Proiettile vagante: Netflix ci propone un action solido seppur banale nella struttura, che prova a stupirci con un protagonista ingegnoso e mai domo
Vi ricordate lo Stuntman Mike di Deathproof (Grindhouse: A prova di morte) di Quentin Tarantino, impersonato da Kurt Russell? Senza dubbio era un protagonista affascinante, ma aveva il difetto di essere un villain, nonostante fosse il protagonista del film. Guillaume Pierret, al suo esordio alla regia, prova a tratteggiare un personaggio simile per ingegno e dedizione, seppur decisamente più “buono”, con una morale ferrea e fede in determinati valori, in Proiettile vagante (Lost Bullet), un nuovo action thriller disponibile su Netflix.
Le sequenze iniziali, ad onor del vero, restituiscono un’immagine tutt’altro che virtuosa del protagonista Lino (Alban Lenoir), che con la sua Clio truccata e soprattutto rinforzata riesce a sfondare il muro di una gioielleria per provare a derubarla. Qualcosa però va storto, e Lino viene fermato e arrestato dalla polizia, ma non prima di esser riuscito a far scappare il suo complice Quentin (Rod Paradot), che per lui è come un fratello minore.
Una volta in prigione, Lino viene ingaggiato dall’agente di Polizia Charas (Ramzi Bedia), che mette in piedi una taskforce di auto veloci e rinforzate per combattere lo spaccio e il nostro protagonista diventa il loro meccanico, guadagnandosi così la semi-libertà.
Le cose però anche stavolta non vanno nel migliore dei modi, e Lino finisce incastrato e accusato di un omicidio che non ha commesso, ritrovandosi costretto a fuggire e al contempo a dover dimostrare in fretta la sua innocenza, recuperando il proiettile vagante, rimasto conficcato nell’auto della scena del crimine, che sembra svanita nel nulla.
Come avrete capito, da qui in poi il film Netflix prenderà una piega piuttosto trita e banale, sviluppandosi come gran parte degli action-thriller che vi sarà capitato di vedere nel corso degli anni, e di certo l’originalità della struttura dello script non è uno dei punti di forza di Proiettile Vagante di Guillaume Pierret.
Esaminando gli aspetti positivi, senza dubbio l’adrenalina e il ritmo incalzante sono tra gli elementi a favore di questo film dalle dinamiche marcatamente d’azione, che segue pedissequamente i cliché di genere, mescolandoli ad inseguimenti al cardiopalma e ben congegnati. Sono proprio questi, nelle fasi iniziali e finali dell’opera, a entusiasmarci di più, facendoci per diversi frangenti dimenticare la prevedibilità di base grazie al folle ingegno di Lino e alle sue macchine a prova di morte. Ma anche gli inseguimenti a piedi, con il nostro eroe braccato dalla polizia e costretto a scappare per cercare di provare la propria innocenza non sono da meno, seppur molto spesso ci troviamo di fronte a scene che ci fanno sorridere per la loro assurdità. Ma questo, come detto, rientra sempre tra i cliché dell’action-thriller e ce lo dobbiamo far scivolare addosso se vogliamo approcciarci alla visione di un film di questo tipo.
La taskforce di Guillame Pierret
Il volto da duro e l’aspetto coriaceo di chi non si lascia scalfire dall’avversità degli eventi fanno di Alban Renoir il protagonista perfetto per questo film, poiché Lino deve essere una macchina indistruttibile al pari di quelle che trucca e modifica, mentre anche il resto del cast risponde presente, grazie pure al regista e sceneggiatore Guillame Pierret che tratteggia una squadra di personaggi basici e stereotipi nella giusta misura, ma comunque altamente funzionali al suo racconto.
Proiettile vagante è in definitiva un prodotto nato e pensato per il mero entertainment, ma che fa bene il compitino provando ad ammiccare al filone Fast and Furious, senza tuttavia prendersi troppo sul serio, regalando agli amanti dei film di genere un’ora e mezzo di godibile svago. Lasciandosi anche le porte aperte per un potenziale Proiettile vagante 2…