Una notte violenta e silenziosa: dopo il divertente The Trip, Wirkola si cimenta nel filone cinematografico natalizio… a modo suo
er chi ama il cinema di genere, il talento di Tommy Wirkola è abbastanza dimostrato a questo punto della sua carriera. Si tratta di uno dei più brillanti autori contemporanei della famosa “serie B” che con inventiva recupera quel mood schietto e senza compromessi del comedy horror anni ’80, vero erede di geni come il Peter Jackson prima maniera e Raimi, con un approccio genuino e non patinato. Con questi ultimi condivide poi un grande senso del crescendo e quel piacere catartico di mantenere una certa misura fino a un certo punto per poi buttarla totalmente di fuori ed esprimere in modo liberatorio e vagamente anarchico tutta la voglia di eccedere nell’azione, nella violenza, nel nonsense. Era così per Dead Snow, era cosi per The Trip ed è così anche per Una Notte Violenta e Silenziosa, adattamento italiano piuttosto infelice del titolo Violent Night.
In questo film troviamo un bel David Harbour, ormai da Hellboy ha trovato un sodalizio felice con questi film d’azione sui generis, che interpreta questo Babbo Natale disilluso, cinico, che si trascina la vigilia di Natale a recapitare l’ennesimo videogioco al ragazzino di turno in una società chiaramente dipinta dal nostro Wirkola come materialista e piatta o opportunista. Tutti i personaggi rappresentano più o meno questo aspetto negativo dei tempi moderni. Lo fanno i rapinatori capitanati da un John Leguizamo sempre particolarmente in character quando c’è da vestire i panni di figure malvage, e lo fa anche la ricca famiglia vittima di questi malintenzionati, tra segreti, screzi e ipocrisie raccontate con ironia e fare macchiettistico dal nostro regista Norvegese. In tutto questo l’unico barlume di innocenza è rappresenta dalla piccola del gruppo Trudy, l’unica nobile d’animo, che convincerà Babbo Natale a combattere per salvarli e a credere ancora nello spirito Natalizio. Queste le premesse per questa sorta di home invasion movie che fa dei suoi surreali paradossi i propri punti di forza. La figura di Babbo Natale, da sempre simbolo di bonaria tranquillità, che diventa un risoluto sterminatore di cattivi; le classiche sonorità e melodie Natalizie che accompagnano scene sanguinarie e violente, in un costante clima di relativa leggerezza che unisce l’ultraviolenza ad una messa in scena fatta di momenti slapstick e sadismo ingegnoso che non si prende mai sul serio.
Violent Night è decisamente un film divertente, che trova il suo apice in alcune sequenze particolarmente indovinate, come quella citazionista che ricrea una tipica situazione in stile Mamma ho perso l’aereo ma molto più cattiva e violenta, oppure la scena nel capanno degli attrezzi in cui Babbo Natale si appropria di un bel martellone e si lascia andare insieme al regista e si lascia andare alla mattanza aprendo le danze a quell’escalation splatter che in una pellicola firmata Wirkola non può mancare. Il tutto sempre con grande consapevolezza del ritmo e del miglior modo di presentarci l’azione, con una regia priva di fronzoli ma solida, leggibile, efficace. Forse in tutto questo possiamo dire che alcuni comprimari non siano così carismatici, e il toyboy della zia della piccola Trudy, è talmente imbecille e macchiettistico da diventare quasi fastidioso. Ma poco male visto il ruolo puramente scenico e di innesco agli eventi che hanno nel film. Inoltre, sul finale, il padre di Trudy si lascia andare ad un buonismo un po’ eccessivo e poco credibile.
Ma d’altro canto Violent Night la magia del Natale un po’ la deride e un po’ ci crede davvero, cedendo infine al sentimentalismo e infilandosi quindi di conseguenza, che ci crediate o no, nei film di Natale a tutto tondo.
Un film di Natale cattivello, tipo i Gremlins, o Babbo Bastardo. Non le favolette melense ma quelle con un po’ di dark humor. Un film che tratta il Natale in modo dissacrante, irriverente, ma che un po’ alla positività della sua atmosfera tiene e riesce a trasmetterla. Un film che unisce insensata magia a insensata violenza, fiabesca fantasia a brutale realtà, moderate e filtrate dal piglio schiettamente ironico di Wirkola, che non ha bisogno alcuno di spiegare ne l’una né l’altra, perché ci piace così, perché è divertente così, perché è l’allegoria del mondo nonsense schizofrenico e caotico in cui viviamo.