Erede del “Dolore”?
E così anche quest’anno la Gamescom di Colonia è andata, e con essa si sono dissipati molti dubbi e tanti altri ne sono nati su quelle che saranno le uscite per la nuova (e impolverata) generazione di console. Annunciato un annetto fa proprio in quel di Colonia, Quantum Break è finalmente tornato sotto i riflettori, dopo mesi di silenzio stampa e informazioni appena abbozzate. Opera del team Remedy, che forse mai si schioderà di dosso il fardello di aver dato vita a sua Maestà Max Payne, Quantum Break parrebbe, solo apparentemente, un TPS come tanti altri se non fosse che…
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Tempo al tempo
Il nome è Joyce, Jack Joyce. Un tizio con la faccia da tizio dei videogame (quella faccia un po’ “ehi sono un duro con una storia alle spalle”) e il cognome da poeta irlandese. Fin qui niente di nuovo, soprattutto in casa Remedy, da sempre – come saprete – ben attenta nel dare alle proprie storie un personaggio convincente e una certa dimensione. Il punto è che, fisicamente parlando, a Jack non hanno dato solo una “dimensione”, ma anche il “tempo”. Non il tempo di fare qualcosa ovviamente (ma magari anche si), ma piuttosto il tempo con la T maiuscola. Il continuum temporale! Jack è infatti la vittima sfigata di un esperimento andato a male il cui risultato, manco fosse una puntata a caso di Fringe, è stato quello di dargli l’abilità di manipolare il tempo! Il che, se sei immischiato in una sequela di intrighi, cospirazioni e segreti di multinazionali non è affatto male! E Quantum Break è questo: una storia di fantapolitica e poteri quantistici, nonché di qualche forma di eroismo perché oh! Non ti becchi i poteri sullo spazio tempo senza conseguenze! E infatti dall’esperimento che ha dato a Joyce la possibilità di manovrare il tempo (e metti, anche di scrivere discreti sonetti) è partito un lento ma inesorabile disfacimento della realtà. E così mentre Jack rischia le chiappe nel tentativo di non farsi catturare dalla malvagia multinazionale Monarch, il mondo sta letteralmente andando a farsi benedire. Se le info sulla trama, ad oggi, vi sembrano ancora poche, non restatene stupiti. Benché Remedy tradizionalmente dedicasse gran parte del suo tempo nella presentazione di storie complesse, con Quantum Break ha lavorato in modo inverso, tant’è che il celeberrimo video di Colonia ci ha visti spettatori dell’azione più che della narrazione. Che sarà la meccanica del tempo su cui tutti sparavano, o la sempreverde fame della gente per il boomboombangbang, fatto sta che della trama non ci hanno detto praticamente nulla.
It’s Bullet time! No wait! Bullet IN time!
Il vero fulcro delle informazioni rilasciate da Remedy è stato infatti il gameplay, e la succitata capacità di manipolare il tempo di Jack. Premesso che le abilità di Jack si accresceranno lungo l’avventura (ma secondo necessità di trama, e non in base ad un sistema di potenziamento lasciato al giocatore), quel che si è visto è la possibilità (abbastanza scontata) di rallentare o fermare il tempo. Quest’ultimo caso per mezzo di una sorta di “bolla temporale” in cui intrappolare un nemico. All’interno della bolla il tempo è congelato, il che significa che si può bloccare il nemico per aggirarlo o ammazzarlo con stile. Per quanto riguarda il “rallentamento”, esso ci permetterà di muoverci normalmente mentre gli avversari saranno invece più lenti, in quello che è un misto tra una scena di Matrix e un Bullet Time a caso. Il tutto, come capirete, è stato – ad ora – presentato in un contesto prettamente sparacchino, per cui di quelle che saranno le altre possibilità ludiche del controllo temporale non ci è dato sapere. C’è da dire che, come da tradizione per Remedy il tutto è perfettamente incastrato in un sistema di sparatorie molto dinamico e ben costruito, in cui alcuni accorgimenti di level design – almeno in quello che si è visto – aiutano il giocatore nell’utilizzo dei proprio poteri, onde evitare che uno spari dimenticandosi di tutto il resto (e diamine, la cosa non ci sorprende, perché in effetti il TPS se lo sono inventati loro!). Proprio questo sistema è quello che più ci interessa. A detta del team di sviluppo il mondo di Quantum Break è un mondo il cui continum del tempo è scomposto (letteralmente “va a singhiozzi” ci dicono), e che pertanto vedrà il susseguirsi di alcuni accadimenti la cui particolarità non solo investirà le sparatorie del buon Jack, ma anche la città in cui il gioco si ambienterà. Le “fratture” di cui il tempo soffre ci permetteranno quindi di gironzolare tra la gente, di partecipare a particolari eventi (come delle sommosse di cui la città è misteriosamente vittima) e quant’altro possa venirvi in mente per rafforzare l’idea di un titolo con una certa profondità narrativa. Profondità narrativa su cui Remedy sta scommettendo non poco, tant’è che QB sarà un progetto crossmediale che si interfaccerà/incastrerà anche con una serie tv, la cui prospettiva della narrazione sarà affidata, tuttavia, al malvagio Boss della Monarch (nonché potete manipolatore del tempo): Paul Serene.
Metti pausa!
Il tempo, nella sua frammentarietà, saranno quindi un cardine della narrazione e del gameplay attraverso quelle che, ad ora, si definiscono “fratture” in cui – a seconda della natura – Jack potrà interagire in modo diverso. Immaginate di attivare trappole, disarmare i nemici, o magari deviarli dalla pista delle vostre tracce. Le opzioni ludiche date dalle fratture temporali, almeno sulla carta, sembrano molteplici e, per fortuna, non mirano ad una semplificazione del gameplay ma solo alla sua variegatura. Molti nemici, in particolare quelli al soldo della Monarch, sono infatti dotati di una tecnologia in grado di annullare le fratture temporali, il che li renderà particolarmente stoici nel volerci fare la pelle. Non mancheranno poi degli enigmi ambientali che sfruttano il particolare flusso del tempo che va costruendosi nel gioco. Con il tempo profondamente instabile, il mondo di Quantum Break sarà spesso soggetto a incidenti di percorso non da poco, con oggetti che non funzionano come dovrebbero, o catastrofi dovute proprio al non perfetto flusso del tempo (metti il celebre esempio della nave che si schianta contro un ponte “crono-congelato”). In queste sezioni il titolo mostra la sua anima più ragionata, con Jack protagonista del districameto delle linee del tempo, nel tentativo di rimettere tutto al suo posto. Queste, almen secondo chi vi scrive, potrebbero essere il vero punto di forza del titolo in esclusiva Xbox One, e saranno i momenti che il team dovrà certamente ponderare meglio. Certo, il fatto che non si sia visto molto in tal senso durante la Gamescom ci fa proprio pensare che forse non si è ancora arrivati ad un sistema rifinito o quanto meno convincente. Congetture ovviamente, ma allora perché non dare scorci migliori di quella che era la caratteristica del gameplay attesa dai più?
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Quantum Break ci ha fatto una buona impressione. Noi vogliamo essere onesti, e non andare per forza in contro tendenza, ed ecco perché vogliamo dirlo: siamo sorpresi. Sorpresi perché, nonostante il nome del team di sviluppo, quello che ci aspettavamo era solo un Max Payne in versione 2.0. Un tipico TPS che, come hanno fatto tanti, spreca una buona intuizione inserendola semplicemente in un contesto di proiettili e sparatorie. Neanche a dirlo non abbiamo visto troppo lontano dalla verità. Le sezioni sparacchine sono infatti abbastanza tipiche e si perdono nei cliché che uno si aspetterebbe, tipo: proiettili, coperture, e ferma il tizio nel tempo per spararlo e sentirti un figo. Quel che ci piace invece, e che ben ci fa sperare, è la possibilità che l’interazione temporale trascenda i limite delle pistolettate e si consacri tra puzzle e necessità di trama. Quest’ultima, poi, è ovviamente il secondo spettro delle aspettative positive sebbene, siamo sinceri, qui non c’è – ad oggi – abbastanza carisma per un personaggio epocale come Remedy fece con il buon Max. Sulla questione serie tv, infine, siamo scettici. Essa sarà parte cruciale della storia di QB e sarà inclusa in versione integrale sul disco del gioco. La vera domanda però è: a chi è che frega qualcosa? Già il precedente esperimento del settore (Defiance) è stato un mezzo fiasco, e sinceramente non capiamo la volontà di confezionare una serie tv su qualcosa che nessuno conosce. Sappiamo che le serie tv sono il trend del momento ma, onestamente, non è detto che lo si debba per forza seguire sto trend. Quel che ci interessa è il gioco. Perché nel gioco c’è del potenziale… che di per sé, per ora, ci basta.