“Temi tu la morte?”

“Having the rest into Davy Jones’ locker, i.e. the sea”. Così scriveva, Daniel Defoe, nel suo romanzo The Four Years Voyages of Capitain George Roberts, del 1726, contribuendo ad alimentare e consolidare la leggenda del Demone del mare.
Uno spettro che accoglieva nella propria ciurma le anime di coloro i quali erano stati strappati della vita dai flutti marini.
Un mito alimentato dalle continue leggende e storie, narrate, prevalentemente per via orale, tra le quali la più celebre ed iconica che rende il fondale marino il suo scrigno maledetto, per mezzo dei racconti dei marinai inglesi nel 17esimo secolo.
Una creatura mostruosa dotata di tre fila di denti, coda e corna, solita apparire durante avvenimenti nefasti in mare.
Una leggenda che, in seguito, tramite il tramandare letterario, è giunta ai giorni nostri grazie alle più disparate raffigurazioni popolari, tra le quali spicca in primis, il diabolico capitano de l’Olandese Volante, trasposto nella saga cinematografica dei Pirati dei Caraibi di Gore Verbinski.

Proprio da questa sua versione cinematografica vogliamo analizzare uno degli antagonisti più interessanti, affascinanti e meglio caratterizzati della storia del cinema moderno.


Apparso nel secondo capitolo della saga, Pirati dei Caraibi – La maledizione del forziere fantasma, grazie ad un ingresso in scena memorabile capace di regalarci la fantastica ed emblematica frase Temi, la morte? Temi l’idea dell’oscuro abisso? Ogni tua azione scoperta! Ogni tuo peccato punito! Io ti posso offrire uno scampo”, l’antagonista numero uno della saga ha attirato da subito la nostra attenzione grazie al suo carattere deciso, crudele, spietato e fortemente “animato”.
Senza contare, però, che anche l’occhio vuole la sua parte, e a tal proposito, la scelta “estetica” di rendere il terribile capitano una creatura umana celata, quasi, del tutto, da parti del corpo ricoperte da alghe e coralli, una gigantesca chela di granchio al posto del braccio sinistro e una testa-polipo con i tentacoli, ovviamente animati, pronti a sostituire la classica barba dei lupi di mare, è stata decisamente simbolica ed azzeccata.

Un insieme di componenti marini, uniti alla cultura marinara, capaci di influenzare pesantemente l’immaginario tipo dello spettatore nella sala cinematografica, il quale si ritroverà immediatamente attratto da una forza talmente carismatica da riuscire a fronteggiare ad armi pari una figura emblematica ed iconica della cinematografia mondiale come il capitan Jack Sparrow.
Quest’ultimo, infatti, è il principale debitore nei confronti di Jones, e dovrà fare di tutto pur di fuggire dalla sua insaziabile vendetta, ricercata per mezzo del Kraken.
Infatti, il mito di Jones, oltre ad unirsi a quello dell’Olandese Volante, finisce per ricollegarsi anche ad un’altra celebre figura della mitologia antica dall’origine incerta.
Il Kraken, gigantesco mostro marino, appartenente alla famiglia dei cefalopodi,  nato in origine, probabilmente, dalle storie dei pescatori scandinavi già a partire dal 17esimo secolo, per poi essere preso in prestito da vari scrittori come Walter Scott e Jules Verne, è la fedele creatura al gioco di Jones, la quale viene richiamata per poter distruggere, attraverso il suo mortale abbraccio, le navi degli incauti marinai che hanno deciso di sfidare la volontà del Diavolo dei mari.

Questa forza, oltretutto, è donata al personaggio, sia grazie alla magnifica interpretazione dell’attore britannico Bill Nighy, sia grazie allo splendido lavoro di motion capture svolto dal gruppo di VFX dell’Industrial Light & Magic, sia al geniale ed affascinante background partorito dallo script ad opera di Ted Elliot.


Infatti, Elliot, decide di prendere, destrutturare, e ricomporre a suo piacimento, la figura di Jones facendo divenire il suo forziere un limbo in equilibrio tra vita e morte, fatto di sabbia bianca e relitti, dove i suoi debitori finiscono per perdere la propria mente, o permettendo di donargli, paradossalmente, un animo.
Un essere tanto forte ed imperturbabile, quanto devastato interiormente per la perdita incolmabile della propria amata, l’allontanamento forzato dalla Dea greca del mare, Calipso, alla quale, Jones, ha deciso di donare, nel vero senso della parola, il proprio cuore.

Elliot, quindi, assieme a Verbinski, decide di giocare con il mito, finendo per far divenire Davy Jones il principale alfiere dei mari, traghettatore delle anime dannate e dei morti annegati, capitano dell’Olandese Volante, un povero amante giunto all’estremo atto di donare il proprio amore, la propria fedeltà, in eterno, alla donna che ha amato alla follia: il mare.

Una storia intelligente ed affascinante che è stata degnamente narrata in due capitoli della saga, finendo per caratterizzare alla perfezione un antagonista, mai macchiettistico, sempre ben strutturato, carismatico e capace di rubare la scena ad ogni sua apparizione.
Una forza donatagli, oltretutto, grazie al suo inscindibile rapporto con l’ennesima creatura rubata alle leggende marinare del 18esimo secolo: l’Olandese Volante.

Un vascello spettrale, capace di solcare qualsiasi mare, accompagnato da nebbia ed acque in burrasca, partorito dalla superstizione stessa dei marinai olandesi i quali, ai tempi, indicarono come suo capitano il temerario Van Der Decken, un uomo di mare partito da Amsterdam e diretto a Giava per una spedizione commerciale voluta dalla Compagnia delle Indie, deciso anche a sfidare il volere degli dei pur di compiere la propria missione.
Infatti, Decken, durante il tragitto, pur di superare il Capo di Buona Speranza, e la tempesta che ingoiava il mare circostante, decise di invocare il Diavolo e cedergli la propria anima, sfidando direttamente la volontà di Dio.

Ovviamente questa è solo una delle tantissime leggende sull’Olandese, la quale presenta un destino identico a quello di Jones, finendo per intrecciarsi nella pellicola del regista statunitense.
Qui, a dispetto del sua natura spettrale e quasi ectoplasmatica, il vascello si presenta come una sorta di enorme distaccamento corallino munito di alberi e bocche da fuoco, dotato, quasi, di una propria coscienza, la quale viene alimentata costantemente dalle anime dei membri dell’equipaggio, i quali, una volta salpati a bordo, decidono di far parte dell’Olandese per sempre, ricordando allo spettatore, per l’appunto, che “parte della ciurma, parte della nave”.

Il vascello, oltretutto, essendo quasi perennemente in navigazione sotto la soglia dell’acqua, risulta essere sempre umido e, quindi, attraversabile dal suo capitano, il quale è dotato, per l’appunto, del particolare potere di passare oltrepassare le cose bagnate e di scivolare su di esse, quasi a voler rammentare nuovamente il suo totale legame con tutto ciò che ha a che fare con l’acqua ed il mondo marino.

Potere, tra le altre cose, che si somma alla caratteristica più affascinante di Jones: l’immortalità.
Ebbene sì, qualora decideste di fronteggiare il temibile capitano, armatevi, più che con una buona lama, di pazienza e tanta voglia di cercare, visto che l’unico modo per uccidere Jones è quello di pugnalare il suo cuore, ben custodito in uno scrigno seppellito presso l’Isla Cruces.

Ovviamente non finisce qui, visto che l’Olandese richiede perennemente un capitano, e quindi, una volta trafitto il cuore, il temerario avventuriero dovrà cedere la propria anima al mare e vagare per l’eternità con la ciurma di dannati.

Mitologia, leggenda, storie avventurose e tetre, questo e molto altro hanno contribuito a creare quello che senza alcun dubbio è uno degli antagonisti più affascinanti, nonché sottovalutati, della storia del cinema moderno, e per questo, Davy Jones, grazie anche alla propria forza donatagli da una storia altamente intrigante, è l’unica figura degna di poter fronteggiare e servire il suo amore: il mare.

Leonardo Diofebo
Classe '95, nato a Roma dove si laurea in scienze della comunicazione. Cresciuto tra le pellicole di Tim Burton e Martin Scorsese, passa la vita recensendo serie TV e film, sia sul web che dietro un microfono. Dopo la magistrale in giornalismo proverà a evocare un Grande Antico per incontrare uno dei suoi idoli: H. P. Lovecraft.