Dylan Dog 374 – La fine dell’oscurità
Apocalisse
Di solito, l’autunno è un periodo difficile da affrontare. Il ritorno dalla vacanze, il rientro al lavoro, le foglie che cadono, le scuole riaprono, il Lucca Comics… A conti fatti, si potrebbe pure considerare il mese dell’apocalisse. E non a caso proprio di giorno del giudizio parla il Dylan Dog appena uscito, scritto da Mauro Uzzeo e disegnato da Giorgio Santucci.
Il mondo è stato distrutto. È passato quasi un anno dai drammatici eventi che hanno segnato la fine del globo e Dylan cerca di ripercorrerli nel suo diario, nella speranza di non dimenticarli. In effetti, chi potrebbe mai riuscire a cancellare dalla propria mente il drammatico ricordo di quei giorni?La strage di Westminster, l’artista che ha dipinto di sangue il grattacielo, la morte di milioni di persone… E l’apparizione di Aletheia, una gigantesca entità che ha oscurato i cieli della Terra, formata da infinite mani e due soli occhi. Da quando è arrivata, si è limitata ad osservarli e ha calato i suoi cavi nelle schiene degli uomini, unendoli indissolubilmente a sé. A ripensarci, il nostro Indagatore dell’Incubo fatica a credere che sia successo davvero… Del resto, cos’è veramente la realtà di questi tempi? Esiste o non esiste? E la verità?
Prima prova sulla serie regolare per due autori che, in verità, sono tutt’altro che dei neofiti dalle parti di Craven Road: Mauro Uzzeo e Giorgio Santucci. Dopo essersi fatti le ossa sui Color Fest, i due approdano sul mensile con una storia tutt’altro che per esordienti. La fine del’Oscurità è un albo catastrofico, devastante, che sotto una trama decisamente distruttiva nasconde un profondo significato rivolto alla nostra contemporaneità. Uzzeo mischia tanti elementi e lo fa per lo più bene, cita a manetta e lascia filtrare una prosa incalzante e scorrevole, trovando dei momenti memorabili e altri un po’ meno. Una buona gestione che però soffre di una certa mancanza di equilibrio e rischia di diventare un po’ pesante, soprattutto perché i personaggi principali, alla fine, agiscono poco. Dylan sembra essere qui tornato alla sua versione di spettatore degli eventi, mentre Groucho appare solo il tempo di un paio di battute sul finale, senza avere una presenza veramente attiva. La sensazione è che la sceneggiatura si sia persa nella sua, per quanto bellissima, metafora. Applausi invece per Giorgio Santucci, capace di disegnare un’apocalisse orrenda e, allo stesso tempo, meravigliosa. Dettagli splendidi, creature orribili, angoscia grafica scaturita dai bianchi e dai neri, volti grotteschi, ossa e occhi fluttuanti… Una prestazione mostruosa. Letteralmente.
Voto: 7
Dampyr – Speciale 13
La terra delle aquile
Benvenuti in Albania
Trasferta albanese per Harlan Draka e i suoi compagni. Non si può certo dire che non abbiano girato in lungo e in largo i Balcani, ma in effetti fino ad ora avevano fatto poche incursioni dalle parti di Tirana. Con il tradizionale appuntamento dello speciale di ottobre, finalmente ai nostri è concessa l’opportunità di colmare la loro mancanza. A guidarli in questo “viaggio di piacere”, due guide d’eccezione: Claudio Falco e Fabrizio Russo.
1443: Ufficiale dell’esercito turco, il guerriero Gjergj Kastrioti Skenderbeu riceve una strana visita, all’alba della battaglia decisiva con i cristiani, da parte di un certo Conte Vrana. In seguito a quel misterioso colloquio, deciderà di tradire e diventerà il fondatore dell’Albania, la famosa terra delle aquile.
2017: All’università di Friburgo, il professor Hans riceve un manoscritto quattrocentesco per posta da parte di un suo presunto collega, tale Simone Altafoglia, studioso italiano residente a Kruje, in Albania. Il docente, una volta analizzato il testo, si accorge che sembra parlare di misteriose creature e decide di avvertire una sua vecchia conoscenza: Harlan Draka.
Claudio Falco è un veterano dalla saga e, a discapito del cognome, ha deciso di portare il nostro cercatore di vampiri in Albania, nazione che ha una grande tradizione con volatili d’ogni sorta. Partendo da questa suggestione, tipica della testata, conduce Harlan in una terra inesplorata e lo mette al centro di uno scontro tra due Maestri della Notte. Stendendo una sceneggiatura che non brilla per originalità, crea una vicenda godibile che alterna i flashback del passato all’azione del presente, perfettamente inserita all’interno del canone del Dampyro. In effetti, forse lo è fin troppo: anche laddove si potrebbe osare qualcosa di più, si finisce sempre per trovarsi situazioni ben note e anche un po’ stereotipate. Discorso diverso per Fabrizio Russo che realizza delle tavole perfettamente in linea con la storia, senza tremare di fronte al formato speciale delle 160 pagine ma terminandole tutte con una qualità alta dall’inizio alla fine. Dimostra una grande attenzione per i dettagli, i volti e la rappresentazione storica, superando perfettamente l’ardua sfida che un albo di Dampyr mette di fronte.
Voto: 6. 50
Dampyr 212
El dìa de los muertos
Caccia ai vampiri nel giorno dei morti…
Perfettamente in tema con le celebrazioni di novembre, il Dampyr di questo mese ha al centro la sua festa più famosa nella sua più pittoresca declinazione: il giorno dei morti, visto secondo la prospettiva messicana. Sapete di che parliamo, no?Mentre da queste parti si è soliti andare al cimitero e seguire la messa, oltreoceano vanno in giro mascherati, ballano, cantano e festeggiano. E il nostro Harlan, invece che svagarsi un po’, si trova da quelle parti per lavorare. E la colpa è di Claudio Falco e Fabiano Ambu.
Medellin, Colombia. L’ispettore Bobby Quintana mette a segno una retata in un deposito di cocaina, uccidendo i narcos presi con le mani in mano e facendone cantare uno. Dopo averlo spremuto per bene, scopre che l’intera partita era destinata a Città del Messico. Indagando, apprende che il compratore sembra fare capo ad una banda di nome Los Hijos de Ixtlan, i figli di Ixtlan. Ricordandosi bene di chi prima si faceva chiamare in quel modo, contatta Ruiz, una sua vecchia conoscenza del Centro America e che aveva contribuito alla cattura del gruppo originario. Il quale, a sua volta, ben sapendo con che razza di creature hanno a che fare, chiama in suo aiuto Harlan Draka, Tesla e Kurjak.
Le avventure in giro per il mondo del Dampyro e compagnia sono spesso motivate dal raccontare luoghi esotici, località inquietanti e le loro leggende, che a volte hanno dietro i Maestri della Notte e non solo. Un leitmotiv consueto che ha fatto da propellente a tante ottime storie, ma che a volte rischia di diventare una gita folkloristica e di trasformare i nostri eroi in una sorta di turisti dell’orrore. Purtroppo, è questo il caso di El dìa de los muertos. Nonostante una buona partenza, la storia perde presto il suo mordente principale e scade nella ripetizione di situazioni solite e stereotipate, come ne abbiamo viste di centinaia nella serie. Per quanto Claudio Falco sia un veterano della Bonelli, cade qui in quello che è a volte uno dei difetti delle produzioni SBE: l’eccessiva ripetitività. Alla fine, l’unico pregio della sua sceneggiatura è quella di introdurre un nuovo villain che potrebbe riservare molte sorprese. A salvare la baracca troviamo invece Fabiano Ambu, che realizza dei disegni oscuri, densi e difficili, in cui si esalta soprattutto nei dettagli della festa dei morti e del tempio azteco.
Voto: 6
Dragonero 54
Uccisori di Draghi
Fuoco e morte dal cielo
Abbiamo aspettato per quasi due anni, dopo aver sentito rumors e suggestioni, annunci e orgogliose dichiarazioni di varia natura, ma finalmente ci siamo. Nel 2018 inizierà la Saga delle Regine Nere e ci accompagnerà fino al 2019, in un esperimento narrativo mai avvenuto prima in Bonelli con 12 albi in stretta continuity tra loro che ci narreranno gli episodi di un’unica, grande storia. Anzi, 14, dato che l’albo di questo mese e il prossimo costituiscono un lungo prequel all’evento tanto atteso.
Una minaccia che sembrava debellata per sempre torna a mietere vittime sull’Erondàr. Un Drago, un antico rinnegato, si è risvegliato e ha iniziato a vomitare fiamme sui villaggio che hanno la sfortuna di incrociare il suo cammino. Il Cancelliere Ausofer, la più alta autorità imperiale dopo il sovrano, sa bene chi manovra veramente i fili di un simile attacco e decide di affidare la situazione all’unico capace di risolverla: Ian Aranill. Insieme a Gmor, Sera e Alben, il nostro Romevarlo dovrà mettersi sulle tracce della creatura e tornare a casa, a Silveridhe, per accogliere definitivamente l’eredità che gli spetta. In quanto ultimo Varlierdarto rimasto nell’ecumene, solo lui potrà sconfiggere la bestia e combattere contro i servi delle Regine Nere.
Proprio mentre in edicola sbarca la serie parallela di Dragonero, la versione Young, nel presente Ian si prepara a dare inizio alla lunga saga che cambierà totalmente lo status quo del suo mondo. Momento che ha un evidente il sapore di un nuovo inizio per il nostro personaggio, di una vita diversa che si appresta a cominciare. Non a caso, Uccisori di Draghi è pieno di riferimenti alla primissima volta della serie: il romanzo a fumetti.
Stefano Vietti orchestra il passaggio dal passato al futuro riprendendo l’origine stessa di tutta la lunga avventura, eppure non si limita a guardare indietro tanto più a progettare il domani con grande consapevolezza. La sensazione è che tutto quello che abbiamo visto finora non fosse altro che una grandissimo prequel per quello che deve ancora venire. Tra le pagine si respira epicità, dramma, una tensione continua che sale costantemente e trascina il lettore al centro degli eventi senza lasciargli possibilità di scampo. Attrattiva a cui contribuiscono i disegni del fenomenale Riccardo Crosa, che quest’anno ha messo la sua matita in due momenti importantissimi di Dragonero: in questo prequel e nel primo numero dell’Adventures. E lo fa in maniera splendida. Ormai è perfettamente calato nel cast, nei personaggio, nelle atmosfere, tanto che il suo Dragonero appare un po’ più Dragonero degli altri.
Qualcosa di grande sta arrivando. Qualcosa per cui potremmo non essere pronti. Gli Uccisori di Draghi apre il più lungo arco narrativo mai visto nella storia della SBE. E, non a caso, la casa editrice ha festeggiato degnamente con una variant pazzesca del numero 54, ad opera della star marveliana Marco Checchetto e messa in vendita a Lucca.
Voto: 7. 50
Dylan Dog
Color Fest 23: Il convento del vuoto
I colori della follia
Torna l’appuntamento novembrino col Color Fest, la testata più innovativa dell’Indagatore dell’Incubo che propone sempre nuove soluzioni grafiche e narrative. Dopo il numero estivo intitolato Remake2, composto da tre storie brevi, questo mese torna il formato del racconto lungo, con ben 96 pagine realizzate da Giovanni Barbieri e Giovanni Freghieri, per i colori di Sergio Algozzino.
In una fredda notte di bufera, la neve scende e copre col suo manto bianco il terreno e la foresta. Solo una cosa riesce a turbare il suo candore: il sangue. Sangue che appartiene ad un investigatore privato che conosciamo bene. Dylan è ferito e si aggira per un bosco alla ricerca di aiuto, colpito al petto. Dolorante, riesce a trovare un misterioso convento apparso in mezzo al nulla e lo raggiunge giusto in tempo per svenire davanti al portone. Una volta risvegliato, scopre che è stato accolto e medicato dai frati che lo occupano. La mattina seguente si riprende e racconta ai suoi ospiti cosa gli è capitato e della lunga caccia ad un assassino che lo ha condotto fin lì…
Giovanni Barbieri è uno sceneggiatore navigato (classe 1968), che ha all’attivo diverse collaborazioni di pregio con serie di tutta Italia, ma il cui contributo era ancora inedito dalle parti di Via Buonarroti. Certo, come esordio non poteva trovare prova più ardua sulla sua strada nella realizzazione di un numero dell’acclamato Color Fest dylaniato. Invece, elabora una buona sceneggiatura, che non traspare eccessiva originalità e che tuttavia riesce ad intrattenere senza problemi, trovando pure lo spazio per caratterizzare ottimamente i comprimari e coprotagonisti. Non è certo un plot insolito per Dylan quello di venire accolto in un luogo oscuro e di sviscerarne i segreti, però Barbieri lo sfrutta per dare vita ad una storia interessante che riesce nel suo obiettivo evitando di cercare soluzioni troppo ardite. Ad aiutarlo, poi, è stato particolarmente fortunato perché ha quella grande matita dylaniata che risponde al nome di Giovanni Freghieri. Freghieri è uno dei pochi disegnatori il cui tratto è legato, da decenni, al nome dell’Indagatore dell’Incubo. Non a caso, realizza dei disegni splendidi che sono la vera vetta dell’albo, risultato a cui ci ha facilmente abituato nel corso dei decenni. Invece, per quanto riguarda la colorazione, ormai è diventata una bella abitudine la presenza di Sergio Algozzino, che ultimamente non salta un numero. E qui realizza il solito, splendido lavoro, proponendo sfumature potenti e inedite. Forse, però, la scelta del disegnatore non è esattamente la migliore in questo senso, perché si ha sempre il sospetto che Freghieri a colori perda qualcosa della sua potenza espressiva.
Voto: 7
Tex 685
I difensori di Silver Bow
Resa dei conti
In mezzo alla solita sbornia lucchese, in cui il nostro Ranger l’ha fatta da padrone, tanto per cambiare, con iniziative, variant e contro variant, ci siamo quasi dimenticati della drammatica situazione in cui lo aveva lasciato sull’albo di ottobre. Un albo interessante e intrigante, orchestrato da Pasquale Ruju sullo sfondo delle montagne rocciose e illustrato dal bravissimo Alfonso Font. E ora, è il tempo di tornare da quelle parti per concludere lo scontro tra Tex e Duncan “Wolfman” Lang.
Ci sono degli sviluppi all’interno dell’indagine dell’assassinio di Justin, il fratello di Wolfman. Dopo attente valutazioni e scoperte, il giovane Percy, fratello della ballerina Thara, ammette il delitto e lo racconta nei minimi dettaglia. La notizia di questa confessione spinge gli abitanti di Silver Bow, esasperati dall’assedio costante e dalla morte dei suoi cittadini, a consegnare i due giovani alla giustizia del loro aguzzino. Ma Tex e Carson non ci vedono chiaro e sono disposti a tutto per salvare la vita ai due ragazzi. Nel mezzo dei boschi innevati si consumerà il terribile scontro tra il cacciatore e i rangers, tra misteri da svelare e duelli col coltello. Solo uno sopravviverà.
Gli ultimi mesi ci hanno restituito un Pasquale Ruju decisamente ispirato, sempre più coinvolto della vita editoriale della creatua di Bonelli e Galep. Dopo il dittico estivo, ha lanciato questa storia in due parti piene di atmosfere decisamente gelide ottenendo, se non l’altro, l’obiettivo non facile di introdurre sulla scena un nemico capace di dare filo da torcere a Willer. Ci è piaciuto molto il suo Wolfman, un personaggio forte e brutale che speriamo magari di rivedere più avanti, in un altro letale scontro con Aquila della Notte. Certo, al suo carisma ha contribuito molto il lavoro di Alfonso Font, bravissimo nel design del villain e di tutti gli altri comprimari. Soprattutto, mostra il meglio della sua arte nel restituire le atmosfere fredde e selvagge delle foreste sotto costante nevicata. Il risultato è un numero appassionante che rompe un po’ il consueto schema delle avventure texiane, mostrandoci un avversario diverso e una situazione difficile, a cui speriamo vivamente che ci sia un seguito.
Voto: 7.50
Color Tex 12
Il colore del west
Si rinnova l’appuntamento novembrino con la semestrale uscita di Tex, rigorosamente in technicolor…Com’è noto, visto il suo prorompente successo, la testata che propone il ranger di papà Bonelli e Galep in una nuova veste colorata dal 2013 ha cambiato formula, sdoppiandosi in due episodi dalla diversa alchimia. Infatti, ora il numero sbarca in estate presenta una storia lunga di ben 160 pagine e quello autunnale è composto da tanti racconti di 32 pagine, ciascuno opera di artisti diversi e con la copertina illustrata da una superstar internazionale, onore che questo mese spetta a Maurizio Dotti. Ma non è stato l’unico. Se l’avete vista, al Lucca Comics c’era una succosa variant disegnata da Simone Bianchi!
Sparate sul pianista: Un misterioso assassino a pagamento amante della musica di mette sulle tracce di Tex e Carson…
Io ucciderò Tex Willer: Rick Short, figlio di Ray “Bullet” Short, è disposto a tutto pur di affrontare l’uomo che ha ucciso suo padre: il ranger Tex Willer!
Giustizia!: Folley, un rapinatore scapestrato, durante un colpo ha ucciso un certo John Conway, figlio di un potente proprietario terriero che ora vuole vendicarsi…
Abilene, Kansas: Tex, appena arruolato nel corso dei rangers, si unisce ad un gruppo di cowboy che sta trasportando una mandria per scovare un ricercato…
Dal tramonto all’alba : Tex raggiunge una cittadina apparentemente tranquilla per riposarsi, senza sapere che il suo arrivo scatenerà un autentico putiferio.
Il Color Tex di questa stagione è a dir poco nutrito di autori differenti e storie altrettanto variegate. Soprattutto questa volta, il team presenta alcune firme importantissime che non vedevamo da un po’ alla guida del ranger. Per esempio, Pasquale Frisenda, un disegnatore straordinariamente ricco e dettagliato che ha realizzato un texone da leggenda. Il ritorno di Mauro Boselli, che in linea con le sue precedenti uscite riprende le fila del giovane Tex riportandolo dalle parti della Nueces Valley. Ma la vera sorpresa è la ricomparsa di un grandissimo sceneggiatore che tanto ha dato al western all’italiana e non solo: Claudio Nizzi. Il leggendario scrittore, il più prolifico del Tex dopo Gianluigi Bonelli, torna qui con un racconto breve dove fa vedere tutto il suo repertorio. È decisamente sorprendente, visto che non si vedeva da queste parti da parecchio tempo. Che sia la prima avvisaglia di un ritorno in pianta stabile? Sarebbe sensazionale.
Voto: 7