Woof!
Siamo negli anni del revival, nel bene e nel male, e mentre vengono ripescati e riproposti classici che pensavamo dimenticati da tutti, allo stesso modo vengono riesumati generi altrettanto classici.
Se su console arrivano meno prodotti indipendenti, su Steam è difficile raccapezzarsi tra la miriade di produzioni old school in pixel art, che fino a un lustro fa ci sembravano una ventata di aria fresca, e ora stanno diventando una norma. In questo tracciato si inserisce One Dog Story, un platform shooter bidimensionale che ad una prima occhiata sembrerebbe poter fare la felicità di tutti coloro che giocano sempre con piacere l’ennesimo gioco di piattaforme con blandi elementi metroidvania.
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Purtroppo però One Dog Story fallisce nell’intento di costruire un sistema di gioco funzionante su praticamente tutta la linea, mentre ci racconta una storia che non riesce veramente a rendersi interessante, un po’ per l’eccessiva distanza tra il tono utilizzato e l’estetica del gioco, ed un po’ per l’effettiva mancanza di sostanza.
Ci svegliamo all’interno di quello che riconosciamo fin da subito come un laboratorio sotterraneo, nei panni di un cane antropomorfo che ha perso totalmente i ricordi. Qualcosa è andato storto, probabilmente qualche esperimento, e ci ritroviamo così in fuga, cercando di ricostruire dei ricordi che latitano, e che ricompaiono ad intervalli regolari proseguendo nel gioco con un espediente poco felice.
La storia viene portata avanti tramite questi flashback del peloso protagonista, e tramite la possibilità di leggere dei brani all’interno dei computer che troviamo abbandonati nelle stanze, che ricostruiscono la realtà del laboratorio e la vita degli scienziati che ci lavorano. Un modo molto semplice per raccontare, che purtroppo non riesce a catturare il giocatore semplicemente perché non riesce a fargli provare nessun tipo di empatia né per il protagonista né per le vicende che sono avvenute nel laboratorio. I personaggi mancano di mordente, determinate situazioni sono quasi illogiche ed in generale nulla del racconto riesce a spronare nel continuare a giocare. Sarà quindi divertentissimo però, correre in lungo e in largo per questi sotterranei a sparare a mostri assorti? No.
Il gameplay di One Dog Story è quello di un classico platform – sparatutto 2D, con alcuni momenti in cui è necessario raccogliere oggetti per proseguire, tipo le classiche schede colorate utili ad aprire le porte. Il gioco fila dritto in modo piuttosto lineare, se si sta un minimo attenti a quello che si ha intorno, e anche il backtracking è praticamente ridotto a zero.
Quello che proprio non funziona però, e porta alla frustrazione spesso e volentieri, è un sistema di controllo impreciso mischiato ad un comportamento nei nemici piuttosto imprevedibile, e talvolta anche scorretto. Abbiamo iniziato la nostra prova con un pad Xbox One, per accorgerci che il comando di sparo a volte non funzionava se l’analogico non era perfettamente allineato nella direzione desiderata, questione problematica visto che il gioco prevede solo il colpo in alto o in orizzontale, senza direzioni intermedie. Siamo quindi passati ad un Fighting Pad, per cercare maggior precisione, e la situazione è sensibilmente migliorata utilizzando una buona croce direzionale.
La frustrazione però è rimasta, soprattutto per il comportamento di alcuni nemici e boss, durante gli scontri con i quali è inevitabile subire colpi dal momento che molti attacchi non concedono un tempo di reazione adeguato, mentre altri sono semplicemente inevitabili. Alcuni boss li abbiamo semplicemente sconfitti trovando degli escamotage un po’ beceri, ulteriore segno di un lavoro approssimativo nella costruzione degli scontri di fine livello. Quello che ci ha fatto maggiormente storcere il naso non è solo la superficialità con cui sono state concepite le boss fight, ma si va ben oltre, soprattutto avanzando nel gioco: la curva di difficoltà infatti si impenna principalmente perché, da un certo punto in poi, i nemici cominciano ad essere posizionati in modo tale che risulta quasi impossibile evitarli, attaccando a distanza con colpi che spesso sono illeggibili nel marasma generale, con pattern di movimento improbabili che, mischiati all’agilità propria di una poltrona (cit.) che caratterizza il nostro protagonista, li rendono impossibili da schivare. Aggiungiamo un sistema di collisioni da rivedere, danni ricevuti toccando corpi di nemici già morti, proiettili che vanno a segno anche dopo che siamo entrati in una porta durante la schermata di caricamento, un po’ di lime ed una spolverata di zucchero di canna, e potreste avere un’idea di che cocktail infernale viene fuori. Anche stilisticamente One Dog Story non riesce a fare centro, per colpa di una direzione artistica decisamente poco ispirata, con ambientazioni che cercano di essere varie senza mai stupire e senza mai dimostrare carattere. Allo stesso modo il design dei nemici è piuttosto piatto, nonostante la buona varietà di avversari che ci troveremo ad affrontare. Chiude il cerchio una colonna sonora che non riesce a stupire per colpa di brani decisamente poco incisivi.
Verdetto:
One Dog Story non è un’occasione mancata, perché di fattori che si sarebbero potuti evolvere in senso positivo non ce ne sono. One Dog Story è semplicemente un gioco che non funziona, né sotto il punto di vista narrativo né sotto quello puramente giocoso. Volendo semplificare al massimo le righe precedenti, bisogna concentrare l’attenzione sull’elemento chiave di un qualsiasi platform shooter a scorrimento: il gameplay. Ed è proprio quest’ultimo l’elemento peggio realizzato di One Dog Story, grazie evidentemente ad uno sviluppo approssimativo che non si è concentrato sul fare un lavoro di pulizia decente.