti gli adolescenti vogliono visitare ma soprattutto per riprendere contatto con il proprio trascorso e lasciarne memoria intellegibile e permanente da dare in eredità alla prossima generazione.
Scorribande giovanili, l’ILVA di Genova (che non viene mai citata come causa del tumore di Danilo, per evitare collegamenti con fatti tragici e – al contempo – serve a enfatizzare la condizione in cui il personaggio si trova) e amici perduti per bravate. Non Mi Posso Lamentare si prende molto tempo per descrivere il suo protagonista e il contesto in cui è cresciuto e si è formato diventando l’uomo che è adesso. Non si cerca pietismo facile o empatie precotte, qui, ma soltanto raccontare uno spaccato di società che esiste, è sotto ai nostri occhi e che spesso ignoriamo guardandolo dall’alto al basso. Una realtà popolare e “bassa” che deve appartenerci e di cui bisogna rendersi conto perché chiunque ne fa parte, in un modo o in un altro e in prospettiva rispetto ad altre persone.
Per questo motivo è necessario che Paolo Cattaneo parli – nel fumetto – come parlerebbe una persona come Danilo: infarcendo di errori, incertezze e cancellature le parti di diario e di concetti basilari, materialistici, utilitari i dialoghi. Non Mi Posso Lamentare è una testimonianza linguistica, prima ancora che tematica, in cui è impossibile non ritrovarsi e, a tratti, vergognarsi un po’ per aver preso le distanze da un certo tipo di persone perché considerate a priori troppo distanti da noi. È un racconto limpidissimo che arriva dritto ai punti fondamentali del discorso: che, spesso, l’unico rifugio sono i ricordi e le testimonianze e che una certa vita ti scolpisce dentro, ti svuota e ti porta all’anonimato e all’indifferenza, soprattutto quando è normale.
La storia di Danilo è una storia di ricerca di un’ancora di salvezza quando tutto sta finendo. Una fuga verso l’irreparabile in cui si cerca di anticipare i tempi e sostituire l’insostituibile con codici, regali nascosti e racconti. Non Mi Posso Lamentare è una storia a fumetti di rabbia periferica che rivela la ragione della sua rassegnazione: l’assenza di strumenti per comprendere le alternative e le possibilità di rivalsa. Paolo Cattaneo costruisce una narrazione che, nel giro del suo fitto albo, attraversa più di vent’anni di vita di una persona che sta per morire e ne anticipa più o meno altrettanti di un’altra che sta per arrivare; collegando loro in quei momenti che non potranno vivere insieme, ma che meriterebbero di farlo.
Ho deciso di non scendere eccessivamente nel dettagli di quel che succede a Danilo nel fumetto, perché è una storia in divenire che si scopre mano a mano che personalmente si conoscono le due persone (l’autore e il personaggio) che l’hanno scritta. Il mio consiglio è quello di seguire Paolo e Danilo nel loro viaggio, rigorosamente sulla fida Panda 4×4 Sisley, e imparare a ignorare un po’ meno quelle quelli che, a detta vostra, sono dei poveri “italiani medi” che vivono di discount e cibo surgelato perché devono, non perché vogliono.