L’intervista a Maicol & Mirco al Pescara Comix 2019
Durante il Pescara Comix & Games 2019 abbiamo avuto il piacere di incontrare Michele Rocchetti, in arte Maicol & Mirco (qui la nostra recensione de Gli scarabocchi di Maicol & Mirco) e scambiare con lui due chiacchiere.
L’artista ci ha parlato delle sue origini da fumettista, della sua collaborazione con Mirko Petrelli a cui deve ancora l’attuale nome d’arte e di tante altre cose.
Qui sotto trovate un breve estratto dell’intervista e poi più in basso il video completo.
Ci vuoi parlare delle origini del tuo nome d’arte?
Certamente. Nasce da un motivo pratico, cioè dal fatto che eravamo veramente un duo; poi le cose sono cambiate ma ho mantenuto il nome della “ditta” perché mi fa comodo parlare dietro uno pseudonimo, ma soprattutto far finta di non essere del tutto responsabile di quello che faccio. In pratica dimezzo le responsabilità e raddoppio il guadagno (sorride n.d.R.).
Le tue strips sono famose per essere introspettive e anche un po’ politicamente scorrette. Da dove nasce l’idea di renderle il tuo marchio di fabbrica?
Lo sono diventate per caso, come tutte le cose che funzionano. Hanno avuto una grande diffusione grazie a internet, che un po’ lo vedo come il prosieguo dell’autoproduzione, la sua versione moderna. Il nostro modo di raccontare nasce dal volersi togliere tutti i paletti, eliminare tutti i vari “questo non si può dire”, “questo non si può raccontare”, ecc…
Più sono andato verso ciò che mi interessava e più mi sono avvicinato al lettore. Ogni autore dovrebbe raccontare quello che ha dentro, perché pensare al lettore come una persona da dover costantemente proteggere è il dramma delle opere che non funzionano. Il lettore deve essere trattato come un adulto, anche capace di insegnarti qualcosa, e deve essere parte attiva del racconto.
In un certo senso loro ti hanno indicato la via…
Sì, perché devono partecipare alla storia. Sono storie piene di vuoti, e questi vuoti vanno riempiti.
[L’intervista a Maicol & Mirco continua qui sotto nel video]