Mitologia e fantascienza
Torna, a pochi mesi di distanza dal primo, la saga fanta-mitica di Matt Fraction e Christian Ward: Ody-C, che si propone di reinventare in chiave ultrafuturistica l’Odissea di Omero. Un’idea ambiziosa costretta a fare i conti con l’oggettiva difficoltà di misurarsi con un inimitabile masterpiece della cultura occidentale, l’opera che più di tutte ha influenzato l’immaginario collettivo della letteratura e della poesia per millenni.
Come sarà questo secondo volume, pubblicato in Italia da SaldaPress?
Nonostante la vittoria contro Troiia, per le Achaee le tribolazioni non sono finite. Odyssia prosegue nel suo viaggio per tornare a casa, alla sua Itchicaa, veleggiando con i suoi compagni e sulla sua nave Ody-C. Nel frattempo, Ene e He sono finiti sul terribile mondo di Q’Af, dove dominano la violenza e il terrore per il volere dei regnanti Hyrar e Zhaman. Loro sono due fratelli sanguinari e diabolici, figli di un prostituta di nome Lupa che si lasciò violentare da Herakles per mettere in salvo la sua tribù. Ma sangue chiama sangue e dolore chiama dolore, mentre il mistero che aleggia su quel mondo maledetto sta per venire svelato e una terribile creatura è sul punto di risvegliarsi…
Ody-C risale ad un periodo molto particolare della carriera di Matt Fraction: il 2014, nel pieno della gloria seguita al suo Hawkeye in collaborazione con David Aja e gli applausi per l’allora recente Sex Criminals. Forse il momento migliore per un autore capace di grandi prove narrative e di memorabili scivoloni con la stessa incredibile scioltezza. Non sai mai cosa aspettarti dalle sue sceneggiature: un capolavoro oppure una bizzarria difficilmente classificabile. Non esistono vie di mezzo: questo è Fraction, prendere o lasciare, croce e delizia di uno scrittore un po’ schizofrenico e un po’ brillante, geniale eppure altalenante. Anzi, forse il suo vero difetto è un altro: quello di farsi prendere dal delirio di onnipotenza e lanciarsi in gargantueschi progetti che sono al di là delle sue potenzialità. Per dirla in parole povere, di fare il passo più lungo della gamba, cosa che lo porta inevitabilmente ad inciampare. Che sia colpa di una maturità non ancora del tutto conseguita, oppure della voglia di fare troppo che alla fine stroppia, questo è da sempre il suo principale limite.
E così si presentava, all’epoca, il suo Ody-C, fin dalle prime battute. Non solo perché avrebbe visto una rivisitazione in chiave fantascientifica dell’Odissea (nientepopodimeno che il più importante poema epico di tutti i tempi), ma anche perché ci sarebbe stato un poderoso gender swap dei personaggi omerici e, specialmente, perché alle matite ci sarebbe stato un semi esordiente come Ward, praticamente vergine nel mondo del fumetto.
Il risultato, ovviamente, fu una sgangheratissima saga senza capo né coda, complicata e assolutamente indigeribile, condita da una narrazione in esametri che tentavano di replicare l’effetto di quelli omerici. Inoltre (cosa che farebbe rizzare i capelli a qualunque classicista) quella che si percepiva era un’interpretazione farlocca, posticcia e banale del capolavoro epico, con delle semplificazioni francamente imbarazzanti e a volte pigre.
Ora, visto che Fraction è uno che non si dà per vinto ma è tutt’altro che stupido, nella seconda parte (divisa in 6 albi) cerca di aggiustare il tiro, cambiando le cose sbagliate e stravolgendo in parte non solo l’ambientazione, bensì anche i riferimenti. Infatti, lo sfondo di questo nuovo volume sembra essere quello delle Mille e Una Notte, con tutte le citazioni ai racconti mediorentali che, in realtà, sono più simili ai poemi omerici di quanto si possa pensare. Anzi, piano piano sembra affiorare anche qualcosa delle Metamorfosi di Ovidio e dunque bisogna riconoscere a Fraction di aver studiato, di essersi impegnato per entrare in sintonia con questa favole antiche con l’obiettivo di trasportarne lo spirito in piena fantascienza. Tuttavia, quello che ne viene fuori, nonostante i palesi accorgimenti dell’autore, continua ad essere strano, farlocco e insostenibile.
A questo contribuisce il lavoro di Ward, che non solo è estremamente confusionario dall’inizio alla fine, ma pecca clamorosamente di hybris (per restare in tema). Cerca, infatti, di replicare il fascino di certe mitologie cosmiche, citando a destra e manca e tentando di imitare lo stile dei più grandi visionari del fumetto. Ma, esattamente come il suo sceneggiatore, realizza qualcosa di superficiale e scontato, facendo del suo peggio nelle tavole intricate che appaiono più come illustrazioni del tutto scollegate dalla storia. Neanche alcune prove discrete servono a salvare la baracca e quello che rimane, leggendo Ody-C, è più che altro una forte frustrazione, aggravata dalle potenzialità inespresse dell’intero progetto.
Verdetto
Il secondo volume di Ody-C di Fraction e Ward, sebbene nasca sotto la voglia di cambiare, si presenta con gli stessi difetti del suo predecessore. La visione messa in scena dai due autori è troppo esagerata, indecifrabile e assurda per funzionare, oltre che semplicistica quando tenta di interpretare le grandi opere che, teoricamente, dovrebbe rispolverare. Se dopo il primo si poteva dare all’accoppiata un’altra possibilità, ora invece non ci sono dubbi: meglio portare i nostri occhi altrove.
Stay Nerd Consiglia…
Visto che qui non ha dato il meglio di sé, vi consigliamo di recuperare gli ultimi lavori di Fraction, specialmente Hawkey, Sex criminals e la serie Casanova.
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