Chiunque al giorno d’oggi si sentirebbe perso senza il proprio smartphone: informazioni sensibili, contatti importanti ma anche ricordi in forma di foto e video al punto che, nelle mani di un estraneo, potrebbe essere in grado di raccontare una storia, la nostra, in maniera sincera e limpida. A Normal Lost Phone si basa su questa idea, sviluppando una storia nascosta tra righe di messaggi, istantanee digitali e account social dove non mancano tematiche fin troppo attuali nel nostro tempo e un gameplay immediato come i nostri telefoni odierni.
Il gioco non perde tempo in preamboli e, una volta lanciato, farà apparire sullo schermo il telefono, pronto ad essere acceso, e quattro messaggi lasciati dal padre del proprietario che finalmente ha un nome, Samuel, ma che sembra scomparso. Ecco dunque che si prende confidenza con il “nostro” dispositivo, con le sue app utilizzate nel quotidiano e la vita di una persona al suo interno.
A Normal Lost Phone è sostanzialmente un moderno punta e clicca, o punta e tocca, in base a dove lo giocherete: il gioco è disponibile tanto su Steam (versione da noi recensita) quanto su smartphone, cosa che rende l’esperienza generale un po’ più immersiva e immediata. Il gameplay di fondo, comunque, resta lo stesso: iniziare a girare nelle varie app alla ricerca di indizi: nessun enigma del gioco, infatti, potrà essere risolto senza leggere attentamente le numerose righe di testo dei messaggi, e-mail e profili social, generando da una parte una certa curiosità morbosa nel tentare di ricostruire la vita di Samuel, ma sempre rispettando dall’altra i ritmi del giocatore, cosa che si traduce nella completa libertà di prendersi il proprio tempo senza incorrere in penalità o altro. Si legge ad esempio della sua ragazza, Melissa, che viene lasciata un po’ brutalmente per messaggio ma senza un motivo apparentemente giusto, o le lunghe chattate con la sua amica del cuore, il tutto mentre si cerca la password del WiFi cittadino o un’altra password più specifica.
Uno dei punti di forza del gioco, di fatto, è che riesce a stimolare il giocatore in maniera molto naturale, facendolo incuriosire ma senza sfruttare stratagemmi complessi, bensì sfruttando una curiosità che anela alla comprensione del corso degli eventi. A sostegno di questa ipotesi c’è inoltre la traduzione completa del gioco in italiano che, nonostante parliamo di una produzione molto piccola, è incredibilmente curata, permettendo a chiunque di godersi quest’avventura.
Passando ad aspetti tecnici e sonori il gioco si avvale di un’aura molto indie: a livello grafico il gioco sembra uno schizzo su carta, dai colori caldi e avvolgenti e con uno stile che permette al giocatore la massima immedesimazione in ciò che vede, dando modo anche all’immaginazione di collaborare con delle scelte stilistiche che non vanno confuse con un’apparente mancanza di impegno. Lo stesso traspare dalle musiche che, sempre per il discorso immedesimazione, vengono riprodotte direttamente dall’applicazione musicale installata e, a modo loro, riescono a incastrarsi perfettamente nel mood del gioco.
Arrivati a questo punto vi starete chiedendo perché non abbiamo parlato della trama, ma è presto detto: svelarvi indizi sulla trama di A Normal Lost Phone potrebbe rovinarvi l’intera esperienza di gioco, peraltro molto breve e senza lasciare spazio alla rigiocabilità, se non per rileggere meglio qualcosa. Resta comunque doveroso precisare che non siamo assolutamente di fronte ad un’esperienza “usa e getta”: la storia che racconta il gioco è infatti tremendamente di attualità, basata su argomenti noti ma che, spesso per incapacità generale, si tende a trascurare o peggio ancora a raccontare in modo sbagliato e con prospettive non sempre oneste. Potreste essere d’accordo o meno, ma c’è una cosa in particolare che ci ha fatto apprezzare A Normal Lost Phone al di là dei suoi pregi e difetti di base: la consapevolezza che il videogioco, alla faccia di chi continua a giudicarlo senza conoscere, sia ormai abbastanza maturo da trattare argomenti sensibili, che fino a qualche anno fa sarebbero stati di competenza esclusiva del cinema e della letteratura e che invece adesso invadono pacificamente i confini digitali e permettono un’ulteriore livello di immedesimazione la quale, magari, è proprio quel che serve per smuovere coscienze e opinioni.
A Normal Lost Phone è dunque un investimento tanto consigliato quanto economico, con un prezzo fissato ad appena 3 euro in cambio di un’esperienza valida e necessaria. Anche perché noi videogiocatori lo sappiamo cos’è l’amore: la convivenza di tanti generi in un cuore fatto di bit tutti uguali tra loro.
Verdetto
Vogliamo essere onesti: A Normal Lost Phone all’inizio ci stava quasi annoiando. Magari era a causa dello stress pregresso o della prospettiva di esperienze più allettanti che ci aspettavano. Tuttavia, progredendo nel gioco ci siamo resi conto di quanto ormai fossimo dentro alla vita di Samuel e ai suoi segreti, quasi a considerarlo una persona che conoscevamo pur non avendola mai vista, comprendendo i suoi dubbi sul futuro e le possibili tensioni familiari che potrebbero capitare a chiunque di noi. Il valore di questo gioco è tutto qui: la capacità di raccontare una storia con morbidezza ed efficacia, trattando temi che nessuno assocerebbe al videogioco ma che, in realtà, trovano nuove strade nella struttura videoludica grazie al suo punto di forza, l’intervento attivo del giocatore. A Normal Lost Phone merita dunque visibilità e andrebbe giocato da tutti, soprattutto da chi parla del videogioco come strumento di violenza passiva, generando un pensiero antiprogressista, lo stesso che qualche anno prima demonizzava l’avvento dei social network e che adesso, magari, ne sfrutta l’indole istintiva con clickbaiting e altri sotterfugi.