Pubblicato in Italia da CONG, Oceano Nero di Martin Quenehen e Bastian Vivès ha entusiasmato pubblico e critica
Quello che verrebbe da pensare, in un primo momento, è che alcuni personaggi, alcune atmosfere debbano rimanere intatte nella Storia. Insomma, sulla carta (e dove, se no?) sembrerebbe impensabile riportare alla luce la Valentina di Crepax senza Crepax, o immaginare la Pimpa senza la matita di Altan. O Corto Maltese non disegnato e scritto da Hugo Pratt. E invece, ecco che con spirito coraggioso, cultura della materia, estro e talento artistico Martin Quenehen e Bastien Vivès accettano la sfida e regalano al pubblico Oceano Nero, una nuova avventura del marinaio più amato del fumetto italiano. Questa operazione ha suscitato la curiosità dei lettori, che hanno dato presto il loro verdetto: scommessa vinta, Oceano Nero è un gran bel fumetto.
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Oceano Nero: il senso di Corto Maltese per la Storia
Non so se si potrebbe apprezzare realmente Oceano Nero senza avere alle spalle la lettura delle avventure di Corto Maltese. Probabilmente, oltre all’innegabile valore in sé, la preziosità del fumetto di Quenehen e Vivès sta nel saper rievocare. Rievocare, sì, ma senza copiare. Oceano Nero, allo stesso tempo, non è un’operazione-nostalgia, adatta più a una seduta spiritica che alla lettura. La materia del fumetto è vitale, nuova, fedelissima nel concetto e proprio per questo può permettersi di compiere delle scelte importanti. In primo luogo l’ambientazione storica. Se il Corto Maltese di Pratt si muoveva tra mare e terra sullo sfondo temporale della Guerre del XX secolo, quello dei due autori francesi è quasi contemporaneo. Il grande evento che fa da tragica scenografia di Oceano Nero è infatti l’11 settembre 2001, uno degli eventi più drammatici e spartiacque radicale degli ultimi anni.
Lo stile e il carattere di Corto restano intatti. Intatto è il suo spirito anarchico e la ribellione innata verso la noia e il potere. Rarefatte le sue parole, l’atmosfera in cui si muove, appassionati i suoi rapporti con gli amici e con le donne. Romantico, in un modo totalmente ineffabile, e sempre votato alla scoperta e all’avventura. Se questo era vero quando Alleanza e Intesa erano pronte a dispiegare le loro forze sugli oceani, perché non dovrebbe esserlo per un pirata giovane vent’anni fa? Corto si muove nella storia come si muove nelle sue relazioni, apparentemente solo di passaggio, ma autenticamente punto cardine, catalizzatore di attenzioni ed energie. Corto Maltese è imprescindibile nella Storia, come lo è chi la racconta, con lo sguardo lucido di chi non accetta di essere strattonato da una o dall’altra parte, partigiano unicamente per ciò che è bello e ciò che è giusto.
Apprendere la struttura e farla propria
Da un punto di vista squisitamente formale, sia nella scrittura sia nel disegno Corto Maltese – Oceano Nero raggiunge livelli altissimi. Vivès è stato più volte definito l’enfant prodige del fumetto francese, vincitore giovanissimo di Angouleme nel 2010 con il suo Il gusto del cloro. Negli ultimi undici anni ha consegnato al pubblico diverse graphic novel e serie a fumetti, spaziando nei vari generi. Il suo è un successo conclamato, sicuramente giustificato da una mano talentuosa che su Corto Maltese è in un particolare stato di grazia. Regista, sceneggiatore, scrittore, Martin Quenehen è una personalità poliedrica e interessante, che si occupa tanto di periferie e di sociale quanto di narrativa di genere. Probabilmente occorreva proprio questo livello di competenza per mettere su un’operazione tanto difficile quanto – infine – vincente.
Se nella scrittura Quenehen riprende evidentemente i dettami prattiani, rendendoli suoi e riuscendo a far sembrare naturali anche i (pochi) punti di rottura, Vivès declina il suo tratto personalissimo e armonioso. Come Pratt era calligrafico e etereo nella rappresentazione dei personaggi e dei paesaggi, e suggestivo nel rendere navi e assetti di guerra, Vivès si regala vaste campiture e primi piani. Variazioni impercettibili di inquadratura, che si prendono tutto il tempo e lo spazio per una narrazione che non ha fretta, proprio perché libera – come il suo protagonista – dalla concitazione di dover arrivare al dunque. Anche questo fa parte del fascino del concetto-Corto Maltese: l’arte pura che non chiede di essere compresa, ma di sospendere il giudizio e abbandonarsi a un’esperienza estetica totale.
Oceano Nero: ottime basi, magnifica esecuzione
C’è da chiedersi se sia il personaggio di Corto così forte e strutturato da poter resistere ai rimaneggiamenti successivi, o se non sia proprio un rimaneggiamento di qualità a consolidarne il valore. Probabilmente, la risposta è un compromesso tra le due, dando a Pratt ciò che è di Pratt e a Vivès e Quenehen ciò che spetta loro. Certo è che Corto Maltese gode del vantaggio dei classici, di non cedere al passare del tempo una briciola del loro charme e di prestarsi a sempre nuove interpretazioni. E contemporaneamente di restare identici a sé nell’essenza. Certo questo non avviene con tutti i personaggi classici, molti dei quali – come si suol dire – invecchiano male, costringendoci a leggerli con la lente del contesto. Specialmente negli ultimi anni, in cui molti stilemi narrativi sono messi in discussione e anche i miti della cultura pop vengono spesso e volentieri mandati nella pensione del vintage.
Corto Maltese è molto lontano da questa pensione, probabilmente non ci arriverà mai. E non perché abbia anticipato la sensibilità contemporanea con una visione profetica, ma perché si muove su ben altri binari. Navigando nelle acque dello spirito giovanile, della libertà, del coraggio, del valore e di uno scaltro istinto di sopravvivenza, questo pirata universale non invecchierà mai. Per cui ben vengano operazioni come Oceano Nero che ne attestino l’eterna attualità e il fascino sempiterno. Anzi, non vedo l’ora di vedere come prosegue la storia.