La seconda stagione della serie norvegese Ragnarok prosegue le avventure del Thor adolescente contro i giganti che corrompono il pianeta
Nel 2020 Netflix aveva proposto nel suo catalogo Ragnarok, una serie norvegese che incrociava la storia di formazione e lo scontro generazionale con la mitologia norrena. In questi giorni è arrivata la seconda stagione di Ragnarok, che porta avanti la battaglia del giovane Magne in cui alberga lo spirito del dio Thor. Niente a che vedere con il più conosciuto Thor di casa Marvel o la sua trasposizione nel MCU, ma un approccio da teen drama con evidenti tinte ecologiste.
Ragnarok stagione due: dove eravamo rimasti
Nella prima stagione di Ragnarok avevamo conosciuto Magne, ragazzone sedicenne che si trasferisce nel paesino di Edda assieme alla madre e al fratello Laurits. Edda è la base delle operazioni delle Jutul Industries, una delle più ricche compagnie dell’industria pesante norvegese presieduta dall’antica e potente famiglia degli Jutul, che da sempre vive in un maniero a Edda. Già al suo arrivo Magne aveva notato alcuni strani segnali, soprattutto quando un’anziana sconosciuta gli si è avvicinata e gli ha mormorato strane parole.
Nel corso dei sei episodi avevamo visto Magne prendere lentamente consapevolezza della forza che stava crescendo dentro di lui, mentre gli Jutul iniziavano a sospettare che qualcosa si stesse muovendo per opporsi ai loro piani. Muovendosi nelle convenzioni del teen drama, la prima stagione si è preoccupata di mostrare la crescita interiore di Magne, i suoi problemi familiari e relazionali acuiti dal peso delle sue nuove responsabilità, piuttosto che mettere in scena battaglie epiche tra divinità norrene.
L’aspetto probabilmente più interessante della serie è il modo in cui la tematica della lotta tra giganti e dèi della mitologia veniva trasportato nello scenario attuale dello scontro tra generazioni e della necessità di correre ai ripari per salvare il pianeta dal collasso climatico e sociale. Gli Jutul sono giganti, ma sono soprattutto baroni capitalisti al vertice della piramide sociale, che occupano tutte le posizioni di potere e possono così decidere della vita dei mortali, da cui si distanziano su più livelli, letterali e allegorici. Nel season finale il giovane Magne, finalmente consapevole del suo ruolo, si batte contro Vidar, il capofamiglia degli Jutul, il gigante più forte e insidioso. La battaglia finiva alla pari, dopo che Magne aveva per la prima volta evocato il tuono in suo aiuto.
Stessi nemici, nuovi alleati
La seconda stagione di Ragnarok riparte esattamente dal punto in cui era finita la prima, con i due contendenti stesi a terra dopo la caduta del fulmine. Ripresa coscienza, Vidar promette a Magne che si batteranno di nuovo, ma stavolta saranno tutti gli Jutul ad affrontarlo usando le antiche armi che sono in grado di ferire e uccidere anche un dio. Magne deve quindi prepararsi per una nuova battaglia in cui non avrà più dalla sua parte la sorpresa e dovrà affrontare più nemici allo stesso tempo.
Nonostante abbia compreso i suoi poteri e la sua missione, Magne non si sente ancora Thor a tutti gli effetti. L’amore non corrisposto per la compagna Gry (che si è innamorata invece del rampollo Jutul), il difficile rapporto con il fratello, le difficoltà economiche in famiglia, riportano la sua attenzione ai problemi più terreni che gli impediscono di concentrarsi sulla battaglia con i giganti. Dall’altra parte gli Jutul riescono a riacquisire la credibilità che avevano perso a causa degli scandali ambientali, e non perdono il controllo nemmeno quando una commissione ambientale accerta la tossicità delle acque di Edda causata dagli scarti della loro industria.
Fortunatamente Magne scopre di non essere solo nella sua battaglia. Presto infatti altri giovani della sua età si scoprono dotati di strani poteri, e insieme a loro gli sarà possibile mettere in atto il piano di forgiare Mjolnir, il leggendario martello che lo renderà invincibile. Tra i ragazzi che risvegliano la loro identità divina sopita c’è naturalmente anche il fratello Laurits, che aveva già dimostrato notevoli doti di trickster ma adesso riprende a tutti gli effetti il ruolo di Loki, imprevedibile jolly che gioca su entrambi i lati dello scontro.
Questa non è Asgard
La seconda stagione di Ragnarok prosegue con l’idea di trasporre la guerra tra dèi e giganti, che rappresentano ordine e caos, nella dimensione della società contemporanea e in particolare nella delicata fase di transizione di un ragazzo verso l’età adulta. Così mentre da una parte i giganti sfoderano le armi per eliminare Thor, dall’altra la loro corporazione adotta la linea del greenwashing per mostrarsi un’azienda responsabile e sensibile alle esigenze della cittadinanza; mentre scopre le strane relazioni di Loki con gli altri personaggi mitologici, Laurits accetta la sua sessualità genderfluid; quando Magne compie accidentalmente un atto di estrema violenza, si rende conto che non può limitarsi a uccidere i suoi avversari.
In una scena dal sapore decisamente metatestuale, Magne si consulta con il suo professore in merito alla tesina che sta scrivendo sulla mitologia norrena, e parla di come nelle leggende dèi e giganti si uccidessero per il minimo affronto, per poi tornare a mangiare alla stessa tavola. Oggi però questo approccio non è più valido: non basta fare a botte per risolvere una disputa, i problemi vanno compresi e affrontati alla loro radice, alla ricerca di una soluzione che sia al tempo stesso giusta ed etica. È proprio con questo che Magne e i suoi alleati cercano di confrontarsi: non solo la necessità di agire contro i nemici, ma anche di assumersi la responsabilità delle scelte compiute in tal senso.
Probabilmente la stagione due di Ragnarok avrebbe potuto spingere più avanti la vicenda, poiché arrivati alla fine dei sei episodi ci si trova in una situazione di stallo simile a quella iniziale, con i giganti Jutul in procinto di sferrare il loro attacco finale, e Magne che ha acquisito le forze necessarie ad affrontarli. Inoltre alcuni conflitti tra i personaggi sembrano forzati, soprattutto quando l’angst adolescenziale sembra prevalere sulle circostanze straordinarie in cui i protagonisti si sono ritrovati. Inoltre la scomparsa un po’ brusca di alcuni personaggi di primo piano porta a pensare che alcune vicende produttive abbiano costretto gli autori a plasmare la storia in una direzione leggermente diversa, per riportarla al momento in cui i due schieramenti si affronteranno.
Forse dopo la fase preparatoria della prima stagione, ci si sarebbe potuto aspettare che la serie arrivasse al suo climax invece di indugiare ancora. Ma le pedine adesso sono in posizione e il messaggio portato avanti da Ragnarok nella seconda stagione è coerente con quello proposto fin dall’inizio: la lotta per salvare il mondo è una battaglia che riguarda tutti e che richiede da parte di ognuno di accettare le proprie responsabilità. È questo, in fondo, che significa diventare adulti. Sia come individui che come società.