Promare: Gli autori di Kill la Kill e Gurren Lagann a briglie sciolte
Lo studio Trigger nell’ultimo decennio si è imposta come una delle fucine di anime tra le più riconoscibili e apprezzate in assoluto. Per questo c’era molta attesa intorno al loro primo lungometraggio destinato al cinema. Qualcuno potrebbe pensare che in qualche modo questa novità, questo progetto non dedicato alla serializzazione televisiva, possa aver cambiato il registro che ha caratterizzato l’intera produzione di Trigger. E invece no, anzi, tutto il contrario, Promare è forse l’opera Trigger “più Trigger” di tutte. D’altro canto, visti i nomi coinvolti, era difficile aspettarsi qualcosa di diverso.
La scrittura di Nakashima porta nel progetto tutti gli stilemi più emblematici dello studio giapponese e soprattutto, è costruita per supportare, plasmarsi intorno, potenziare ed elevare la funambolica regia di Imaishi. Questi due signori sono la coppia d’oro che ha dato vita al rocambolesco Kill la Kill, e anni prima, quando ancora non c’era Studio Trigger ma Gainax, all’epico Sfondamento dei cieli Gurren Lagann. Ma c’è una terza figura che ha prestato il proprio estro a queste due opere: il disegnatore Shigeto Koyama, che per l’occasione ha curato il character design e il mecha design del film.
Insomma, diciamo che per chi conosce le opere e i nomi coinvolti, non ci sarebbe molto altro da aggiungere, perché può benissimo capire cosa aspettarsi da questo Promare. Ma già che siamo qui, vediamo di approfondire un po’ il discorso.
Promare racconta di un futuro prossimo in cui alcune persone hanno cominciato a sviluppare una sorta di autocombustione volontaria e sono diventate in grado di sprigionare fiamme a seconda della propria volontà. Queste persone sono chiamate Burnish e mentre alcune di loro sono solo membri pacifici della società che cercano di mimetizzarsi come meglio possono, altri si fanno chiamare Mad Burnish e decidono di portare scompiglio incendiando qualunque posto capiti loro a tiro.
In tutto questo, la squadra dei Burning Rescue, pompieri con strumentazioni super specializzate nel contrastare le fiamme dei Burnish, fanno di tutto per tenere le cose sotto controllo. Ora, se la trama vi sembra sempliciotta, e con qualche punto di contatto anche con un altro anime chiamato Fire Force, sappiate che siete fuori strada. Come sempre Nakashima prepara una base narrativa, con personaggi più o meno inquadrabili con i soliti archetipi appartenenti ai lavori di Trigger, che poi andrà a stravolgersi nel corso della storia, mischiando le carte in tavola per regalarci una escalation di epicità che tocca i soliti amabili vertici irreali attraverso espedienti di cui è difficile seguirne la logica, ma che sono ben funzionali a favorire l’epicentro di questa incredibile produzione, ovvero lo spettacolo visivo.
Promare infatti definisce la sua natura con una forza prorompente sin dai suoi primissimi istanti grazie ad una lunga e vertiginosa sequenza di scontro tra la Burning Rescue e i Burnish. Si riconosce da subito la mano degli autori, i personaggi (i cui due principali, Galo e Lio Fotia oscurano per gran parte del film il resto del cast) hanno tutti una personalità sopra le righe, e sono delineati dal tratto morbido e caratteristico di Koyama. Per quel che riguarda la cifra stilistica, la mente torna in fretta al lavoro fatto su KLK, su Gurren Lagann, ma anche a produzioni come Darling in the Franxx per quel che riguarda alcune soluzioni di design hi-tech, in cui Trigger ha collaborato con A-1 Pictures.
L’azione è esagerata, strepitosa, la telecamera virtuale ruota mille volte intorno a sequenze pirotecniche infinite, psichedeliche e ipnotiche. Il mondo di Promare è asettico, fatto di forme grezze e decise, funzionali al dinamismo estremo dell’anime, ma delineate da contorni impercettibili e multicolore. Si fa un grandissimo uso della computer grafica (fortunatamente non sui personaggi) ma rispetto a tanti altri anime i mecha e tutto ciò che è digitalizzato si fonde armoniosamente con una estetica cosi geometrica, in cui anche la luce del sole è squadrata.
Nonostante sia un anime che si fonda sulle solide basi del modus operandi dei suoi autori, in Promare c’è anche molta sperimentazione per toccare vette di surrealismo estetico ed espressioni ipercinetiche ancora più alte che in passato. L’animazione digitale ha permesso di osare ancora di più nell’allungare e articolare i combattimenti con sequenze animate senza stacchi, in cui vorticare a spirale attorno all’azione rendendola coinvolgente e spettacolare. L’uso dei colori è eccentrico come non mai, si cerca talvolta una estetica “al neon”, vibes anni ’80, scelte cromatiche fuori dagli schemi nette che rendono l’immagine tanto sferzante quanto affascinante.
Certo, si potrebbe pensare che in Promare si cerchi di infilare lo schema delle produzioni Trigger (premessa- stravolgimento-escalation finale) nelle 2 ore di film in modo fin troppo conservativo, non considerando che a differenza di una serie, c’è molto meno spazio per mettere in luce tutti i personaggi e per far assimilare allo spettatore gli innumerevoli colpi di scena e spiegoni super improbabili che, inanellati cosi alla velocità della luce, rimbambiscono un po’. Ma Trigger è animazione dell’eccesso, è l’esaltazione e talvolta l’esasperazione, delle tematiche e dell’estetica che caratterizzano le produzioni giapponesi dedicate all’azione, ai mecha, alla fantascienza.
Promare è un concentrato di tutto questo, un distillato purissimo dello stile Trigger che, sebbene provi come sempre a infilare dello spessore narrativo che racchiuda tematiche sociali spesso inserite da Nakashima tra le righe (e i fuochi d’artificio), questa volta punta molto maggiormente sul puro intrattenimento di qualità altissima, sulla contemplazione assoluta. Senza compromessi.
Imperdibile per gli amanti degli anime. Per tutti gli altri… prendere o lasciare.