L’Aliena è tra noi e vuole essere accettata. A tutti i costi.
Si è appena reso disponibile in tutte le edicole il primo numero (intitolato per l’appunto “L’Aliena“) della terza stagione-incarnazione di Orfani, la serie fantascientifica targata Sergio Bonelli Editore che si diverte ogni anno a cambiare titolo, protagonisti, ambientazione e taglio narrativo. Come se questa non fosse già novità sufficiente, Orfani è anche l’emblema vivente di come la libertà narrativa, nel fare fumetti, esista sempre, sebbene a talune condizioni. L’insegnamento che le regole si rompono seguendo altre regole è molto più prezioso di quel che può sembrare, a una prima occhiata.
Ma ora passiamo a cosa ci narra questo primo numero, torneremo dopo sul come. La storia riprende soltanto poche ore dopo gli eventi del finale di Orfani: Ringo. Questo, insieme al fatto che il dodicesimo numero della seconda stagione e il primo della terza si siano succeduti in edicola a un solo mese di distanza, aiuta non poco a creare quel senso di continuità che tende a perdersi quando, come da tradizione “orfanesca”, tutto il resto cambia. Per quanto, bisogna dirlo, anche il parziale spaesamento del lettore è voluto, in quanto elemento chiave nel creare un’atmosfera di generale insicurezza.
Rosa, incinta, braccata perché immigrata clandestinamente nel Nuovo Mondo che gli uomini più “degni” si sono scelti per sopravvivere, è la nostra nuova protagonista. Ed è orfana di Ringo, suo mentore-padre. Un altro punto di continuità: i protagonisti di ogni stagione sono tutti orfani. E questo è solo il livello letterale. Di quante cose si può essere orfani? Di quante cose è orfana Rosa? Della sua casa, dei suoi diritti, in un certo senso anche del suo futuro figlio, al quale difficilmente potrà regalare, da madre, una vita normale. Di tutte queste cose, la narrazione ci fa sentire in modo pungente la mancanza. Sentiamo, insieme a Rosa, tutta la rabbia che ne deriva.
E quando pensiamo di essere stati coinvolti (con merito) in un tipico racconto di fantascienza esplorativa e d’avventura, ci rendiamo conto che il fumetto parla quasi esplicitamente dell’attuale situazione globale, e critica, degli immigrati. Sì, quella del mondo vero. Non fraintendetemi, non dico che Orfani sia un fumetto politico/politicizzato, dico che Orfani è anche questo. Il fatto che funzioni su vari livelli di lettura, sovrapponibili ma indipendenti, è un grande pregio. “Ma… davvero, un fumetto può farlo?” Eccome.
Per quanto riguarda la veste grafica, che dire? Un lieve dis-incupimento dei toni, dalla stagione precedente, non comporta alcuna perdita in bellezza o profondità dei disegni, di Gigi Cavenago, e dei colori, di Annalisa Leoni. Il design dei nuovi Cani, milizia robot usata per mantenere la pace del Nuovo Mondo, fa da contraltare a quello di flora e fauna del pianeta: tecnologia e natura ignota, entrambe ovviamente contro di noi. Poi c’è Host, robottino volante a metà tra un C-3PO senza corpo e un Claptrap senza parolacce, candidato principale, in assenza di Ringo (scelta non casuale di parole), a guidare Rosa come suo personale assistente alla sopravvivenza.
La scrittura, affidata a Roberto Recchioni e Luca Vanzella, è, nei testi, puntuale nell’accompagnare gli eventi e citazionistica al punto giusto; la sceneggiatura si dimostra sia altrettanto abile nel valorizzare i momenti classici da arrivo su pianeta ostile, che sapiente nell’infrangere la gabbia Bonelli senza mai eccedere o solo per il gusto di farlo (notevole soprattutto, a pag. 75, la disposizione delle vignette a ventaglio).
I colpi di scena non mancano, giocati a turno in maniera climatica e anticlimatica. Non spoilero, quindi mi limito a dire che il finale mi ha tolto il piacere di una previsione azzeccata (ricordate solo che, in narrativa, nessun rapporto sessuale va mai sprecato). La copertina, di Matteo De Longis, non potrebbe essere più iconica e presentare la serie meglio di così. Ma allora dove stanno i problemi? O è un fumetto perfetto? È troppo presto per parlare dell’una e dell’altra cosa. Il primo numero, che recensiamo qui, svolge egregiamente il suo lavoro di rompighiaccio, praticamente senza pecche: è tosto, sensibile e molto coraggioso. Una donna incinta come protagonista, il tema degli immigrati… potremmo esserci abituati a certe scelte, ma ciò non toglie quanto siano difficili da compiere, anche in ottica di mercato. È proprio in questo coraggio, e nelle sue promesse implicite, che risiede la più grande sfida di Orfani Nuovo Mondo. Se ai nastri di partenza non accontenta tutti, non importa. Se all’arrivo avrà raccontato un’altra bella storia, senza mai piacersi tanto da non essere pronto a cambiare di nuovo, allora avrà completato la sua missione con successo.
Al di là di tutto ciò, Orfani Nuovo Mondo 1: L’Aliena è bello e molto interessante, ve lo consiglio senza remore. Poi, per la serie, si vedrà.