La demo del nuovo lavoro di Arkane Studios
Vi ricordate quando, fino a qualche anno fa, le demo erano dei frammenti di gioco di poco peso e potevate scaricarle e installarle in breve, anche con le “stupefacenti” connessioni italiane? Beh, quell’epoca è finita, e la demo di Prey pesa circa 22GB. Ciononostante, noi di Stay Nerd non ci siamo scoraggiati e abbiamo deciso di installarla e recensirla per voi. Questo primo assaggio di gioco altro non è che la prima ora del prodotto finale, e rende effettivamente possibile iniziare ad avvicinarsi tanto alle tematiche del prossimo lavoro di Arkane Studios, quanto agli elementi di gameplay che ci troveremo ad affrontare nell’avventura completa.
Al principio della demo, e quindi del gioco, il protagonista (di cui è possibile scegliere il genere) si risveglia nella sua camera, mentre fuori c’è una bellissima giornata, e riceve una telefonata grazie alla quale scopriamo di dover andare a prendere un elicottero per andare a fare dei test nella sede di TranStar, una società le cui precise occupazioni restano vaghe e fumose. Ovviamente il test va storto, e compaiono dei mostri alieni che scopriremo presto essere in grado di trasformarsi in qualsiasi oggetto. Dopo l’incidente cadiamo al suolo, per risvegliarci ancora una volta nella nostra stanza, mentre fuori c’è una bellissima giornata. Ci mettiamo di nuovo la tuta, e di nuovo usciamo per andare a prendere l’elicottero, ma intanto l’atmosfera esterna è decisamente cambiata. La ragazza che stava svolgendo delle operazioni di riparazione nel corridoio il giorno prima è ancora al suo posto, ma è morta. Non ci sono vie d’uscita se non il terrazzo, ma la porta è chiusa. Trovata una chiave inglese viene automatico cercare di rompere il vetro per uscire, ma quando colpita, la finestra si rivelerà essere uno schermo, dietro al quale sta un grande laboratorio. Avanzando in questi primi minuti, scopriremo di trovarci su una grande stazione orbitante, in possesso proprio di TranStar, e voluta da uno sforzo congiunto di Kennedy e Chruščëv, in piena guerra fredda.
Non possiamo negare che questo incipit ci abbia parecchio stuzzicato, un po’ perché prende le mosse da una situazione storica reale (la Guerra Fredda), un po’ perché ci ha ricordato da vicino le sensazioni del primo Bioshock. La sensazione di essere soli in uno spazio tanto immenso quanto vuoto, sia esso lo spazio o il mare, così come quel feeling di trovarsi all’interno di un’utopia andata storta, non ha potuto che riportare alla mente il gioco di Irrational Games.
Anche a livello di gameplay il gioco di Arkane ricorda quello di Levine, grazie ad armi sui generis, potenziamenti e poteri assortiti e la possibilità di approcciarsi alle diverse situazioni in modo libero. Per quanto concerne il nostro equipaggiamento, abbiamo potuto testare una classica pistola ed una tipica chiave inglese, ma anche e soprattutto un particolare fucile in grado di congelare gli avversari. Per quanto riguarda invece i poteri, purtroppo nessuno era presente nella demo, ma abbiamo potuto scegliere diverse skills nell’albero delle abilità, che ci è sembrato piuttosto ampio e ramificato. Inoltre, in giro per le mappe abbiamo trovato computer da hackerare, pannelli elettrici da riparare, oggetti troppo pesanti per essere spostati, e tutto questo richiedeva un’abilità specifica per poter proseguire in modo diverso il nostro peregrinare. Ovviamente la demo si chiude sul più bello, ma questo assaggio di quello che sarà Prey è stato decisamente gustoso, e ci ha mostrato a quante possibilità il gioco potrà aprirsi nella sua versione finale.
Un ultimo aspetto che ci ha colpito positivamente infine, è stato quello estetico. Graficamente il gioco è certamente piacevole, anche se non ci troviamo di certo di fronte ad un prodotto in grado di settare nuovi standard. Quello che però è davvero davvero d’impatto sono le scelte artistiche svolte dal team: la stazione orbitante è infatti interamente decorata in stile Art Decò, coerentemente all’epoca storica in cui è stata costruita. A ciò si aggiunge la decisione di utilizzare per tutti gli strumenti tecnologici, come macchinari, armi e tute, un’estetica retro-furistica anni ’60, nonostante il gioco sia ambientato nel 2035. Questi elementi riescono a dare al gioco un’identità estremamente peculiare e soprattutto fresca. Certo, dalla demo abbiamo visto soltanto quello che sembra un hub centrale che collega le varie aree della stazione spaziale ma, se il buongiorno si vede dal mattino, possiamo essere timidamente ottimisti.
L’accompagnamento musicale, invece, ci è sembrato a tratti eccessivamente violento e fuori luogo, mentre in altri casi perfettamente calzante, soprattutto nei momenti più serrati e in quelli in cui non ci esplodevano immotivatamente dei sintetizzatori nelle orecchie. Complessivamente, comunque, la bontà delle tracce synth wave che abbiamo potuto ascoltare non si può mettere in discussione.
Per concludere, questa prima ora di Prey ci ha convinto che potremmo trovarci di fronte ad un buon gioco quando, tra pochi giorni, in sede di recensione vi daremo la nostra opinione completa. Per il momento il giudizio è ovviamente sospeso, ma possiamo dire che ci sembra che Arkane Studios abbia lavorato molto bene per dare al titolo una buona varietà ed un’identità artistica unica e piacevole. Speriamo che il prodotto finale non deluda le buone aspettative che questa prima frazione di gioco ci ha suscitato.