Il Paladino Oscuro
Bentornati all’appuntamento con la nostra rubrica “Quei bravi ragazzi”. Oggi vi parliamo di uno dei personaggi più importanti della saga di Warcraft, nonché uno di quei cattivoni che nasce come paladino della giustizia, orgoglioso, pieno di sé, dalle nobili origini, biondo occhi azzurri. Insomma avete capito che stiamo parlando del principe, paladino, cavaliere della morte, Lich King e chi più ne ha più ne metta, Arthas Menethil. Molti lo ricordano soltanto come il tizio seduto sul trono di ghiaccio ma le origini di Arthas sono molto più nobili e dai sani principi, insomma, è stato davvero un bravo ragazzo?
Il Principe Arthas
Qualcuno associa la figura di Arthas a quella del Re dei Lich, altri invece, e mi riferisco a chi ha letto i libri che narrano delle sue avventure o hanno giocato a tutti i capitoli di Warcraft (e non solo World of Warcraft attenzione), in particolare al terzo, inclusa la relativa espansione, sapranno che la storia di Arthas parte da ben più lontano. Secondogenito del Re di Lordaeron Terenas Menethil, Arthas nacque quattro anni prima dell’inizio della “Prima Guerra”, crescendo in un periodo in cui le terre di Azeroth erano devastate dal conflitto. Il giovane principe fu addestrato al combattimento da Muradin Bronzebeard, ambasciatore dei nani a Lordaeron e introdotto agli studi da paladino da Lord Uther, per poi entrare successivamente nell’ordine della Mano Argentea. Come ogni grande eroe, o presunto tale, un avvenimento particolare dell’infanzia di Arthas, lo porta al classico giuramento di proteggere tutte le persone in difficoltà. Un giorno d’inverno, decise di approfittare del pomeriggio libero dagli addestramenti per cavalcare il suo destriero, chiamato ‘Invincibile’. Nel tentativo di effettuare il consueto salto, solito delle loro scampagnate, il destriero scivolò e i due caddero ma, mentre Arthas se la cavava con qualche costola rotta, il suo amico ne uscì con entrambe le gambe spezzate e, consapevole del fatto che non sarebbe potuto sopravvivere, Arthas decise di porre fine alle sue sofferenze trafiggendogli il cuore con la sua spada; questo fu il momento del suo giuramento contro tutte le ostilità verso gli indifesi. Ma è stato davvero così? Ovviamente no, in quanto stiamo parlando di uno dei tanti paladini della giustizia dalla personalità vacillante, egoisti per natura; i più attenti di voi se ne saranno resi conto già dalle sue prime apparizioni, notando la superbia che aleggiava durante le discussioni con il suo mentore, che ne tracciava il profilo quasi privo di valori e facilmente raggirabile.
Il valore dei legami
Per chi non si fosse accorto prima della fragile indole di Arthas, la sua reale natura si palesa durante gli avvenimenti della piaga di Lordaeron, il vero punto di rottura della storia del personaggio, che pone fine a tutti i suoi legami “umani”.
Infatti, nel corso dell’indagine su una strana piaga che affligge il Nord di Lordaeron in compagnia dell’incantatrice Jaina, vecchia fiamma d’infanzia, il paladino venne a conoscenza che la diffusione della piaga avveniva mediante del grano infetto, smistato nelle terre di Lordaeron, incontrando inoltre, il presunto artefice del piano: il negromante Kel’Thuzad. Tuttavia, sul punto di morire, questi rivela di essere al servizio del Nathrezim Mal’Ganis, che Arthas giura di sconfiggere a qualsiasi costo. Raggiunta Stratholme, luogo in cui si trovava il demone, si accorse che l’intera popolazione era già stata contaminata così, andando contro gli ordini di Lord Uther, decise di sterminare tutti prima che si trasformassero in non-morti, perdendo così anche il supporto della sua compagna d’infanzia Jaina, che non riuscì accettare una simile carneficina. Da questo momento in poi, Arthas si ritrova da solo, senza il supporto di Uther e accettando di buon grado il disappunto della sua amica, mettendo in evidenza il suo spirito egoista e facendo il gradasso con l’esercito del Re, da buon figlio di papà.
Il valore dei legami – Atto 2: Frostmourne
Dopo lo sterminio, il giovane Paladino incontra Mal’Ganis, che gli chiede di raggiungerlo a Northrend per regolare i conti una volta per tutte. Raggiunto il tetto del mondo, si ritrova davanti il suo vecchio amico Muradin, giunto lì alla ricerca di una spada leggendaria di nome Frostmourne, che Arthas pensò potesse tornare utile per la battaglia finale contro il suo rivale. Trovata la spada e incurante della dicitura incisa sul piedistallo, Arthas impugnò l’arma sacrificando la vita del suo amico, che venne colpito dall’esplosione del cristallo in cui era contenuta l’arma. Frostmourne è l’arma che accompagnerà Arthas per il resto della sua vita, ma anche il primo pezzo dell’armatura del Lich King, di cui si è appropriato in seguito. In realtà, pare che l’arma sia stata lanciata in quel luogo proprio dal Re dei Lich, con lo scopo di attirare Arthas, evidentemente dotato dell’immancabile “lato oscuro”; tramite Frostmourne il signore delle armate di non morti era in grado di comunicare con il suo futuro discepolo, riuscendo anche a controllarlo, in parte. Da buon oratore di basso rango (ma a quanto pare i nani di Muradin non erano delle grandi cime), Arthas, infischiandosene totalmente della morte dell’amico di vecchia data, giura ai suoi uomini e ai nani di vendicare Muradin uccidendo Mal’Ganis, impresa che riesce al meglio. Lacerato dal potere della spada e guidato dalla voce del Lich King, il nostro biondone subisce una notevole trasformazione; i suoi capelli diventano bianchi, la sua pelle pallida e gli occhi azzurri prendono un colore verdognolo. Tornato a casa, Arthas spezza tutti i legami con il passato: in primis, anche se accolto come un eroe dalla sua gente, uccide suo padre e successivamente anche molti paladini, tra cui il suo mentore Lord Uther.
Il Lich King
Ma insomma, chi diavolo è questo Lich King? Prima di parlare dell’ascesa di Arthas, è giusto fare chiarezza su questa entità di cui spesso si conosce solo il nome. L’armatura del Lich King, prima che Arthas raggiungesse il Trono di Ghiaccio, conteneva lo spirito dello sciamano orco Ner’zhul, privato del suo corpo da Kil’jaeden e lanciato su Azeroth all’interno di un cristallo. L’armatura magica, oltre ad offrire una massiccia protezione, consente al possessore di aumentare a dismisura i poteri mentali e le capacità magiche. Il Lich King, a sua insaputa, vide in Arthas il suo Campione ideale, inducendolo a trovare Frostmourne, che riuscì a separare dal resto dell’armatura creando una crepa nel cristallo che lo imprigionava. Successivamente, dopo aver impartito all’ex paladino svariati ordini, facendosi strada tra Elfi, Demoni Umani e Orchi (Per maggiori approfondimenti potete consultare questo articolo), proprio quella crepa lo costrinse a richiamare a sé Arthas, in quanto lo squarcio poteva potenzialmente distruggere il Trono di Ghiaccio, un po’ come il tallone d’Achille. Inoltre, dopo l’apparizione sulla terra del Lich King, la situazione su Azeroth diventa simile a quella dell’olandese volante: “Azeroth deve sempre avere un Lich King”. Senza un’entità alla guida del flagello, l’esercito di non morti potrebbe diventare ancora più imprevedibile e spietato.
Il valore dei legami – Atto 3: Fuori dalla mia testa!
Dopo aver ucciso le persone più care ed aver tagliato i legami con i compagni d’infanzia, a cosa può servire più un cuore? Non sappiamo se ne siete a conoscenza ma il Principe, in seguito alla sua investitura da Lich King, decide di strapparsi il cuore, per eliminare quel briciolo di umanità che ancora aleggiava nella sua mente.
Raggiunto il trono ed indossata l’armatura, Arthas unì la sua anima a quella di Ner’Zhul, restando dormiente per alcuni anni, durante i quali, i Lich (suoi servitori) terminarono i lavori della Roccaforte intorno al trono. In quegli anni, all’interno dell’armatura del Lich King, coesistevano tre spiriti: il primo era quello di Arthas, il secondo quello di Ner’Zhul, che cercava di prendere il controllo totale sul giovane, e quello di un ragazzino di nome Matthias Lehner (acronimo di Arthas Menethil), che rappresentava l’esigua parte buona che era rimasta del paladino. L’egoismo di Arthas non si perse dopo la trasformazione in Cavaliere della Morte prima, e in Lich King dopo e, tagliando gli ultimi fili che lo legavano alla specie umana, si privò del cuore, convinto che tutto ciò che lo rendeva mortale, lo avrebbe reso allo stesso tempo più debole.
Sapphiron o Sindragosa?
Ma in realtà il drago che accompagna Arthas è Sapphiron o Sindragosa? Molte volte abbiamo assistito a dibattiti di questo tipo. In realtà la risposta è: entrambi! Sapphiron è il drago ucciso da Arthas in Warcraft III: Reign of Chaos, riportato in vita successivamente, diventando un Drago dei Ghiacci. L’animale rimane in compagnia del Cavaliere della Morte per diverso tempo, per poi restare al fianco di Kel’Thuzad a Naxxramas. Infatti, in World of Warcraft: Wrath of the Lich King, è possibile trovarlo proprio all’interno dell’omonimo Dungeon, prima dello scontro con il negromante. Per quanto riguarda Sindragosa, invece, essa è il drago resuscitato da Arthas dopo essersi risvegliato dal suo sonno, in seguito alla fusione con il Lich King, nonché uno dei più potenti Draghi dei Ghiacci al suo servizio.
Aspetto
Prima di diventare Cavaliere della Morte, Arthas si presentava come il classico Paladino: forzuto, occhi azzurri, lunghi capelli biondi dello stesso colore del grano, equipaggiato con un’armatura in piastre accompagnata da un mantello blu e armato di un martello benedetto, l’arma tipica della sua classe. Dopo il ritrovamento di Frostmourne, i suoi capelli divennero bianchi, gli occhi verdi, con l’armatura ricoperta di teschi e ornata da un nero mantello e l’arma dei paladini fu sostituita dalla spada demoniaca.
Personalità
Durante il periodo pre-Frostmourne, il Principe Arthas era determinato a proteggere il suo popolo e i più deboli da tutti i soprusi, determinazione che ha trovato il suo culmine dopo la vicenda di Invincibile e che, successivamente, lo ha accecato totalmente, facendolo sprofondare nella sete di vendetta, cadendo facilmente nella trappola del Lich King. Arthas era amato da suo padre, ma anche da Jaina, Lord Uther, Muradin e dai suoi uomini, nonostante la sua testardaggine e la sua indole vendicativa.
Dopo aver imbracciato la spada, si trasforma in un assassino, pronto a tutto pur di raggiungere i suoi obiettivi, arrivando ad odiare profondamente la sua stessa gente
Buono o cattivo?
Per concludere, cerchiamo di fare il punto della situazione; ma Arthas è sempre stato cattivo, o è stata solo opera di Frostmourne? Bhé in realtà è difficile stabilirlo. Già durante le prime fasi delle indagini sulla piaga di Lordaeron, Arthas ha dimostrato di essere disposto a sacrificare la sua stessa gente pur di ottenere vendetta, come in occasione della strage di Stratholme e della distruzione della flotta inviata per riportare a casa lui e la sua gente. In queste fasi della sua vita da principe, Arthas non aveva ancora recuperato la potente arma e non ha mostrato scrupoli nel compiere determinate scelte, dunque è giusto pensare che già prima di trasformarsi in un cavaliere della morte, egli non era poi questo stinco di Santo. Solo nel momento della sua morte, il Lich King sembra rendersi conto di tutte le atrocità commesse nel corso della sua vita, quando ricongiungendosi con la sua anima, ritrova il padre, pronunciando le parole:
“Padre! è finita? Vedo solamente tenebre davanti a me…“