Torna sul grande schermo l’orfano più spensierato di sempre
A distanza di quasi quindici anni, torna sul grande schermo l’orfano più spensierato e irrealistico di sempre, ovvero Peter Pan. A dirigere il tutto, Joe Wright, produttore e regista cinematografico anglosassone determinato a riproporre una storia fantasiosa ed anacronistica in uno dei periodi cinematografici più neo-realistici di sempre.
Peter, un bambino cresciuto da sempre in uno smunto orfanotrofio, una notte viene rapito dal terribile pirata Barbanera. Scosso dalla situazione capitatagli, il giovane Peter sarà dirottato in una “fantomatica destinazione” ovvero “L’isola che non c’è” . Qui farà conoscenza di Giacomo Uncino, un imprevedibile compagno d’avventura, con il quale dovrà condividere gioie e dolori in una folta foresta abitata da una tribù di indigeni in costante lotta coi pirati di Barbanera.
Appare doveroso un monito a chi propone un personaggio fiabesco come quello di Peter Pan, in un periodo storico cinematografico come quello attuale. Joe Wright, si assume quest’onere (!?) di offrire sul grande schermo, un personaggio oramai dimenticato, almeno da quella fascia di pubblico che non varca il decimo anno di età e che negli ultimi anni ha avuto come riferimento di spensieratezza unicamente i lavori Pixar. Riproporre un personaggio datato, che nel bene o nel male ha caratterizzato l’infanzia delle generazioni antecedenti a questa, è senza meno una mossa coraggiosa, che non può passare inosservata. Pan – Viaggio sull’isola che non c’è, è per l’appunto un film che vuole richiamare a se sia quel pubblico oramai assorto nel neorealismo più puro, sia quella piccola ed infantile parte di pubblico in costante ricerca di spensieratezza artistica. Non è impeccabile come prodotto filmico , ma è innegabile come sia forte l’intento di voler ridare quella libera spensieratezza in modo ecumenico a tutti, dai più grandi ai più piccoli. Ci prova, almeno fino all’ultimo, e questo lo si denota dalle interpretazioni tanto kitsch quanto simpatiche di Hugh Jackman e di Rooney Mara, messi alla prova in un lavoro senza dubbio omologato per un certo tipo di pubblico (nonostante il lieve intento sopra citato). Il contesto scenografico è ben curato, ricco di quella fantasiosità preziosa per lo spettatore. Fondamentalmente il film è una sorta di rilettura del personaggio fiabesco, adattato a piacimento del regista. Un Peter Pan insicuro, molto dubbioso su quello che è, ma che impavido riuscirà nel suo obbiettivo, ovvero ritrovare la tanto sospirata madre. Simbolismi volenti o nolenti nel film sussistono, ed è forse questa peculiarità a dar rilievo al film.
Coinvolgere attivamente poi, personaggi secondari, che per quanto siano complementari, sono preziosi per “il ritrovamento emotivo“ del protagonista, risulta essere una mossa decisamente azzeccata. Ritmicamente il film funziona, e difficilmente annoia chi lo guarda. La forte “enfasi” fotografica aiuta in ciò. Comunque il fatto che Pan, sia un film omologabile non deve essere un valido pretesto per minimizzarlo a prescindere. C’è poi da esaltare la voglia del regista di coinvolgere attivamente un tredicenne praticamente debuttante ovvero Levi Miller, che nel ruolo assegnatogli si comporta egregiamente. Wright dunque decide di assumersi molte responsabilità con questo film, mostrando pseudo-allegorie narrative che in qualche modo cercano di “scaldare” il morale dello spettatore. Arduo compito questo, ma denigrare il prodotto unicamente perché rappresenta una fiaba oramai arcaica può apparire come un insensibile giudizio critico. Anche quando Steven Spielberg lanciò il “suo Peter Pan” ci furono saccenti critiche a riguardo, e checché se ne dica questo parallelismo “poteva” essere in qualche modo da auspicio per il giovane regista anglosassone. Non è bastata però un’ etichettatura simile per il buon Wright… infatti nonostante l’audacia manifestata, il film non ha ottenuto i consensi sperati in termini di botteghino. Pan infatti doveva essere distribuito nelle sale cinematografiche italiane il 15 luglio 2015 e il 24 in quelle statunitensi, ma ad aprile la Warner Bros, per cause non specificate, sposta la data d’uscita americana al 9 ottobre.
In Italia arriverà il 12 novembre 2015, ed al momento, il film detiene il record con le maggiori perdite economiche fra costi e incassi complessivi della storia del cinema. Tanto per arricchire la “kermesse di negatività plurima” , su Pan aleggiano inoltre, farneticazioni mosse da quel cerchio di critici burocrati e moralisti, accusando la Warner Bros, di fantomatiche “discriminazioni razziali” apparse nel film, tant’è che è stata indetta una petizione per impedire alla stessa Warner di continuare a scritturare interpreti caucasici per ruoli multi-razziali. Sembrerà assurdo, ma questa è la prova di come in qualche modo Joe Wright sia riuscito nel suo intento di far “viaggiare mentalmente” il pubblico spettatore, nel bene o nel male, nonostante il riscontro negativo che pesa come un enorme macigno. Wright c’hai provato…