“Tuo padre è scomparso. E tu dovrai prendere il suo posto”

Tunué inagura la collana Prospero’s Books Extra di marzo, con una storia che ha per protagonista il traghettatore più famoso della poesia e della letteratura: Caronte, il navigatore il cui compito è quello di trasportare le anime dei defunti da una sponda all’altra dell’Acheronte, affinché possano trovare la loro esatta collocazione nell’Ade.

Sembrerebbe l’inizio di un racconto nero, ambientato nelle viscere dell’oltretomba, che ruota intorno ad una delle figure infernali più leggendarie, invece non è così. In primo luogo perché, ad essere sinceri, il protagonista non è il vecchio Caronte, ma il figlioletto, Mono, destinato a sostituirlo nel suo ruolo. E in secondo perché la graphic novel realizzata da Sergio Algozzino (ai testi) e Deborah Allo (ai disegni) tocca moltissime corde e tematiche differenti, nonostante lo spazio breve a disposizione e, alla fine, viene da chiedersi se questa non sia una poesia per immagini sulla morte o sulla vita… Forse, su entrambi.

Nell’Oltretomba, la vita (?) scorre come tutti i giorni. In quel luogo, in realtà così diverso da come i mortali lo immaginano, Caronte continua il suo lavoro senza un attimo di pausa, lasciandosi di tanto in tanto andare alle sue riflessioni e ai suoi pensieri. Proprio mentre sta adempiendo al suo incarico, svanisce nel nulla.
La sparizione non desta troppa attenzione, né lacrime, né dolore: l’oltretomba funziona similmente ad una macchina di cui ognuno è un ingranaggio che deve rispettare il proprio ruolo. Dunque, il posto lasciato vuoto non può rimanere vacante. Per riempirlo, viene reclutato il piccolo Mono, figlio dello stesso Caronte, che dovrà seguire un lungo apprendistato, al fine di prepararsi al difficile ruolo di psicopompo (nome tecnico della guida delle anime). Il bambino incontrerà personaggi mitici, viaggerà nel mondo in superficie con l’obiettivo di osservare tutti i passaggi del ciclo delle anime, così da apprendere il senso, o il non-senso, della vita e della morte.

Nonostante non sia esattamente un autore di primo pelo, Sergio Algozzino sta negli ultimi tempi conquistando sempre più spazio nel panorama fumettistico italiano, accompagnando ottimi lavori personali a collaborazioni di prestigio. Ad esempio, ha indossato i panni di colorista negli ultimi due Color Fest di Dylan Dog e, a maggio dell’anno scorso, ha pubblicato – sempre con Tunué – il bellissimo Storie di un’Attesa, da lui stesso definito “il Sabato del Villaggio palermitano“. Non c’è da stupirsi quindi di questo professionista che ha lavorato in Francia, in USA, occupandosi anche della didattica del fumetto, e che recentemente ha stabilito un canale privilegiato con Tunué, pubblicando negli anni insieme Hellzarockin’, Dieci giorni da Beatle, Memorie a 8 bit e il già citato Storie di un’Attesa.
Nel 2017 torna a collaborare con la casa editrice, stavolta però in veste di sceneggiatore, realizzando Il Piccolo Caronte in compagnia di Deborah Allo, giovanissima disegnatrice ma con alle spalle già diversi lavori con la londinese Holy Loft Production e il volumetto Beyond the Fear- Il volo di Icaro, per Zip Edizioni.

Sarà forse per la loro origine comune (entrambi infatti sono nativi della soleggiata Sicilia) o per la materia trattata in questo volume, ma ad ogni modo i due dimostrano una grande intesa che li porta a realizzare un volume di ottima qualità, sebbene forse un po’ troppo corto.
Infatti, abbiamo di fronte una piacevole e riuscitissima favola nera ambientata in un’aldilà di stampo leggermente classico, che attinge a piene mani dal mito greco, rielaborato attraverso le formule del genere di appartenenza. Non a caso, Algozzino e Allo vengono dalla Sicilia, terra dove le leggende degli Dei dell’Olimpo sono ancora vive nell’immaginario colletivo, probabilmente anche per la grande presenza di monumenti appertenuti al periodo della colonizzazione. Forse i siciliani si sentono più di altri eredi diretti della Magna Grecia. Infatti, le figure infernali presenti vengono chiamate con i loro nomi greci, non romani, e tante delle idee e dei temi trattati nella graphic novel ricordano quelli della cultura greca, spaziando dalla filosofia alla letteratura.

Graficamente invece il fumetto ricorda vagamente un po’ lo stile delle pellicole animate di Tim Burton, probabilmente un altro dei riferimenti principali, e riprende diverse creature, dal minotauro a cerbero, restituendoceli attraverso un tratto che sembra mirare più ad un pubblico giovanile ma che, comunque, si lascia apprezzare anche dal lettore un po’ più attempato.
Stupisce la struttura della tavola, con vignette dai contorni rotondeggianti, mai definiti, che danno una grande sensazione di morbidezza. Su tutti, forse, il colore risulta l’aspetto migliore per quanto riguarda il lato fisicità dell’opera. Algozzino e Allo sono anche due apprezzatissimi coloristi e l’unione delle loro capacità ci dona sotto questo aspetto un lavoro superbo. Impossibile non rimanere abbagliati da tutte le sfumature, tutti i dettagli che la colorazione restituisce sulla pagina.

Verdetto:

Quella di Sergio Algozzino e Deborha Allo è una graphic novel dall’altissima qualità che parla sia ai piccoli che agli adulti, riportando, sotto forma di favola nera, tanti temi della cultura classica, soprattutto quella greca. Alla fine, l’unica cosa che colpisce negativamente il lettore è la durata, perché un simile spettacolo, sia per quanto riguarda il contenuto e il disegno, si vorrebbe che non finisse mai.

Elia Munaò
Elia Munaò, nato (ahilui) in un paesino sconosciuto della periferia fiorentina, scrive per indole e maledizione dall'età di dodici anni, ossia dal giorno in cui ha scoperto che le penne non servono solo per grattarsi il naso. Lettore consumato di Topolino dalla prima giovinezza, cresciuto a pane e Pikappa, si autoproclama letterato di professione in mancanza di qualcosa di redditizio. Coltiva il sogno di sfondare nel mondo della parola stampata, ma per ora si limita a quella della carta igienica. Assiduo frequentatore di beceri luoghi come librerie e fumetterie, prega ogni giorno le divinità olimpiche di arrivare a fine giornata senza combinare disastri. Dottore in Lettere Moderne senza poter effettuare delle vere visite a domicilio, ondeggia tra uno stato esistenziale e l'altro manco fosse il gatto di Schrödinger. NIENTE PANICO!