Un host club a scuola?!
lla tenera età di tredici anni mi avvicinai agli anime consapevole di cosa fossero. Non mi bastavano più quelli trasmessi in televisione e avevo capito che ne esistevano moltissimi altri che, chissà perché, non avevo mai visto. L’era dei forum stava iniziando a volgere al termine (nessuno poteva ancora saperlo) ma si trattava di miniere d’oro per gli amanti di anime e manga e fu in uno di questi, tra i più colorati e kawaii dedicati a produzioni shōjo, che mi imbattei in Ouran Host Club, ora facilmente disponibile su Netflix dritto dritto dal 2006.
Oltre a sentirmi incredibilmente vecchia e al contempo incantata dalla facilità con cui ora posso usufruire di anime e manga, la prima cosa che ho provato è stata sincera eccitazione, probabilmente dovuta al piacevole ricordo che solitamente distorce la realtà delle cose. Perché all’epoca non avevo ben chiaro cosa fosse un host club e dunque nemmeno avevo compreso quanto fosse edulcorato il concept all’interno dell’anime che avevo visto, che ovviamente prendeva una direzione molto diversa dai retroscena di questi locali.
Host e hostess club: oasi illusorie e mangiasoldi
Host e hostess club consistono nello stesso tipo di locale, spesso notturno e ubicato in zone come Kabukicho: al loro interno si trovano bellissimi ragazzi o ragazze che i clienti pagano appositamente per intrattenervisi assieme fra un drink e l’altro. Gli hostess club, in particolare, nascono negli anni 60, entrando a far parte della vita notturna di impiegati e boss di aziende come mete per i loro nomikai. È in questi luoghi dove farsi servire e riverire da belle donne che i poveri salaryman dimenticano le fatiche della giornata lavorativa appena trascorsa, con fiumi di alcol che annullano le distanze tra dipendenti e superiori e rendono tutto più gioioso, in vero contrasto con quanto avviene in ufficio.
Le hostess, dal canto loro, seguono le direttive della mama, la proprietaria del locale (che un po’ ricorda le mama delle sale da tè del mondo fluttuante), a meno che non si tratti di un locale dove è permesso far scegliere una ragazza direttamente dal cliente per cominciare la serata. L’obiettivo finale, al di là di soddisfare il desiderio di compagnia di quest’ultimo, al punto da fargli credere di aver creato un legame esclusivo con la ragazza di turno, è di fargli spendere il più possibile a suon di bicchieri colmi e, in alcuni casi particolari, anche attraverso favori sessuali, In questo senso sta anche la distinzione tra lounge club, fuzoku e kyabakura: rispetto ai primi due, i kyabakura non consentono nemmeno di toccare le hostess e si tratta di ambienti molto chic; invece nei fuzoku addirittura è concesso spingersi oltre baci e carezze, proponendo di coronare la serata altrove, magari in un love hotel.
Più o meno lo stesso accade nella versione al maschile di questi locali: gli host club si rivolgono, però, a donne perlopiù sole e il principio è sempre quello di creare un’illusione idilliaca che porti la cliente a spendere ancora pur di stare in compagnia del suo host favorito. Le clienti si infatuano del loro host preferito tanto da acquistare per lui qualsiasi cosa, pur di tenerselo stretto e riceverne le attenzioni prima di chiunque altra nel locale.
All’interno del club stesso, poi, si crea una forte competitività tra i membri dello staff, in quanto coloro che vengono più richiesti possono aspirare anche a una percentuale extra sul guadagno fisso. Dunque è necessario offrire sempre e comunque un’esperienza piacevole che spinga a fare ritorno al locale, seguendo anche precisi metodi di corteggiamento e di trattamento del cliente, ad esempio sedendosi prima di fronte e solo dopo al suo fianco oppure preparando per lui/lei la bevanda scelta (che ovviamente costa dieci volte di più del prezzo standard). Non è un caso che gli host più in gamba siano i primi a campeggiare nelle locandine fuori dal locale e ad avere i regali più costosi, che possono andare dai gioielli e orologi fino addirittura alle auto!
Ouran Host Club: uno shojo romantico vecchio stile
Tutto sommato avrete capito che fare l’host o la hostess prevede compensi abbastanza cospicui, se si è molto bravi. Ciò che interessa all’host/hostess non è davvero il cliente, umanamente parlando, ma salire di rank all’interno dello staff e, di conseguenza, i soldi che derivano dall’essere in prima posizione: in vari video disponibili su YouTube, alcuni host dichiarano candidamente la loro abitudine nel mentire per compiacere le clienti e di farlo quotidianamente per ottenere semplicemente il denaro che spetta loro per questo lavoro, che comunque riempie completamente le loro giornate.
Se desiderate però guardare l’anime di Ouran Host Club non aspettatevi le stesse dinamiche. Essendo indirizzato alle ragazze, non mancheranno scene da romcom a sottolineare la fascinazione delle clienti per i ragazzi, ma il tutto si svolge pur sempre in una scuola e l’host club organizzato dai protagonisti non è altro che un passatempo per tutti (anche se i soldi girano lo stesso), assolutamente senza paragoni con ciò che accade nella realtà.
Anzi, le atmosfere sono talmente leggere che sarà facile anche per voi affezionarvi a uno degli host del gruppo, distinti per le loro personalità stereotipate e tuttavia, proprio per questo, fin dall’inizio accattivanti per le loro clienti, fino ad essere approfonditi con il procedere degli episodi rivelando molto di più. Con la delicatezza e ironia tipica di uno shojo dei primi 2000, tra reazioni esagerate, intrattenimento innocente e fraintendimenti su cui tutti sembrano soprassedere in un batter d’occhio (tra cui il primo incontro tra i 6 giovanissimi host e la protagonista Haruhi), Ouran Host Club, al contrario di ciò che accade negli ambienti che in un certo senso parodizza, incoraggia l’amore giovanile disinteressato e puro, oltre le apparenze di genere, estetiche e di status sociale, e a trovare il proprio posto nel mondo in maniera naturale assecondando la propria identità, qualunque essa sia.