Il retaggio di un sovrano
Il successo che ha avuto Pantera Nera con la sua trasposizione cinematografica appare come una giusta ricompensa per un personaggio che, nel corso della sua storia, ha contribuito ad abbattere diverse barriere, costituendo uno degli eroi più importanti e affascinanti dell’universo Marvel.
Il vantaggio collaterale, nel vedere il re di Wakanda sbarcare nelle sale e trionfare al botteghino, porta con sé la ristampa di alcune delle sue vecchie avventure, con le quali i lettori di fumetti potranno scoprire meglio la storia di questo personaggio.
Ed è esattamente ciò a cui abbiamo assistito con la ristampa di Nemico Pubblico, una vecchia “run” fumettistica curata da Christopher Priest, a cui hanno dato il proprio contributo disegnatori come Joe Quesada e Mark Texeira.
Si parla di un fumetto che compirà trent’anni entro fine 2018, trasportandoci in un contesto storico completamente diverso da quello attuale, sia dal punto di vista politico che da quello fumettistico. Leggere Nemico Pubblico comporta il ritrovarsi alla fine degli anni ‘90, quando lo scandalo Lewinsky era giunto al culmine della sua attenzione, il conflitto razziale negli States viveva ancora gli strascichi del processo a O.J. Simpson e il mondo ancora non aveva idea di cosa fosse il terrorismo su scala globale.
Una storia che mostra anche uno stile di disegno che per molti può apparire straniante, al culmine di quel fallimento storico che fu la Rinascita degli Eroi, con un fumetto americano che stenta ancora a riprendersi dopo la terribile crisi che aveva colpito l’intera industria dei comics all’inizio del decennio. Pubblicata originariamente per l’etichetta Marvel Knights, la storia si contraddistingue per il suo target più adulto, trattando anche temi scottanti che, nella visione idealistica del fumetto, solitamente venivano lasciati in secondo piano.
La trama si sviluppa così seguendo due filoni: da un lato il racconto scanzonato fatto al proprio superiore dall’agente Everett K. Ross, il referente scelto per il re del Wakanda sul suolo americano e dall’altro quello di Pantera Nera, giunto per investigare su dei traffici dietro alla Fondazione Domani.
T’Challa giunge negli Stati Uniti dopo una scandalo, prontamente ribattezzato dalla stampa Wakandagate, riguardante un giro di attività illecite dietro all’associazione benefica da lui fondata sul suo americano. A spingerlo non è la mera intenzione di proteggere l’immagine del proprio paese, ma anche e soprattutto la necessità di fare giustizia per una delle bambine aiutate dall’associazione.
Non ci vorrà molto per capire che la cosa è parte di un progetto ben più alto che coinvolge anche il governo degli Stati Uniti e il diavolo (sì, proprio Mefisto!) per allontanare il re dal Wakanda e indebolire il suo paese.
Ci troviamo di fronte a un prodotto capace di unire alcuni dei tratti migliori del fumetto americano dell’epoca. Senza mai cadere nel banale, Nemico Pubblico riesce nell’impresa non facile di coniugare l’aspetto comico, sempre presente nei fumetti Marvel, con quello più serio della lotta al crimine. Di fatto è la prima vera incarnazione moderna del personaggio di Black Panther, lo stesso che i lettori conoscono tuttora. Un eroe che non si fa scrupoli a piegare la legge americana, così distante dal suo sistema di valori, quando lo ritiene necessario, scegliendo di colpire in prima persona la piccola criminalità che si trova sulla sua strada e sfruttando i ladruncoli e gli spacciatori di strada per avere una rete di informatori nella malavita. Una visione inusuale di Pantera Nera, che ci viene mostrato come una sorta di supereroe urbano, un detective alla Batman, personaggio a cui sembrano fare riferimento alcune tavole oltre al nuovo design del costume dell’eroe.
Priest fa convivere l’intera opera su un difficile confine in cui riescono a mescolarsi dei dialoghi vivaci e delle scene di grande impatto, in cui è sempre presente la scelta di mostrare la cruda realtà della vita nelle strade di New York così come quella di parlare della situazione dei rifugiati e dei campi profughi in Africa.
Soprattutto nel primo arco narrativo della storia, “Il Cliente”, la scelta sembra ripagare l’autore, con un uso sapiente dello stile di Texeira, capace di adattarsi perfettamente alla storia narrata. L’azione è sempre vivace e concitata, non dando mai al lettore un pretesto per annoiarsi.
Il difetto maggiore, se vogliamo ricercarne uno all’interno della storia, è senza dubbio dovuto alla scarsa continuità presente in alcuni degli stili di disegno. Se Joe Jusko, per esempio, sceglie di dare continuità allo stile di Texeira, cercando talvolta di imitare il suo stile retaggio della sua formazione pittorica, Manley decide invece di interpretare il personaggio a modo suo, dando libero sfogo al proprio stile cartoonesco e mostrando anche alcune interpretazioni personali degne di nota, come quella del folle reverendo Achebe, villain di questo arco narrativo.
Per il resto il fumetto riesce a restituire non solo la reale (concedeteci il gioco di parole) dimensione del personaggio di Pantera Nera, ma diventa anche una tappa obbligata per quei lettori che, spaesati dalla grande mole di letture presenti nel panorama del Marvel Universe, potrebbero non trovare un appiglio adatto per approcciarsi al personaggio.
Nemico Pubblico diventa quindi anche un ottimo modo per comprendere al meglio quale sia la storia di Pantera Nera, il suo retaggio, l’importanza che esso ha avuto per il popolo afroamericano nel corso della sua storia, le sue origini e l’intero background, da ciò che lo ha reso un sovrano a quello che è stato il suo rapporto coi Vendicatori.
E tutto questo è reso possibile da un arco narrativo dinamico e divertente, in grado di non annoiare mai il lettore e donando a tutti i personaggi chiamati a interpretare un parte in questa vicenda una dimensione degna di nota, dando loro spessore e personalità.
Verdetto
Se cercate un fumetto che possa introdurvi al personaggio di Black Panther prima di concedervi la visione del cinecomic, Nemico Pubblico diventa una tappa obbligata. Si tratta di un’opera che, pur mostrando talvolta scarsa continuità nei propri disegni, evidenzia un connubio perfetto tra dialoghi vivaci e azione, nella migliore delle tradizioni Marvel, senza tuttavia sacrificare mai situazioni e concetti adulti e talvolta piuttosto crudi. La rappresentazione del personaggio non sembra assolutamente aver sofferto i vent’anni trascorsi dalla sua pubblicazione, dando perciò ai lettori dell’ottimo materiale per regalarsi una fuga a tema wakandiano.