Poche differenze col predecessore
Tutti noi quando eravamo piccoli abbiamo sognato un futuro fatto di supertecnologia, ricchezza, macchine volanti e quant’altro. Se ci avessero detto che nel 2018 avremmo avuto uno spin-off di un titolo sugli insulti, forse non avremmo smesso di sognare, ma probabilmente non avremmo scommesso chissà quanto sul futuro del videogame come mezzo d’intrattenimento.
È il 2016 quando viene presentato alla Gamescom Oh Sir!… The Insult Simulator, un gioco in cui sostanzialmente si deve cercare di demolire l’autostima del proprio avversario a suon di insulti, in una sorta di picchiaduro… con le parole, che cerca di prendere spunto dai famosi duelli verbali col maestro di spada del primo Monkey Island (imitandone però lo stile, ma non l’efficacia).
Ebbene, ora abbiamo a disposizione anche uno spin-off di questo titolo: Oh…Sir! The Hollywood Roast.
“Molto appropriato, tu combatti come una mucca!”
Si utilizza un sistema di “combattimento” a turni, ossia ci sono alcuni pezzi di frasi al centro dei duellanti, che è possibile selezionare, una a testa per turno, per tentare di comporre un insulto arzigogolato e di senso compiuto. Più tremenda sarà l’offesa, più punti vita si sottrarranno all’avversario.
Ci sono alcune accortezze però che renderanno la vostra vittoria e sopraffazione morale dell’avversario un po’ più semplice. Ad esempio ogni personaggio ha un proprio punto debole, che sia la vecchiaia, il senso del gusto nel vestire e quant’altro, e toccare un tasto dolente equivale a colpire nel segno ed infliggere molti più danni.
Così come insistere sullo stesso improperio per più turni, vi farà guadagnare qualche punto extra e mettere in imbarazzo con più facilità il malcapitato che ha osato sfidarvi.
C’è anche la possibilità di “mettere in pausa” l’insulto: se non trovate un pezzo di frase che vada bene per continuare la vostra, potete aspettare il prossimo turno, e dunque il successivo set di frasi, per proseguire nell’offesa.
L’importante è che il tutto abbia senso compiuto e sia abbastanza pungente per colpire nel profondo il vostro avversario. Se il pezzo che avete scelto, non è congruo al resto della frase, o non è grammaticamente corretto, si perderà il turno. E anche per quanto riguarda gli improperi ingarbugliati, non è necessariamente vero che più l’insulto è lungo e complicato e più farà del male all’avversario, per cui non avventuratevi in frasi chilometriche che magari non riuscireste a completare con stile.
Sì, ma le novità?
Ecco, se avete letto la recensione del primo titolo, Oh Sir… The Insult Simulator, vi sarete accorti che fino a questo momento le due recensioni sono praticamente sovrapponibili, perché… beh, anche i due giochi lo sono.
Questo spin-off, espansione standalone, chiamatelo come volete, offre veramente poco di più rispetto al titolo originale.
Cambiano i personaggi, in una sorta di parodia del mondo del cinema e dei blockbuster, ed infatti tra le varie parodie di celebrità giocabili troviamo Harry Potter, Gandalf, Marylin Monroe, per citarne qualcuno. E ci sono un paio di novità rappresentate dal “Comeback”, che si può attivare al riempimento di una barra, quando ci si trova in difficoltà, e sostanzialmente permette di aumentare il punteggio del proprio insulto.
Inoltre alla fine di ogni round, è visibile il valore numerico del proprio attacco all’avversario, che rende possibile farsi un’idea più precisa di quale parte dell’offesa l’abbia ferito di più.
Last but not least, quella che prima era la modalità torneo, ora si chiama carriera. Le differenze? Nessuna, si tratta sempre dei soliti 5 match consecutivi da vincere per andare avanti.
È andata così
Inutile dire che la modalità carriera in solitaria cominci a stufare dopo poco, e dopo circa un paio d’ore di gioco in generale, le varie offese iniziano a ripetersi, ed il titolo offre il meglio di sé giocato in coppia con un amico.
Ma anche in questo caso ci sono modi molto migliori di passare il tempo, a meno che non troviate divertente prendervi a sberleffi l’un l’altro in un gioco a turni, anziché farlo di persona, trovandovi fianco a fianco. Ma ehi, non siamo qui per giudicare.
E questo è quanto. Lo stile grafico rimane lo stesso, le meccaniche di gioco identiche, l’ambientazione e i nuovi personaggi non offrono poi chissà quale ventata di aria fresca. Insomma, si tratta di un’occasione mancata, e alla fine l’insulto vero se l’è beccato chi ha acquistato il gioco.
Verdetto
Oh… Sir! The Hollywood Roast ha pochissime novità rispetto al suo predecessore, dal quale non si discosta quasi per niente. E se il primo capitolo aveva il pregio dell’originalità, qui suona tutto come già visto sin dai primi minuti di gioco. Se avete intenzione di prendervi a parole con un amico, fatelo dal vivo: è più divertente.