Nella prima stagione della nuova serie tv Ragnarok prodotta da Netflix, la mitologia norrena viene usata come allegoria per gli squilibri del mondo contemporaneo
Le serie prodotte da Netflix hanno spesso deluso per originalità e messa in opera, ma se c’è un pregio che si può attribuire al canale streaming è quello di aver permesso a molti paesi diversi di far arrivare i loro prodotti al di fuori dei confini. È il caso anche di Ragnarok, serie tv norvegese scritta da Adam Price arrivata su Netflix il 31 gennaio con la prima stagione, composta da sei episodi.
Un tranquillo Ragnarok di quartiere
Ragnarok è una serie tv che basa le sue idee di fondo sulla mitologia norrena. Il Ragnarok, come ormai sappiamo tutti grazie ai film Marvel, è la battaglia finale tra gli dèi che si svolgerà alla fine dei tempi. Potrebbe sembrare un azzardo proporre al pubblico una serie che ha per protagonisti Odino, Thor, Loki, giganti e mostri della tradizione vichinga, dopo l’overdose MCU di questi stessi ingredienti, ma Ragnarok affronta l’argomento in maniera del tutto diversa.
Al contrario di quanto ci si potrebbe aspettare, in sostanza Ragnarok è un teen drama, una serie tv nel quale i protagonisti sono adolescenti che devono affrontare il loro ingresso nel mondo degli adulti, vita scolastica e problemi di cuore. Il target è senza dubbio il pubblico più giovane, ma non per questo la serie si dimostra superficiale o leggero. Il tono è per lo più drammatico, e fin dal primo episodio emergono le tematiche che verranno approfondite nel corso della stagione.
Il protagonista della vicenda è Magne, sedicenne che si trasferisce con la madre e il fratello Laurits a Edda, cittadina aggrappata alle pendici di un fiordo. Edda è in apparenza un piccolo paradiso, che dipende però in maniera esclusiva dalla fabbrica della Jutul Industries, su cui si basa tutta l’economia locale, dall’offerta di lavoro alle donazioni per i lavori pubblici. Già introverso di natura, Magne avverte in sé un cambiamento fin dal suo arrivo a Edda, e deve sforzarsi per comprendere la sua vera natura sopita.
Uomini, giganti e dèi in Ragnarok
Da nuovo arrivato in città, Magne si scontra con la diffidenza dei compagni di classe, ma riesce a instaurare un primo legame con Isolde, una giovane attivista che sta indagando per smascherare le attività illecite proprio degli Jutul, che potrebbero aver provocato l’avvelenamento delle acque e i cambiamenti climatici in tutta l’area. Magne si avvicinerà anche a Gry, un’altra ragazza insieme a cui deve svolgere una ricerca proprio sulla città di Edda. Mentre Laurits stringe amicizia con Fjor e Saxa Jutul, i due figli adolescenti della famiglia più importante della città, e tra le più ricche di tutta la Norvegia.
Come si vede, i personaggi principali di Ragnarok sono tutti persone normali: i compagni di scuola di Magne, sua madre e i professori, agenti di polizia e psicologi. Non c’è niente di anomalo a prima vista, ed è difficile immaginare che questo posto sia il teatro della battaglia tra antiche divinità. Eppure si nota da subito che la famiglia Jutul, proprietaria delle omonime industrie e anche di parte della montagna di Edda, ha accentrato su di sé un potere immenso, che le permette in pratica di controllare l’intera città senza bisogno di violenza o minacce.
In seguito agli eventi del primo episodio, Magne scopre gradualmente di avere dentro di sé poteri da supereroe come forza, velocità e invulnerabilità, e in breve tempo si accorge che da parte loro anche gli Jutul manifestano capacità simili alle sue. Ma nonostante questa sua evidente superiorità rispetto alle “persone normali”, Magne si comporta da eroe riluttante, e fatica ad accettare il suo ruolo nella battaglia che si prepara. Le istituzioni che controllano la sua vita, dalla famiglia alla scuola, riescono a tenerlo imbrigliato, e deve compiere uno forzo notevole per poter finalmente esprimere il suo potere quando ce n’è bisogno.
Il Ragnarok è già qui
Ragnarok però non è soltanto una serie tv di formazione, con il coming of age di Magne rappresentato dalla sua scoperta di poteri e responsabilità. Tra i temi portanti della storia c’è infatti proprio quello della battaglia tra protettori e distruttori del mondo, rappresentati da dèi e giganti. I giganti, in un’epoca remota, si sono nascosti tra gli uomini e da qui hanno continuato a operare i propri piani distruttivi. Sull’onda di questa narrazione si possono reinterpretare i ben noti sconvolgimenti ambientali e sociali che stanno emergendo negli ultimi anni, come l’ultimo atto di una guerra che non si è mai conclusa, in cui i nemici dell’umanità non si fanno scrupoli a mettere a rischio l’intero pianeta.
Dall’altro alto però Ragnarok non indulge nemmeno in un fin troppo facile attivismo da salotto, limitandosi a presentare i cattivi inquinatori contro gli eroici depuratori: la menzione esplicita di Greta Thunberg quale simbolo dell’ambientalismo social serve proprio a rendere chiaro che gli autori sono consapevoli della complessità dell’argomento trattato. Anche lo scontro generazionale boomer contro millennial, che emerge dal contrasto di Magne, Gry e Isolde con genitori e insegnanti, non viene presentato in modo consolatorio, come sarebbe facile per una serie tv come Ragnarok indirizzata proprio al pubblico dei giovani. Tanto la madre di Magne quanto i professori sono genuinamente preoccupati del benessere dei ragazzi, ed è impossibile definire le loro azioni come irragionevoli.
È probabilmente questa la ragione per cui le scene d’azione e lo scontro fisico tra gli avversarsi sono così rare in Ragnarok. Le armi non sono i muscoli e i martelli (anche se non mancano nemmeno quelli), ma piuttosto le ideologie e i paradigmi. A dover soccombere in questa guerra non è tanto una creatura semidivina o l’altra, ma il sistema socioeconomico che permette a un’intera città di essere in tutto e per tutto dipendente dalle scelte di un’azienda. Il campo di battaglia è il mondo intero, nel senso che ciò per cui i ragazzi stanno combattendo è la salvezza del pianeta da un impoverimento irreversibile.
Se anche la prima stagione non porta a compimento la storia, il finale promette di approfondire questi temi difficili ma attualissimi, oltre a risolvere qualche mistero e introdurre probabilmente nuovi personaggi. Di certo non si può affermare che Ragnarok sia una serie tv particolarmente originale e innovativa, ma ha il merito di saper individuare in modo chiaro il nucleo centrale della sua storia e farlo arrivare al pubblico.