Dieci pellicole che segnano i momenti peggiori del genere cinecomic. Anni luce distanti dai trionfi Marvel e dalla recente rinascita della Dc. Solo per palati fini.

Non è tutto Marvel ciò che luccica. Oltre al Marvel Cinematic Universe e alla galassia Dc c’è tutto un pianeta di cinecomic da esplorare. Realizzati così male da essere ricordati come i peggiori cinecomic di sempre.

Trame sconclusionate, pioggia di trovate trash, sceneggiature punibili con il codice penale, interpretazioni che farebbero impazzire Renè Ferretti. Quando i supereroi hanno un unico potere: annoiare.

Ecco una lista di dieci pellicole che toccano il punto più basso del genere cinecomic. E se vi steste chiedendo dov’è Ghost Rider, sarebbe stato davvero ingiusto accanirsi con l’uomo che ha regalato più meme e interpretazioni grottesche di qualsiasi altro.

peggiori cinecomicBatman & Robin

Prendete uno dei personaggi più iconici e affascinanti del mondo dei fumetti. Pensate al modo peggiore per rappresentarlo. Aggiungete dei personaggi improbabili. Spolverate il tutto con una fotografia e una sceneggiatura da puntata di un telefilm orrendo piazzato nella tarda mattinata di Italia Uno. Lasciate cuocere per centoventi minuti. Quello che ne verrà fuori è Batman & Robin. Senza alcun dubbio la pellicola con il pipistrello mascherato più brutta mai apparsa sul grande, piccolo e piccolissimo schermo. Nemmeno una fan fiction con costumi presi da Ali Express e realizzata con 500 euro di budget riuscirebbe a fare di peggio.

Il 1997 segna infatti il punto più basso nella carriera di Batman. Nella pellicola di Joel Schumacher tutto sembra essere fuori luogo e fuori tempo. Un George Clooney in modalità pubblicità Nespresso non risulta credibile né come Bruce Wayne, né come Batman e rivaluta clamorosamente Val Kilmer, che in confronto sembra un attore da Sundance Festival.
Batman & Robin è l’esempio di come un cinecomic non deve mai essere: stereotipato, banale, confusionario, con la sensazione costante di essere un giocattolone di plastica. E dietro quella plastica c’è il vuoto siderale e dal momento in cui appare Mister Freeze ci si augura di essere colpiti dal suo raggio e svegliarsi ai titoli di coda. Qualche anno dopo per fortuna è arrivato Nolan, il vero supereroe che ci meritavamo e avevamo bisogno dopo questa fiera delle atrocità.

Peggiori Cinecomic: Catwoman

Non c’è davvero trippa per gatti. Nemmeno una scatoletta di carne di bassissima lega comprata al discount più infimo. Perché in Catwoman non si salva proprio nulla. A partire dalla regia, affidata a quell’indomabile esteta di Pitof, che decide di regalare un’impostazione visiva ultra goticheggiante. Quello che ne consegue è un’opera dall’appeal di un videoclip degli Evanescence, in cui le tinte cupe non riescono a dissipare quell’aura da museo delle cere, in cui l’unica cosa reale e tangibile è l’imbarazzo.

Mesi di hype per l’interpretazione di Halle Berry e bastano 12 secondi per rimpiangere a gran voce Michelle Pfeiffer. Una recitazione completamente sopra le righe, colma di stereotipi e battute che umiliano il “girl power” e fanno ricredere tutti quelli che avevano sperato e gioito per l’Oscar consegnato alla Berry per Monster’s Ball. Il rivelatore di cringe si attiva per tutta la durata del film: cento minuti che si trasformano in una fiera del ridicolo e che di fatto hanno segnato il de profundis delle carriere cinematografiche del regista di Vidocq e della Berry. Anche se… mai dire miao.

peggiori cinecomicLa leggenda degli uomini straordinari

Il destino di molti studenti si è infranto su una frase che ha sempre avuto il peso di un macigno: si impegna, ma non si applica abbastanza. Lo stesso inesorabile giudizio può essere abbinato alla pellicola firmata di Stephen Norrington. Le premesse e le potenzialità erano enormi: la graphic novel di Alan Moore si presta benissimo ad un adattamento cinematografico.

La trama lascia subito pregustare ad un cinecomic esplosivo. Nel 1899 una banda di terroristi capitanata dal diabolico, nomen omen, Phantom spaventa il mondo, con la minaccia di un nuovo conflitto globale. Per fermare i loschi piani dello spietato villain di turno, i servizi inglesi contattano Allan Quatermain, che si stava godendo quota 100 in Africa. Il professore è presto affiancato da un team incredibile, al cui confronto i galacticos del Real Madrid appaiono come una squadra di terza categoria molisana: capitano Nemo, la vampira Mina Harker, l’uomo invisibile Rodney Skinner, Dorian Gray, l’agente speciale americano Tom Sawyer e il dottor Jekyll (accompagnato da Mr. Hyde ovviamente).

Sean Connery decide di chiudere in bruttezza la sua carriera. Il faraonico cachet dell’attore scozzese impedisce la presenza di altre star nel film: gli uomini del dream team sono tutto fuorché straordinari e la leggenda si trasforma in una favoletta che prende le ottime premesse e le cestina come la carriera di Balotelli. Un’occasione mancata, che meriterebbe un reboot in futuro. Senza Connery.

Peggiori Cinecomic: Fantastic 4

La bellezza di molti film è la sequela di domande e interrogativi che la visione è capace di generare. In Fantastic 4 la domanda è una sola: perché? E non ci si sofferma e interroga sui misteri del cosmo e dell’esistenza umana, ma sui motivi che hanno spinto a realizzare questo reboot. Dopo i due facilmente dimenticabili film creati dal 2005 in poi, c’era davvero il bisogno e l’impellenza di tornare a narrare le vicende di Mister Fantastic e soci sul grande schermo?

La risposta più ovvia sarebbe un secco no, ma invece eccoci sfornata una citazione della citazione. Un cortocircuito in cui il cinecomic prende a pugni la settima arte e la trasforma in un cadavere cinematografico ambulante. Un cast assortito peggio di un’edizione Vip del Grande Fratello, una sceneggiatura da B movie fantascientifico, un montaggio ai limiti del comprensibile e un caleidoscopio di cliché senza paragoni.

E la cosa più paradossale è che l’azione è pochissima, in Fantastic Four i protagonisti passano più tempo al computer che a picchiare cattivoni di turno. Gli unici effetti speciali degni di nota sono i titoli di coda, che mettono la parola fine al reboot che nessuno aveva richiesto. Per favore Mister Fantastic non tornare per un po’.

Peggiori Cinecomic: Jonah Hex

Se c’è una cosa che si impara nella vita è che bisogna stare ampiamente alla larga da un’ (H)Ex. Qui non solo manca l’amore (per il cinema), ma non c’è nessun sentimento. Eppure le buone intenzioni c’erano, spazzate via da una miriade di errori imperdonabili. Decine di scene cancellate e rigirate in fretta e furia. Un intero copione riscritto. Un montaggio fatto in fretta e furia. Ma torniamo indietro.

Le idee in potenza c’erano eccome. Josh Brolin nei panni di un duro griffato DC, un solitario e spietato cacciatore di taglie. Un cast di livello composto da John Malkovich, Megan Fox, Michael Fassbender e Will Arnett. Uno stile che mescola steampunk e far west e personaggi che uniscono gli stilemi western a quelli del genere hard boiled. La messa in atto di quei buoni presupposti svanisce però immediatamente, come una goccia d’acqua nel deserto del Nevada.

Jonah Hex è tutto ciò che non vorresti mai vedere in un western. Tutto sembra riciclato, frutto di plagio e i personaggi sembrano muoversi casualmente nel vuoto delle idee di una sceneggiatura più latitante di un furfante nascosto tra le rocce. Una balla di fieno rotolante avrebbe regalato scene action migliori.

peggiori cinecomicPeggiori Cinecomic: The Spirit

Il percorso che porta dal fumetto al cinema può essere estremamente tortuoso e più complesso del previsto. Nel caso di The Spirit il varco che porta dalla carta alla pellicola è duplice. Da una parte è stata tentata la trasposizione cinematografica di un albo ideato e disegnato da Will Eisner negli anni quaranta, dall’altra ci troviamo davanti alla prima regia “in solitaria” del fumettista Frank Miller. L’intersezione tra il mondo dei fumetti e quello dei film spesso ha generato opere degne di nota e una di queste, Sin City, ha visto esordire brillantemente dietro alla cinepresa proprio Miller, in co-regia con Robert Rodriguez.

Miller torna sul luogo del delitto da solo, ma stavolta il viaggio verso il grande schermo è decisamente accidentato. Da Sin City viene mutuato lo stile grafico inchiostrato, la pellicola si trasforma in un albo da disegno e si colora di tre tonalità. Ma se da una parte l’occhio osserva tre colori, l’intento si perde in una narrazione monocolore. Rispetto al film codiretto con Rodriguez i toni diventano meno pulp e lo spirito sopra le righe perde di mordente, diventato più piatto e morigerato. La violenza diventa cartoonesca e la narrazione stenta a decollare per tutta la pellicola. Non basta un cast d’assoluto livello (Samuel L. Jackson, Scarlett Johansson ed Eva Mendes) per aumentare il ritmo e la storia affonda, schiacciata da aspettative probabilmente troppo alte.

Peggiori Cinecomic: Lanterna verde

La risposta della DC allo strapotere cinematografico della Marvel ha visto molti bassi e sporadici momenti positivi. Il DC Extended Universe prende il via cinque anni dopo l’universo creato dalla Casa delle Idee: nel 2013 L’uomo d’acciaio emula Iron Man e mette il primo tassello Dc sul grande schermo. Due anni dopo si scopre a sorpresa che l’Universo esteso doveva nascere nel 2011, ma qualcosa, anzi molto, andò storto e rovinò tutto. Quel guastafeste ha un nome: Lanterna Verde.

Tratto da uno dei fumetti più amati della casa editrice fondata da Malcolm Wheeler-Nicholson, la pellicola sarà ricordata per sempre come uno dei peggior cinecomic di sempre. Eppure le intenzioni erano ben altre: basti pensare che il budget era di ben 200 milioni di dollari, quasi alla pari con quello del primo Avengers! Il protagonista è Ryan Reynolds, che prenderà poi una rivincita nel mondo supereroistico con Deadpool. Ma quella è un’altra storia.

Il prescelto dall’anello e possessore della Lanterna, per le sue peculiarità quasi uniche nel panorama dei cinecomic, dovrebbe rompere gli schemi classici e portare un tocco di novità al genere. E invece rimane vittima di un costante deja-vu e di un’origin story che non si discosta nemmeno un po’ da quelle più banali e didascaliche apparse sul grande schermo. Quando la storia e la sceneggiatura sono più letali di un villain, la luce dell’eroe non può che rimanere fioca. E perdersi nel buio.

peggiori cinecomic

Steel

Se il nome Steel non vi dice nulla, non vi preoccupate. Nessuno si ricorda di questo film. Nemmeno il protagonista, aka Shaquille O’Neal. L’ex cestista dei Lakers ha fatto più di un’incursione nel mondo cinematografico, tutte contraddistinte da quel mix letale di trash e weird. Steel non è da meno, anzi raggiunge le vette più alte della stravaganza.
Prendete un uomo di due metri e fategli indossare un’armatura d’acciaio. Ciò che ne consegue è una versione XL e goffa di Iron Man. Come se non bastasse questo dettaglio estetico decisamente bizzarro, il film è un vero e proprio festival di ogni stereotipo possibile, su supereroi e afroamericani. D’altronde era il 1997 e la forma mentis comune era decisamente diversa da quella attuale.

Nei suoi intenti la pellicola doveva essere una trasposizione di Acciaio (Steel), fumetto della DC Comics, ideato da Louise Simonson e dal disegnatore Jon Bogdanove. I risultati parlano chiaro: costato ben 16 milioni di dollari, ne incassò meno di due al botteghino, raggiungendo una delle peggiori performance mai toccate da un cinecomic. Provaci ancora Shaq!

peggiori cinecomicElektra

Può uno tra i peggiori cinecomic generare uno spinoff fatto ancora peggio? Per dare una riposta bisogna tornare indietro nel tempo, in un’era in cui il Marvel Cinematic Universe non esisteva e in cui i supereroi si muovevano in solitaria. In lande popolate da blockbuster fallimentari. Un’epoca in cui la Marvel non aveva ancora acquisito i suoi super poteri cinematografici.

Nel 2003 Daredevil segna il momento più basso della carriera di Ben Affleck, protagonista di un film confusionario, scritto grossolanamente, in cui in appena 100 minuti si susseguono una miriade di villain ed eroi. Il film ebbe ben pochi consensi, ma convinse i produttori a realizzarne un altro. Non venne scelta la via più logica, il sequel, bensì venne ideato uno spin-off con protagonista Elektra, interpretata da una Jennifer Gardner lanciatissima dalla serie Alias. Nel film la ninja, risorta grazie al maestro di arti marziali Stic, ha una nuova missione da mercenaria, con un assassinio da portare a termine. Ma una morale da libro rosa per adolescenti si mescola ben presto alla vicenda e la trascina in un vortice stucchevole di sentimentalismo puerile e colpi di scena meno efficaci che mai. Il tutto avvolto da una spessa confezione di cliché che nella fase pre boom Marvel non mancavano mai.

Peggiori Cinecomic: Spawn

Chi è nato negli anni ottanta e nei primi anni novanta probabilmente un pomeriggio del 1997 è andato al cinema e ha avuto il coraggio di vedere Spawn. Se improvvisamente un ricordo si insinua nella mente e ci fa ricordare piacevolmente questa pellicola, quello è un classico scherzo della nostalgia canaglia, capace di idealizzare tutto ciò che fa parte della propria infanzia. Perché Spawn di piacevole non aveva proprio nulla.
Per capire il livello infimo del film basta dare una rapida letta alla filmografia del regista, che da Spawn in poi si lanciò in progetti improbabili come Frankenfish – Pesci mutanti, una trilogia animata in CGI di Garfield e infine un film ispirato al videogioco Spyro, di cui si sono ben presto perse le tracce.

Negli anni novanta i cinecomic erano ben diversi da come appaiono ora: ad un’architettura narrativa sempre identica si abbinano trovate sceniche di dubbio gusto estetico, condite da un sano retrogusto trash. Ogni battuta è forzata, sopra le righe e fuori luogo. Se avete voglia di una bella dose di imbarazzo reinserite la VHS in un’operazione totalmente old style e godetevi uno spaccato di cinecomic 1.0. Senza le patch e aggiornamenti inseriti dalla Marvel nel nuovo millennio.

Leone Auciello
Secondo la sua pagina Wikipedia mai accettata è nato a Roma, classe 1983. Come Zerocalcare e Coez, ma non sa disegnare né cantare. Dopo aver imparato a scrivere il proprio nome, non si è mai fermato, preferendo i giri di parole a quelli in tondo. Ha studiato Lettere, dopo averne scritte tante, soprattutto a mano, senza mai spedirle. Iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 2006, ha collaborato con più di dieci testate giornalistiche. Parlando di cinema, arte, calcio, musica, politica e cinema. Praticamente uno Scanzi che non ci ha mai creduto abbastanza. Pigro come Antonio Cassano, cinico come Mr Pink, autoreferenziale come Magritte, frizzante come una bottiglia d'acqua Guizza. Se cercate un animale fantastico, ora sapete dove trovarlo.