Dopo il recente annuncio dell’inizio dei lavori da parte dello studio d’animazione Shaft e la casa produttrice Aniplex sul nuovo capitolo cinematografico della serie majokko “Puella Magi Madoka Magica”, trovo sia interessante e anche un po’ doveroso ripercorrere i passi che hanno portato alla sua creazione senza perderci in inutili anticipazioni sugli eventi raccontati in quest’opera o in analisi nel dettaglio: rimarrò vago per non rovinare la sorpresa ai più curiosi, ma cercherò di dettagliare quanto basta sui retroscena della sua produzione per comprendere al meglio cosa questa notizia significhi partendo da una promettente genesi fatta di scommesse e successi.
Una storia iniziata ben dieci anni fa, che collega e riunisce diverse personalità dell’industria creativa giapponese già note e celebrate ben prima dello strepitoso successo globale all’insegna di questa storia di zucchero e morte, la cui sinergia portò in breve tempo a riscrivere i canoni del genere narrativo “delle maghette” (la nostra Alessia ha scritto uno speciale al riguardo) e a creare un inedito filone successivamente esplorato da emuli disposti a tutto pur di beneficiare della sua popolarità riflessa.
Le quattro personalità che più di tutte hanno dato il loro contributo a creare l’identità visiva, narrativa e filologica di Puella Magi Madoka Magica sono, in ordine sparso, il regista Akiyuki Simbo, lo scrittore e sceneggiatore Gen Urobuchi, il collettivo artistico Gekidan Inu Curry e ovviamente l’apprezzatissima compositrice Yuki Kajiura e il suo magistrale commento musicale. Ma andiamo con ordine.
Simbo kantoku, voglia di trasgressione e… fan service
Akiyuki Simbo (questa è la romanizzazione del proprio nome che preferisce usare malgrado sia noto più con la traslitterazione di Akiyuki Shinbo) nasce il 27 settembre del 1961 e una volta laureato in design “solamente per evadere dalla vita di campagna”, comincia fin da subito a lavorare nell’industria dell’animazione giapponese dando il proprio contributo anche a serie iconiche degli anni ‘90, come Yu Yu Hakusho di Studio Pierrot, pur non disdegnando sul suo cammino anche una breve carriera nel mondo delle produzioni animate per adulti. Il suo obiettivo è quello di divenire un regista, un ruolo normalmente accessibile solamente dopo una lunga gavetta come parte della manovalanza a cui normalmente è affidato il lavoro della sola animazione. Fra le sue fonti d’ispirazione si contano classici come Galaxy Express 999, Treasure Island, Ashita no Joe, Star of the Giants e Tiger Mask, tutti titoli che ci si aspetterebbe di trovare nella lista delle influenze principali di un artista della sua generazione.
A metà degli anni 2000, a diversi anni dal debutto di Puella Magi Madoka Magica, troviamo un Simbo con già alle spalle opere animate di grande successo tratte da manga e romanzi, come Bakemonogatari, Sayonara Zetsubou Sensei e Hidamari Sketch (la cui creatrice verrà scelta proprio per caratterizzare le sembianze delle protagoniste di Madoka Magica). È proprio in questo momento che l’autore esprime il desiderio di lavorare ad un nuovo progetto partendo da un soggetto originale. In tal senso, Madoka Magica rappresenta lo step successivo di opere come Magical Girl Lyrical Nanoha, anch’essa diretta nel 2005 da Simbo. Nonoha è infatti una serie tv atipica con protagoniste maghette, ma diretta a un pubblico maschile di giovani adulti e la ricercata regia dei primi episodi fa da apripista ad un franchise che da lì a poco sarebbe stato noto per mescolare elementi tipici del genere majokko a quello dei mecha anime.
Contattata la casa di produzione Aniplex, affiliata di Sony Music Entertainment Japan, comincia così la genesi di Puella Magi Madoka Magica, una storia che nelle intenzioni sarebbe dovuta rientrare pienamente nel filone del genere “majokko” e al contempo soddisfare i palati di un bacino d’utenza più ampio possibile. Venne così istituito il comitato “Magica Quartet”, composto da Simbo stesso, un rappresentante di Aniplex, Ume Aoki, la character designer dell’opera, e Gen Urobuchi, sceneggiatore e perno portante di quella che sarebbe diventata l’indimenticabile storia della serie animata.
L’arrivo del “George R.R. Martin del Sol Levante”
Praticamente sconosciuto in Occidente, Gen Urobuchi si era già distinto in patria per aver lavorato per l’etichetta Nitroplus a diverse apprezzatissime avventure grafiche fino a quel momento mai tradotte in lingua inglese, come il controverso Saya no Uta o Phantom of Inferno, ma si tende a ricordare anche per aver curato i romanzi di franchise già noti al grande pubblico, come Black Lagoon e Fate Stay Night, con Fate/Zero che da lì a qualche anno sarebbe stato adattato nell’eccellente serie animata firmata da Ufotable. Il suo stile narrativo, noto per indugiare in temi oscuri e controversi dal retrogusto spietatamente nichilista, fu considerato perfetto per quell’atipica serie animata a tema majokko che, secondo quanto ipotizzato dal Magica Quartet, avrebbe dovuto contenere spargimenti di sangue e un’atmosfera tesa e drammatica.
L’idea era, insomma, di creare un evidente contrasto fra l’estetica pizzi e merletti di Ume Aoki e la scrittura del George R.R. Martin d’Oriente per creare un effetto sorpresa che sarebbe esploso in tutta la sua ferocia a partire dal terzo episodio. Proprio per disattendere le aspettative di chi conosceva già il passato dello sceneggiatore, la serie venne inizialmente presentata attraverso spot pubblicitari dai toni pastello, accompagnati da un logo che ricalcava in tutto e per tutto la stilizzazione tipica dell’iconografia del genere majokko. Lo stesso Urobuchi usò i suoi canali social diffondendo dichiarazioni volutamente false dove sosteneva di star lavorando a un progetto diverso dal solito, in cui la sua arte si sarebbe piegata al classico genere majokko come “esercizio di stile”.
Come tante altre opere precedenti dedicate alla decostruzione dei racconti di genere (mi riferisco a titoli come Neon Genesis Evangelion di Hideaki Anno, Utena la ragazza rivoluzionaria di Kunihiko Ikuhara o ancora Narutaru e Bokurano di Mohiro Kitoh), la sceneggiatura di Puella Magi Madoka Magica venne sviluppata per sviscerare i tropi e i cliché del genere majokko, trattando il tema con un freddo realismo che prende vita attraverso la drammatica esperienza delle sue protagoniste, giovani adolescenti spinte da un’entità inspiegabile ad offrire la propria vita in cambio di poteri sovrumani e la realizzazione di un desiderio. Nell’opera non vengono solamente presi in esame alcuni degli elementi che notoriamente vengono lasciati in secondo piano in questo genere di racconti, ma si dettagliano in modo credibile le psicologie delle sue protagoniste e le tensioni dell’età adolescenziale. I rimandi tematici sono tantissimi e toccano opere note universalmente, come il Faust della tradizione tedesca – citato direttamente nell’opera – l’opera letteraria di H.P. Lovecraft e altre creazioni giapponesi già menzionate, come il personaggio di KoeMushi di Bokurano, il cui design ricorda direttamente quello del perfido antagonista che veste il ruolo del tradizionale animaletto magico che accompagna le maghette protagoniste.
Astrattismo e sinfonia: gli ex-veterani Gainax e l’arrivo di Yuki Kajiura
Per caratterizzare le ambientazioni psichedeliche normalmente associate alle streghe e le loro labirintiche dimensioni alternative, Shaft e Simbo si affidano alla concezione artigianale del collettivo artistico Gekidan Inu Curry, formato da Ayumi Shiraishi e Yosuke Anai, due ex-animatori del leggendario studio d’animazione Gainax, noto per aver dato i natali durante gli anni ‘90 a opere di grande prestigio come, fra le tante, Neon Genesis Evangelion, Nadia: Il Mistero della Pietra Azzurra e Le Situazioni di Lui e Lei. La loro produzione è dichiaratamente ispirata alla produzione animata russa e ceca, ma la loro principale ambizione, con questa serie animata, era quella di ricreare la sensazione di star guardando uno spettacolo di marionette mosso su uno sfondo animato.
Il loro lavoro viene apprezzato al punto di spingere la produzione a rivedere l’idea dietro l’identità delle Streghe, i terribili nemici contro i quali combattono le giovani protagoniste. Inizialmente concepite da Urobuchi come dei veri e proprio mostri giganteschi ispirati al genere cinematografico dei Kaiju (Godzilla, per nominarne uno dei più noti), le sequenze psichedeliche e sospese nell’astrazione del duo Inu Curry finirono per ridefinire il ruolo di questi personaggi e le loro sembianze, volendo per ognuna di esse un tragico background narrativo e un tema grafico che le rendesse memorabili.
Il coinvolgimento di Yuki Kajiura viene deciso non solo per l’estrema popolarità delle sue composizioni musicali e per essere stata voluta a gran voce dallo stesso Gen Urobuchi, ma anche per la precedente sinergia creatasi fra Simbo e la compositrice durante la lavorazione di Le Portrait de Petit Cossette, anime che il creativo diresse nel 2004 per studio Daume. All’epoca la compositrice poteva vantare una carriera che aveva toccato trasversalmente non solo l’industria dell’animazione giapponese, curando la soundtrack di opere come Tsubasa: Reservoir Chronicle, gli otto film animati della serie The Garden of Sinners e alcune iterazioni del franchise .Hack, ma anche quella videoludica, musicando titoli cult come i JRPG di Bandai Namco, Xenosaga Episode II ed Episode III.
Il suo stile musicale, sapiente mix di influenze operistiche, pop ed elettroniche, coadiuvato da canti solenni e drammatici si rivela in seguito fondamentale per enfatizzare i momenti più catartici della storia di Urobuchi, mentre il ricercato gusto registico di Simbo si dimostra perennemente permeato da quell’autorialità spiazzante già ravvisata nei passaggi più memorabili delle serie OVA sperimentali che il regista realizzò per la storica casa d’animazione Tatsunoko Productions, ovvero The SoulTaker.
Debutto e lascito della Nuova Genesi delle maghette
Il 7 gennaio 2011 Puella Magi Madoka Magica debutta in Giappone sui palinsesti di TBS, MBS e CBC nello slot notturno dedicato ai prodotti d’animazione. Successivamente, la trasmissione si fermerà bruscamente al decimo episodio in concomitanza con il terremoto che colpì la regione del Tohoku l’11 marzo 2011, causando anche il disastro della centrale nucleare di Fukushima a seguito della creazione di un’onda marina anomala. Gli ultimi due episodi vengono trasmessi in un’appuntamento speciale il 21 aprile seguente, sancendo la conclusione della serie e la nascita di un fenomeno sociale spinto del mito di Madokami (la Dea Madoka).
Lo scrittore Akihiro Horiuchi si vantò in un articolo pubblicato sul Business Media Makoto Magazine di aver cercato lavoro come membro di una squadra di salvataggio e contenimento nella zona di Fukushima inserendo nella sua domanda di lavoro una frase in cui si diceva rassicurato malgrado il pericolo radioattivo perché “aveva visto l’ultimo episodio di Puella Magi Madoka Magica e perciò non c’era nulla di cui preoccuparsi”. Curiosamente, la sua proposta non venne mai accettata e lui non ottenne alcuna risposta.
Puella Magi Madoka Magica arriva in Italia nel settembre dello stesso anno su Popcorn TV (tra l’altro come prima sperimentazione da parte di Dynit nel settore dei servizi di streaming) e successivamente, nel febbraio dell’anno successivo, viene riproposto su Rai 4 doppiato interamente in italiano (parte del cast di doppiatori viene scelto attraverso un sondaggio avvenuto sulle pagine di AnimeClick, uno dei più grandi portali nazionali dedicati all’animazione giapponese).
Da questo momento, la serie viene seguita da numerose trasposizioni manga e spin-off, fino alla creazione di due rielaborazioni distribuite nei cinema l’anno successivo. I due film animati, intitolati rispettivamente “La storia dell’inizio” e “La storia eterna”, ripercorrono gli eventi raccontati nei 12 episodi del prodotto televisivo, in questa sede arricchiti da una veste grafica rivista e adornata di nuovi elementi. Simbo dichiarerà in seguito che gran parte degli abbellimenti e delle modifiche apportate al comparto artistico furono scelte esclusivamente per rendere la storia fruibile su un grande schermo, come quello dei cinema, offrendo agli spettatori uno spettacolo che risultasse anche esteticamente memorabile, e non un mero collage degli episodi di una “serie televisiva”.
Un terzo film, intitolato “La storia della ribellione” viene successivamente annunciato dallo stesso staff artistico. Il terzo film viene proiettata nei cinema giapponesi nel 2013 proponendo una storia inedita che, a tutti gli effetti, porta avanti la linea narrativa della serie televisiva, chiudendosi con un finale aperto talmente scioccante – ma incredibilmente coerente – che finisce per dividere parte del pubblico e la critica nordamericana, notoriamente conosciuta per non essere granché ricettiva quando si trova di fronte a storie dalla moralità ambigua.
Nella realizzazione, Simbo decide di dividere il minutaggio in cinque atti, come se stesse realizzando cinque episodi della durata di 23 minuti (il minutaggio medio di un episodio televisivo) per assicurarci così un ritmo narrativo il più simile possibile a quello di una mini serie televisiva. Per questo film viene ventilata l’idea di una nomination agli oscar per il titolo di “Miglior film animato”, ma infine viene scartato a favore di “Si alza il vento” di Hayao Miyazaki, già noto per essere il volto di Studio Ghibli. “La Storia della Ribellione” debutta nei cinema italiani il 2 luglio 2014 in una proiezione evento organizzata da Nexo Digital e Dynit.
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Molti non sanno che nel 2012 Gen Urobuchi annunciò ufficialmente che la storia di Puella Magi Madoka Magica non si sarebbe conclusa con il terzo film pubblicato solamente un anno dopo, ma che il franchise avrebbe potuto evolvere in una successiva serie animata di ben 24 episodi. Questa notizia creò molto rumore nel fandom creatosi attorno alle avventure delle sventurate maghette, ma non portò mai ad un nulla di fatto.
A grande sorpresa, nel 2015, venne mostrato durante l’evento di celebrazione dei 40 anni di vita di Studio Shaft un concept movie della durata di circa 4 minuti che mostrava quelli che sembravano stralci di un quarto, agognato capitolo della tanto amata trilogia dedicata alla giovane Madoka. Il corto, diretto da Yukihiro Miyamoto (già co-regista de “La storia della ribellione” e della serie tv), mostrava il ritorno delle protagoniste della serie animata e nuove suggestive visioni apocalittiche che sembravano far presagire l’arrivo da lì a poco di una nuova serializzazione televisiva – in fondo già pre-annunciata dallo stesso Urobuchi – o di un nuovo capitolo cinematografico. Nessuna conferma seguì la proiezione, e ad oggi non sappiamo se la produzione fosse già al lavoro sul seguito dell’apprezzatissimo terzo film della serie Madoka Magica. Quello che sappiamo è che solamente qualche giorno fa, lo scrittore ha confermato che la sceneggiatura del quarto film è stata completata 5 anni fa e che solo ora è stato in grado di parlarne apertamente.
Tornando al 2017, invece, è utile citare la pubblicazione in Giappone di un ulteriore tassello di questo franchise in evoluzione: mi riferisco al gioco per dispositivi iOS e Android intitolato Magia Record: Puella Magi Madoka Magica Side Story, che oltre a proporre un inedito cast di protagoniste e nuove linee narrative si premurava di espandere e arricchire l’ambientazione e il mythos delle Streghe. L’edizione occidentale, distribuita per il solo mercato nord americano, sarebbe arrivata solamente nel 2019 per essere poi ritirata dal mercato ad un solo anno dal lancio, lasciando gli appassionati orfani di una narrazione che veniva espansa di mese in mese attraverso aggiornamenti gratuiti, e per di più rimossa dagli store prima di essere riuscita a raggiungere la conclusione.
Questo non fu certamente il primo debutto della serie del nuovo corso majokko nel mondo dei videogiochi: qualche anno prima, nel 2012, venne pubblicato in esclusiva giapponese per Sony PSP, Puella Magi Madoka Magica Portable, un roguelike atipico sviluppato da Bandai Namco in cui sessioni visual novel proponevano scenari differenti e la possibilità di intervenire sul corso della storia sia nei panni dell’antagonista, ovvero il perfido Kyubey, o in quelli di Homura, nel tentativo di evitare ulteriore sofferenza al cast di giovani protagoniste. Una parziale traduzione realizzata dagli appassionati permettere di saggiare il gioco e scoprirne le sue peculiari meccaniche, nonché vivere attraverso gli occhi di diverse protagoniste eventi inediti e linee narrative inesplorate nella serie originale.
Solamente nel 2020, Studio Shaft proporrà un adattamento televisivo del videogioco mobile, divenuto estremamente popolare in patria, intitolato “Magia Record: Puella Magi Madoka Magica Side Story” di 13 episodi. Questo ripercorre la storia della nuova protagonista e delle sue compagne, collocando il tutto in una dimensione “alternativa” a quella della continuity originale. Una seconda stagione è stata annunciata al termine dell’episodio finale, ma al momento non è dato sapere se e quando arriverà sui nostri schermi. In ogni caso, Magia Record si allontana in modo deciso dalla scrittura di Gen Urobuchi e la direzione di Akiyuki Simbo e pur condividendo con la serie madre parte dello staff tecnico e artistico, non è riuscita a catturare l’attenzione degli appassionati d’animazione giapponese e del franchise.
Riprendendo quanto detto in apertura, credo sia ora possibile collocare la notizia che conferma la lavorazione di un nuovo capitolo che darà nuovamente seguito alle vicende delle sfortunate maghette di Simbo e Urobuchi: l’ennesimo passo sul cammino di un franchise che in dieci anni è stato rinvigorito e reso più vibrante che mai. Solo il tempo ci potrà dire se la loro storia finirà finalmente per concludersi o se lo spietato scrittore e la produzione di Studio Shaft siano intenzionati a continuare l’epopea delle sventurate maghette. Quel che è certo è che fino ad ora la penna di Urobuchi e le visioni di Simbo non hanno sbagliato un solo frame di animazione (e in fondo speriamo ancora in un lieto fine!).