Uatu: capire l’Osservatore di Marvel’s What If…?
La morte, nei comics americani, si sa che è solo qualcosa di passeggero. A meno che non si parli di Zio Ben (che di morire in migliaia di versioni alternative si è ben stancato) tutti tornano in vita. Anche quando la morte riguarda qualcuno che non ha mai realmente preso parte agli eventi, ma si è limitato a guardarli, fissando il mondo con occhi colmi di tristezza. È questo il caso di Uatu, l’Osservatore, parte integrante di Marvel’s What If come voce narrante degli eventi.
Creato dalla coppia più prolifica dell’Universo Marvel, quella di Jack Kirby e Stan Lee nel 1963, Uatu è da allora una presenza ricorrente in molti degli albi della Casa delle Idee. Il suo sguardo si è posato sulla razza umana sin dagli albori della civiltà, iniziando a provare per essa empatia e affetto. Pur non potendo intervenire (quasi mai…) direttamente, i suoi consigli e la sua presenza hanno spesso guidato gli eroi del Multiverso Marvel, portandoli anche alla vittoria in alcune situazioni disperate.
La creazione dell’Osservatore è tuttavia qualcosa in più di un mero espediente narrativo. Uatu, sotto molti punti di vista, rappresenta un personaggio di un’attualità sconvolgente, capace di introdurre un concetto nel fumetto, quello di “impotenza” e “neutralità passiva” che bisogna contestualizzare negli States del 1963.
Quale modo migliore di celebrare la presenza dell’Osservatore in What If se non quello di capire cosa generò il personaggio? Una storia che, forse, ci permetterà di guardare Uatu sotto una luce diversa e di provare verso questo gigantesco testimone con gli occhi adombrati di dolore una maggiore comprensione.
Prima di What If: l’Osservatore e lo spirito del tempo
Ciò che ha permesso alla Marvel di replicare alla rivale DC Comics e competere con essa fu semplicemente capire il proprio tempo. Quanto volte lo abbiamo detto? Comprendere lo zeitgeist è stato ciò che ha reso grande la Casa delle Idee.
Quando vi parlammo della nascita dei Fantastici Quattro vi raccontammo di quale epoca di meraviglie fossero gli anni Sessanta, da un certo punto di vista. Il primo scorcio di quello strano decennio vide un’evoluzione concreta della scienza, delle arti e della società. Progrediva il Programma Apollo, i Beatles iniziavano le proprie esibizioni, Martin Luther King intensificava la sua attività nel Sud degli States. Fiorivano nuovi movimenti culturali e sociali. Gli esseri umani iniziavano anche a pensare (timidamente) come razza e al proprio futuro, andando oltre il presente.
Ma a queste meraviglie faceva da contraltare una cappa di terrore globale. Il mondo viveva nella costante paura della minaccia nucleare e molti cittadini andavano a dormire con la sensazione che un giorno si sarebbero svegliati trovando il pianeta in guerra. Certo, Stati Uniti e Unione Sovietica erano i principali attori e interpreti di questa tragedia. Ma sul palco potevano salire solo alcuni interpreti, i grandi del pianeta. Se il tuo nome non era John Fitzgerald Kennedy o Nikita Chruščëv difficilmente avresti potuto cambiare le cose. Più facile era che fossi solo uno spettatore. Anzi, un’Osservatore, magari costretto a ripeterti quella terribile domanda: “What If?”. E se domani la Russia dichiara guerra? E se domani dalla lotteria per la guerra uscirà fuori il nome di uno dei miei cari?
In questo clima di ansia costante si arrivò al 1963. Quando, nemmeno un anno dopo la Crisi dei Missili di Cuba, un momento in cui il mondo intero fu testimone passivo di un possibile olocausto nucleare, la Marvel presentò il proprio Osservatore.
Osservatori si diventa
La condanna dell’umano medio di osservare senza intervenire le tragedie politiche del Secolo XX prese così corpo nell’Osservatore, un essere onnisciente apparso per la prima volta su Fantastic Four #13, dell’Aprile 1963. In questo numero la famiglia allargata Richards-Storm si trovò ad affrontare una di quelle avventure dal gusto un po’ naif, tipiche di quelle prime storie. Il Quartetto dovette combattere contro Red Ghost e il suo gruppo di super scimmie (avete letto bene…) sulla Luna. Proprio durante questo scontro si mostrò per la prima volta l’Osservatore.
Già nelle sue prime apparizioni Uatu si mostrava come una forza del bene “costretta” alla neutralità. Uno scrivano, uno spettatore onnisciente della razza umana e della sua tragedia. La storia personale di Uatu inizia tuttavia eoni prima della sua comparsa sulla Luna al cospetto dei Fantastici Quattro. Nato su un pianeta progredito, i cui abitanti avevano ottenuto un tale livello di comprensione della natura da essere virtualmente immortali, la razza degli Osservatori si pose come obiettivo quello di aiutare i pianeti meno progrediti. Questo portò il padre di Uatu a fare dono dell’energia nucleare al popolo dei Prosilicans. Gli effetti furono devastanti. Anziché usare quel dono munifico per progredire e fare del bene, i Prosilicans crearono armi di distruzione di massa e annientarono la propria specie. Sconvolto il padre di Uatu fece giurare alla sua intera stirpe di non intervenire mai più negli eventi delle razze meno progredite.
Va detto che questa tendenza alla “neutralità” iniziò a sparire rapidamente. Per quanto Uatu non sia mai intervenuto in maniera diretta per sventare una minaccia, la sua presenza e i suoi consigli hanno spesso indirizzato gli eroi terrestri verso la risoluzione dei problemi. Non mancarono anche momenti in cui l’Osservatore tentò attivamente di aiutare la Terra. Ne vediamo l’esempio più concreto nella Trilogia di Galactus. Durante questo evento Uatu tentò prima di nascondere il pianeta, cercando di impedire a Silver Surfer di trovarlo e riferirne la posizione al suo padrone. Fallito questo tentativo cercò di parlamentare col Divoratore di Mondi e, infine, indicherà alla Torcia Umana la posizione del Nullificatore Assoluto, unica arma in grado di distruggere Galactus.
Non che l’infrazione del voto sia passata inosservata. Uatu venne messo a processo e costretto a tornare alla sua condizione di neutralità, ma non per questo smise di dare la giusta spinta agli eroi della Terra di fronte alle minacce incombenti. Sarà così fino all’evento Original Sin, quando Nick Fury, ormai debilitato e prossimo alla morte, ucciderà l’Osservatore temendo un attacco da parte sua.
Solo recentemente la Marvel ha deciso di ridare spazio a Uatu, complice forse l’imminente esordio della serie What If: l’Osservatore è quindi tornato al suo posto, a guardare lo svolgersi degli eventi e le intricate trame del Multiverso.
Uatu: una mitopoiesi inversa?
L’Osservatore è forse una delle creazioni più riuscite del sodalizio tra il Re e il Sorridente. La concezione di Uatu ci appare come una delle creazioni più raffinate di Kirby e Lee, frutto di una “mitopoiesi inversa”. Non la rielaborazione del mito per creare la storia di un eroe, ma quella della quotidianità per rendere umano il divino. In fondo Uatu ci appare come una sorta di divinità: onnisciente e quasi onnipotente, ma non interviene (quasi…) mai nelle vite degli individui. Ma c’è qualcosa che gli impedisce di intervenire. E quel qualcosa è nascosto nelle sue “origini”.
Anche per l’Osservatore, come per molti altri eroi, la minaccia dell’annichilimento nucleare è parte della creazione di un mito, destinato tuttavia non a creare un eroe, ma un semplice spettatore. Se vogliamo si tratta di un processo speculare rispetto a quello che ha creato personaggi come l’Uomo Ragno, Daredevil, Hulk e Iron Man. Il terrore atomico e la crudeltà della guerra non hanno trasformato un comune essere umano in supereroe. Al contrario, hanno costretto a una forma di normalità un entità superiore, a essere mero spettatore del dolore della razza umana.
Forse anche per questo nel corso degli anni Uatu è stato qualcosa in più di un semplice Osservatore. Pur non potendo intervenire direttamente negli eventi dell’Universo Marvel ha spesso dato il suo contributo con “una spintarella” agli eroi nella giusta direzione. In fondo è quello che tutti noi, osservatori della vita di tutti i giorni, vorremmo fare. Il sogno, lucido o meno, di poter modificare gli eventi è proprio alla base della serie What If, nel quale l’Osservatore divenne a modo suo protagonista.
In effetti anche con What If l’entità superiore Uatu dimostrò l’umanità dietro alla sua concezione. La testata, come l’intero genere dell’ucronia, spingeva le persone a domandarsi come sarebbero potuti cambiare gli eventi. E lo faceva in uno scenario rassicurante, dove tutto poteva finire solo chiudendo l’albo e riponendolo sullo scaffale. Ma chiedersi come potrebbero cambiare le cose se gli eventi avessero preso una piega diversa è parte dell’essere umano. Un’umanità che Uatu ha da sempre incarnato.