Double Fine esplora i confini della VR
Psychonauts è un brillante e apprezzato platform/adventure dell’era PS2 partorito dalla fervida mente di Tim Schafer, fondatore di Double Fine Production e uomo dietro le fantastiche sceneggiature e dialoghi di storiche avventure grafiche come Full Throttle, Grim Fandango, The Secret of Monkey Island, Broken Sword e altri. Proprio partendo da questo filone d’annata nasce questo spin-off di Psychonauts, chiamato Psychonauts in The Rhombus of Ruin.
Il nuovo titolo di Double Fine prende appunto il genere delle avventure grafiche è lo evolve trasformandolo in un’avventura in prima persona espressamente dedicata per PlayStation VR. Nei panni di Raz ci troveremo a dover salvare Truman Zanotto, padre di Lili, una ragazzina che fa parte del team di Raz, gli Psychonauts, individui con particolari poteri mentali. Sebbene effettivamente il gioco non faccia molto per introdurre tutti i personaggi e il contesto, lasciando i molti giocatori che non conoscono il prequel leggermente disorientati, la semplicità del plot farà in modo che la storia risulti comunque godibile una volta che avremo familiarizzato con i membri della ciurma. Ciurma che ad un certo punto sarà fagocitata dagli abissi all’interno di una strana struttura sottomarina in cui sembra si trovi anche Truman Zanotto. Spetterà a Raz salvare ogni compagno e fuggire così verso la liberà.
Come detto, ci troviamo di fronte ad un’avventura da vivere totalmente in VR. La principale abilità di Raz sarà quella di poter entrare dentro la mente di ogni singolo personaggio su schermo, ecco quindi che non ci sarà mai un movimento vero e proprio nell’ambiente ma potremmo solo cambiare punto di vista zompando da un essere vivente all’altro, che sia un essere umano, un pesce o addirittura una medusa, ed esaminare cosi la situazione a 360 gradi muovendo il capo, sempre da una prospettiva diversa. La struttura di gioco in effetti è molto semplice e saremo chiamati a risolvere diversi enigmi ambientali sfruttando i vari poteri che Raz acquisirà strada facendo e che contemplano la possibilità di “toccare” o comunque interagire con lo scenario, quella di bruciare le cose, sparare una sorta di raggio psichico e infine, quella telecinetica che ci permette di afferrare oggetti, rigirarli e spostarli. Tutti questi poteri si utilizzano “mirando” con la testa l’oggetto con cui volete interagire e sfruttando un paio di tasti nel pad. Il titolo non mette mai di fronte a sfide particolarmente impegnative e ogni situazione si risolve generalmente in pochi semplici passaggi.
Il gioco in generale risulta infatti più che altro un “assaggino” di quello che poteva essere, rivelandosi come un progetto modesto che comunque vale sostanzialmente i 20 euro che chiede. Il rammarico per la scarsa durata della storia, completabile in circa 2, 3 ore, sta nel fatto che effettivamente la formula di gioco è brillante e dopo Resident Evil 7, mostra un altro potenziale genere che nella realtà virtuale ha tutto da guadagnare, quello delle avventure grafiche. Il titolo di Tim Schafer infatti ha innumerevoli trovare e declina l’avventura a base di dialoghi (con il solito piglio ironico, divertente e intelligente dell’autore) ed enigmi in una maniera totalmente nuova e a tratti entusiasmante basata sull’osservazione di uno scenario che si estende tutto tondo intorno a voi. Graficamente il gioco è piuttosto semplice e unisce uno stile cartoon accattivante con una nota di anni 60 che caratterizza in maniera unica la cosmesi di Psychonauts in the Rhombus of Ruin. Il fatto poi di poter entrare nella testa dei personaggi ha permesso agli sviluppatori di sbizzarrirsi completamente dal punto di vista visivo e ancora una volta, ci spiace sia stato tutto sfruttato davvero troppo poco. Vista la brevità dell’esperienza non mi sento quindi di anticiparvi nulla di più su quello che vi aspetta, anche considerato che la scarsa offerta di titoli che sfruttano il visore di Sony in maniera peculiare ne fanno quasi un acquisto imprescindibile per tutti i suoi possessori, considerato anche il prezzo più che ragionevole.
Verdetto
Psychonauts in the Rhombus of Ruin è un piccolo progetto di mezzo che serve a traghettare i giocatori da Psychonauts al seguito che in teoria uscirà nel 2018. Un modo per introdurre alle nuove leve il nome di un brand non troppo conosciuto. Un esperimento semplice, nello stile, nella narrazione e anche nel gameplay, e un’esperienza molto contenuta che non vi porterà via più di una manciatina di ore, che però possiamo considerare totalmente riuscito in virtù dell’ottimo lavoro fatto per valorizzare in maniera fresca e innovativa un genere come questo e le possibilità offerte dalla realtà virtuale. Il tutto è inoltre condito dalla classe e immaginazione con cui Double Fine e Schafer hanno confezionato l’intera mini-avventura. Si potrebbe dire che nonostante tutto la sostanza rimanga comunque troppo poca, ma tutto sommato, visto il costo piuttosto basso con cui viene proposto nello store online, il prezzo vale decisamente la candela. Il gioco è tutto in inglese, e non c’è possibilità di mettere sottotitoli italiani, ma vi assicuro che si tratta di dialoghi molto semplici che difficilmente vi metteranno in difficoltà se avete almeno una conoscenza base della lingua.